Al di là della suggestiva atmosfera medievale che si respira nel caruggio Vico del Campanile delle Vigne si segnala per la presenza di numerosi archi a tutto sesto in pietra.
Impossibile, per via della tamponatura e della posizione al livello odierno della sede stradale (un tempo molto più bassa), non notarli.
Collocati sul muro perimetrale della chiesa delle Vigne sono undici: otto a sinistra e tre a destra del portone.
Secondo alcuni storici si tratterebbe di resti di tombe ad arcosolio del cimitero paleocristiano che occupava la contrada. Secondo altri esperti invece sarebbero molto più pragmaticamente dei magazzini di stoccaggio merci.
Quel che è certo comunque è che la struttura in conci a forma lunata è caratteristica del primo stile romanico genovese.
Percorrendo il vicolo ci si imbatte poi in uno strepitoso sarcofago del II sec. d.C. raffigurante la morte di Fedra.
Nel 1304 venne utilizzato per conservare le spoglie mortali di Anselmo d’Incisa, astronomo, alchimista e medico personale di Papa Bonifacio VIII e di Filippo il Bello, re di Francia.
Trattasi di una fedele copia poiché il prezioso originale è custodito presso il Museo diocesano.
In Copertina: Vico del Campanile delle Vigne. Foto di Leti Gagge.