Vico e Piazza del Pozzetto

Vico del Pozzetto è un angusto e dimenticato caruggio che collega Via Prè a Piazzetta dello Scalo.

Una volta superata quest’ultima si giunge ad uno slargo ricavato fra le case chiamato Piazzetta del Pozzetto.
A differenza del precedente omonimo vico qui l’ambiente, forse anche per la presenza di una residenza per studenti, è invece lindo e decoroso. Alle circostanti palazzine restaurate con vivaci colori è stata restituita anche un pò di quella vitalità che un secolo fa caratterizzava questo spazio occupato da un paio di frequentate osterie, una delle quali con alloggio.

Sull’origine dell’etimo non vi sono notizie certe anche se non è irrealistico pensare fosse legato alla presenza in zona di un piccolo pozzo.

In Copertina: Piazzetta del Pozzetto ripresa dal lato di Vico Macellari. Foto di Stefano Eloggi.

Vico delle Monachette

Tra Via Prè Via Balbi “nei quartieri dove il sole del buon Dio non da i suoi raggi..”, si trova Vico delle Monachette, il caruggio più stretto della Superba, appena settantanove centimetri di larghezza nel suo punto, lato Prè, più stretto.

In un’anonima abitazione di questo piccolo vicolo nel 1857 trovò rifugio, ricercato dalla polizia sabauda, Giuseppe Mazzini che si trovava in città per organizzare un’insurrezione.

In Copertina: Vico delle Monachette. Foto di Giovanni Cogorno.

“Genova… una delle più belle città del mondo”…

“Genova è senza dubbio una delle più belle città del mondo, il suo Centro Storico uno dei più affascinanti oltre che dei più integri, Prè uno dei suoi quartieri più significativi e memorabili, quello che i viaggiatori e i naviganti e i turisti attenti raccontano con più vivezza quando tornano a casa”.

Cit. Giancarlo De Carlo. Architetto e Accademico (1919-2005).

In Copertina: Via Prè. Foto di Andrea Robbiano.

Via di Prè

Fin dal ‘300 il borgo di Prè era un piccolo agglomerato agreste di case e chiesette sparse lungo l’asse viario in direzione ponente.

Prè a quel tempo era collegata con il Montegalletto (dove oggi si staglia il castello D’Albertis) e con il bastione di Pietraminuta (attuale Corso Dogali) da una serie di ripide creuze delimitate da modeste casupole in legno.

Nel 1606 con la realizzazione di Strada Grande del Guastato, ovvero via Balbi, la contrada viene stravolta: i campi espropriati, i sentieri cancellati, molte chiese demolite o traslocare.

Ma è nei primi decenni del 800 con la costruzione della ferrovia che taglia il porto fino allo scalo di Caricamento, il borgo assume più o meno la morfologia odierna. Ovvero una lunga e sottile striscia di caruggi e di case aggrappate le une alle altre, strette fra via Balbi a monte e la ferrovia a mare.

Via Prè perde, in concomitanza con l’apertura di via Carlo Alberto (oggi via Gramsci), la sua funzione di transito verso il ponente ma non la sua vocazione commerciale di strada dell’angiporto per antonomasia.

Curiose sono poi le teorie legate all’origine dell’etimo: secondo alcuni Prè significherebbe “Conträ di Prè” Contrada dei prati.

Per altri sarebbe invece da ricondurre al fatto che fosse la zona dove i capitani di galea si spartivano il bottino, la preda.

Da qui il significato di “Burgus de praedis”.

Altri ancora infine propendono per l’associazione “prae castra” davanti al campo per indicare tutta l’area adiacente il campo militare del Guastato (attuale Annunziata) dove si esercitavano i Balestrieri.

Via Prè. Foto di Bruno Evrinetti

Edicola in Via Prè 24

In Via Prè all’altezza del civ. n. 24 si fanno tristemente ammirare i resti di un’edicola di cui non è dato sapere a chi fosse dedicata.

Il piccolo tempio, scrostato e in più parti irrimediabilmente danneggiato, versa nel più completo abbandono e degrado.

L’anonima edicola è stata riempita con una moderna e dozzinale statuetta della Madonna.

Portale di San Giorgio In Via Prè…

Al civ. 68 di Via Prè si trova un quattrocentesco portale di San Giorgio che uccide il drago in pietra nera.

Si tratta di una rappresentazione molto particolare poiché il Santo è rivolto verso la destra di chi guarda quindi al contrario rispetto alla classica raffigurazione. Ai lati due armigeri con scudi a testa di cavallo e il rilievo di orgogliosi Grifoni rampanti. Dietro all’immancabile principessa in ginocchio il Castello sullo sfondo.
Più Genova di così si muore… Grifoni e San Giorgio… a ricordarci che in questo palazzo ha dimorato un capitano che con coraggio ha difeso il vessillo della Repubblica. Solo ad essi infatti era concesso adornare le proprie abitazioni con le effigie del Santo.

Storia di Paciugo e Paciuga…

e breve menzione del Santuario di Coronata.

Le notizie sulla chiesa di S. Michele Arcangelo e Santa Maria dell’Incoronata si perdono nella notte dei tempi allorquando, una misteriosa Madonna lignea comparve sulla spiaggia di Caput Arenae e, spostandosi continuamente, si lasciò cogliere solo sulla collina di Coronata.

Al suo interno, fra le tante opere d’arte, interessante come testimonianza dal punto di vista storico una tela ottocentesca raffigurante il Doge Tomaso di Campofregoso in pellegrinaggio al Santuario in segno di ringraziamento per una battaglia navale contro gli Aragonesi, avvenuta nel 1420."Santuario di S. MIchele e S. Maria Incoronata".

Nel 1887 padre Persoglio, rovistando negli archivi, ci trasmise in stretto genovese, una curiosa storiella accaduta, pare, in pieno Medioevo:

Paciuga, ogni sabato, dalla sua abitazione nel borgo di Prè si recava, dopo lungo scarpinare, al Santuario per pregare e chiedere il ritorno, sano e salvo, di Paciugo, il marito marinaio catturato dai Turchi.

I vicini, malelingue, pensarono subito ad una tresca e sparsero in giro tale menzogna.

Un bel giorno Paciugo, sfuggito ai Musulmani, riapparve in Darsena ma, prima che gli abbracci della moglie, lo accolsero le altrui calunnie.

Il marinaio, con il cuore gonfio d’odio, corse a casa e, per festeggiare il suo avventuroso rientro, invitò la sua bella ad una gita in barca. Giunto al largo, accusò la moglie e, nonostante le sue accorate smentite, la affogò.

Appurato, in seguito, che Paciuga era stata sincera, non sapeva darsi pace per l’orrendo assassinio.

Fu allora che la Madonna, colpita dal suo sincero pentimento, lo condusse al Santuario dove poté riabbracciare la sua fedele sposa.