Vico del Santo Sepolcro.

Percorrendo via all'incrocio con Vico del Santo Sepolcro si incontra un'edicola di Madonna col Bambino affissa su un cinquecentesco dai bicromi conci bianco e neri.

Il caruggio conduce all'omonima piazzetta dove sorgeva un tempo appunto l'oratorio del Santo Sepolcro da cui il nome del luogo.

Al posto dell'edificio religioso un'orripilante costruzione del dopoguerra.

In Copertina: Vico del Santo Sepolcro. Foto dell'autore.

Portale in Vico della Casana n. 7

Il portale marmoreo del civ. n. 7 di vico della Casana si fa notare per le sue colonne con lesene scanalate.

Alla base delle stesse due rilievi raccontano le gesta di nella lotta con Anteo e con il leone Nemeo su uno sfondo di alberi e rocce.

La trabeazione impreziosita da marmi policromi presenta al centro il cartiglio:

Perge Ivsta/ Cogitans/ M. C.

Sul fastigio con riccioli due angeli reggono uno stemma abraso.

In Copertina: il portale di n. 7.

Vico delle Cavigliere

Vico delle Cavigliere fa parte di quel gruppo di costituenti il ghetto ebraico secentesco.

Il nome del caruggio rimanda alla lavorazione in loco delle “cavigge”, grossi chiodi di legno o ferro utilizzate per fissare le corbe nelle stive delle navi.

In fondo al caruggio si scorge l'edicola votiva collocata alla confluenza Vico Untoria e vico della Croce Bianca.

L'edicola votiva in Vico delle Cavigliere alla confluenza con Vico della e di Untoria. Foto di Grazia Musso.

Il pezzo forte del caruggio però è un sovrapporta in pietra nera del XV secolo al civ. n.21 che ritrae il Dio Padre che mostra il Bambino avvolto in una raggiera all'Imperatore raffigurato in ginocchio ed in adorazione. Alle sue spalle la che consiglia al Sovrano di rivolgersi il preghiera direttamente a Gesù. Fanno da sfondo i sette colli di Roma.

Il sovrapporta al civ. n. 21.

La rappresentazione trae origine dal racconto secondo cui la Sibilla Tiburtina nel tempio di Giunone Moneta avrebbe predetto all'Imperatore l'avvento del Cristo, l'unico vero re degno di adorazione. Secondo la tradizione nel cielo apparve una raggiera di fuoco con al centro la Vergine e il suo Bambino.

“Haec est ara primogeniti” proclamò una voce divina. Fu così che Ottaviano rifiutò di farsi chiamare Signore e abbracciò la vera fede. Nel luogo dove in Campidoglio avvennero i fatti i francescani eressero la basilica di Santa Maria in Aracoeli.

Da qui l'ipotesi che la lapide del caruggio sia stata lì collocata dai francescani del vicino convento sito in piazza dell'Annunziata.

Sulla lastra è inciso “Nemo felicior Augustus”.

In Copertina: Vico delle Cavigliere. Foto di Stefano Eloggi.

Salita di San Matteo

Da Piazza De Ferrari salita , passando per l'omonima splendida piazza roccaforte dei Doria, immette nel dedalo dei caruggi.

Percorrendo in discesa la salita, circa a metà sulla sinistra all'angolo con Vico delle Fiascaie, si nota una sfarzosa edicola votiva dedicata alla Madonna dell'Immacolata Concezione.

Al civ. n. 19 ecco invece il superbo portale marmoreo di Palazzo Doria Danovaro che rappresenta San Giorgio che uccide il drago.

Purtroppo il sovrapporta del XV secolo è stato rubato e sostituito con l'attuale fedele copia dell'originale.

In Copertina: Salita San Matteo. Foto di Stefano Eloggi.

San Giorgio in Salita San Matteo n. 19

Al civ. 19 della Salita ecco Danovaro con la copia dello splendido sovrapporta di S. Giorgio che uccide il Drago L'originale di fine XV secolo è stato rubato ad inizio del Novecento.

Il portale è realizzato ad imitazione del vicino, opera di Giovanni Gsgini, San Giorgio di palazzo Doria Quartara del civ. 14 .

Era privilegio esclusivo dei capitani che avevano difeso il vessillo di San Giorgio adornare l'ingresso della propria dimora con le effigie del patrono militare della Repubblica.

Dunque quando si notano in giro nei caruggi tali si è pur certi che lì in quella casa ha abitato un valoroso comandante della Signora del Mare.

In Copertina: che uccide il in Salita . Foto di Giovanni Caciagli.

Atrio di Palazzo Salvago

In via al civ. n. 12 si trova il Salvago poi Serra.

