“Voglia di gelato”…

Chi non ha mai gustato seduto ad un tavolino in compagnia dei propri genitori Il Paciugo alzi la mano?

Il gelato Paciugo nacque durante la guerra presso il celebre bar Excelsior di Portofino dove veniva realizzato un composto di panna e creme annaffiato di sciroppo di granatina, amarene sciroppate e granella di nocciola.

A dargli il nome fu il suo ideatore Lina Repetto che lo battezzò, in risposta alla domanda su come si chiamasse quel gelato:” U lè un paciugo”, un pasticcio.

Mai nome fu più azzeccato riportando alla mente, soprattutto dei meno giovani, le ingarbugliate vicende dei protagonisti della leggenda tramandata presso il santuario di Coronata.

“Coppa di Paciugo”.
“Il ”.

Un altro gelato  ormai patrimonio dell'assortimento nazionale è “Il Pinguino” la cui affascinante genesi venne raccontata da Gerolamo Boero titolare della Gelateria Giumin di Nervi. Questi ricordava come acquistò delle forme di acciaio da un ferramenta alle quali unì la panna montata intingendola nel cioccolato fuso. Il nuovo gelato venne chiamato Macallè in onore del nome di una vittoria, assai celebrata in quell'epoca, in Etiopia.

Nel dopoguerra l'originale stecco mutò nome in pinguino e venne assaggiato dal Cavalier Motta in persona che, pienamente soddisfatto, ne iniziò la produzione su larga scala.

E fu così che dal Pinguino genovese nacque il gelato che ancora oggi troviamo nei bar e nei banchi frigo dei supermercati, il Mottarello.

A proposito di gelati, impossibile non parlare poi, vista la recente riapertura della Cremeria di Buonafede, della pànera l'autoctona crema genovese a base di panna fresca, caffè arabico in polvere, tuorli d'uovo e zucchero. Genova ha una sorella dal nome, in due lingue diverse, identico che è Napoli (dall'etrusco Kainua Genova, dal greco Neapolis Napoli, entrambe significano “città nuova”) dove –  guarda caso – esiste una preparazione molto simile, chiamata “Coviglia”.

“Coppa di pànera”.

In molti, a cominciare da “Amedeo”, la premiata gelateria di dal 1927, ne rivendicano la paternità. Panna nera per contrazione Pànera.

Se l'inventore del moderno gelato fu nel 1686 il siciliano Francesco Procopio che lo esportò a Parigi, l'origine di quello genovese risale al 1770 quando il nostro conterraneo Giovanni Bosio, emigrato in America in cerca di fortuna, la trovò proprio aprendo a New York la prima gelateria italiana artigianale. Fu così che iniziò a proporre un'antica preparazione semifredda ligure diffusa fra le famiglie nobili della sua città natale ideata per soddisfare i capricci estivi dei propri pargoli che non gradivano il caffèlatte caldo, preferendo invece la casalinga versione di quella che sarebbe stata chiamata pànera.

Gli americani ne furono subito entusiasti (e ancor oggi sono i più grandi consumatori di gelati al mondo) e iniziarono a variarne la ricetta, secondo il loro gusto unendo latte intero e aggiungendo altri ingredienti come caramello e noci. perfezionando le prime gelatiere casalinghe, mastelli di legno con manovella che andavano a ghiaccio e sale e in seguito aprendo le prime “fabbriche di gelato”, dando vita così al gelato industriale.

“La Cremeria di Buona Fede in Via ”. Foto di Leti Gagge.
“Antica latteria igienica” di Amedeo in Piazza Nettuno a Boccadasse”.
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Gelataio anni 20′ In Vico Dritto di .

Il gelato insomma a Genova vanta una lunga tradizione che prosegue sia nel nome di prestigiose storiche gelaterie quali in ordine sparso: Carla a Sturla, Amedeo a Boccadasse, Tonitto e Ciarapica in Albaro, Guarino in Castelletto, , Viganotti e Cremeria di Buona Fede nei caruggi, sia nel solco di esperienze più recenti ma non meno gratificanti, quali Chicco e Gaggero a Nervi, Vittorio a Recco, Gelateria Priaruggia a Quarto, Cremeria delle Erbe e Cremeria Gran Sasso in centro, Don Paolo in circonvallazione, il Siculo alla Foce, Cucchi e Flora nel ponente cittadino… e mi scuso con tutte le altre altrettanto meritevoli realtà che nella mia ignoranza ho sicuramente dimenticato.

Annotò a proposito del gelato Marcel Proust in un brano della sua “À la recherche du temps perdu”: “Tutte le volte che ne mangio, templi, , obelischi, rocce, è come una geografia pittoresca che guardo prima, e di cui converto poi i monumenti di lampone o di vaniglia in freschezza nella mia gola”. Un pensiero che a Genova calza a pennello. Non v'è dubbio che l'affermato scrittore quando appuntava questi pensieri si riferiva a Parigi.

Ma se nella di rocce, chiese e palazzi ve ne sono in abbondanza di certo è priva di obelischi, una carenza questa ampiamente compensata dalla scenografica presenza del  mare.

3 pensieri riguardo ““Voglia di gelato”…”

  1. Adoro la panera e la più buona secondo me è quella di Bonfede come la panna che è divina.Gelaterie con buoni gelati ce ne sono tante e oltre a quelle da te citate ci aggiungerei la gelateria Profumo .

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