Il portale dell'edificio è caratterizzato da due statue di “serveghi”, ovvero uomini selvaggi, armate di bastoni che stanno a rappresentare il carattere “rustego”della famiglia Salvago.

Varcato il portone nell'atrio un tripudio di colonne doriche con al al centro un ninfeo con statua di Cerere e conchiglia sostituita all'originale che rappresentava invece un Cesare.

In Copertina: Atrio di Palazzo Salvago in n. 12. Foto di Stefano Eloggi.

Via del Campo

Via del Campo, per via dell'omonimo brano composto da De André, è uno dei caruggi più famosi di .

La zona del Campo fino al XII secolo comprendeva il territorio dal rio Fossatello al rio Carbonara (oggi Via delle Fontane)..

Nel XIII secolo venne eretta la chiesa di San Marcellino e l'intera area circostante venne così identificata come “Campus Marcellini”.

Da qui dunque l'origine del toponimo “del Campo” che veniva utilizzata, estendendosi fuori le , dal Vastato o Guastato (odierna piazza dell'Annunziata) fino al Fossatello, per esercitazioni militari.

Il campo era una zona di orti e vigneti che salivano stretti fra il mare e la collina di Pietraminuta.

Nel XII secolo l'area agricola abitata da casupole in legno venne inglobata nelle mura sorvegliata dalla possente Porta di Santa Fede o dei Vacca dal nome della famiglia che ne aveva la custodia.

Costoro nel XV secolo insieme ai Piccamiglio costruirono le prime dimore in pietra.

In oltre al negozio di articoli musicali di Gianni Tassio frequentato a suo tempo da , oggi museo dedicato al cantautore, innumerevoli sono le testimonianze storiche: palazzi come quello secentesco di Battista inserito da Rubens nel suo compendio sulle dimore genovesi; sovrapporta in pietra nera come al civ. 1a con il trigrammadi Cristo., o al 35r con l'Annunciazione; come quella al civ. n. 3 della Madonna Regina, o del 3r della Madonna col Bambino, una delle più antiche della città risalente addirittura al XIV secolo; torri come quella maestosa dei Piccamiglio; colonne infami e fontane riparatrici come quelle dei Vacchero, protagonisti di congiure contro la .

Via del Campo, c'è una graziosa
Gli occhi grandi color di foglia
Tutta notte sta sulla soglia
Vende a tutti la stessa rosa

Via del Campo, c'è una bambina
Con le labbra color rugiada
Gli occhi grigi come la strada
Nascon fiori dove cammina…

(Prime due strofe di Via del Campo 1967). Testo De André, musiche Iannacci, arrangiamenti Reverberi.

In Copertina: Via del Campo lato Porta dei Vacca. Foto di Stefano Eloggi.

Piazza Santa Maria degli Angeli

Quest'immagine è per me assai gratificante perché credo, in tanti anni che mi aggiro fra i caruggi, di non aver mai vista la piazza così vuota e soprattutto sgombra dalla spazzatura.

In passato infatti proprio sotto il tabernacolo vuoto dell'edicola erano posti cassonetti straboccanti di rumenta.

La piazza che deve il nome al dismesso oratorio di , noto anche come di San Siro, si trova nella zona della Maddalena, in fondo a vico dei Droghieri.

Nel 1810 l'edificio religioso venne tramutato in biblioteca delle Missioni Urbane i cui volumi superstiti, dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale, sono ora custoditi presso la biblioteca Franzoniana.

Protagonista della piazza è la quattrocentesca edicola della . Io l'ho ribattezzata l'edicola del degrado per via del suo imbarazzante stato di abbandono. Per fortuna la statua lignea originale è conservata presso la Galleria Nazionale di Palazzo Spinola in Pellicceria.

In passato, ancora qualche decennio fa, per Ferragosto i fedeli addobbavano la piazza e l'edicola con tappeti e stoffe preziose.

Un'altra edicola votiva del XVII-XVIII secolo, dedicata a San Rocco, si trova invece all'angolo con l'omonimo vico di Santa Maria degli Angeli.

In Copertina: . Foto di Giovanni Cogorno.

Vico Boccanegra

Vico fa parte di quella rete di colorati e vivaci che collegano via Garibaldi con la Maddalena.

Il nome del vicolo omaggia Simone Boccanegra, eletto nel 1339 primo di Genova, che qui ebbe I natali.

Proprio nel tratto iniziale della strada lato via Garibaldi davanti a palazzo Tursi sul lato a ponente di palazzo Rosso, si trova un'imponente e monumentale edicola del XVIII sec. che io, in onore del Boccanegra, ho arbitrariamente battezzato l'Edicola del Doge.

In Copertina: Vico Boccanegra. Foto di Giorgio Corallo.