di un saccheggio… di pirati saraceni… di marinai genovesi… e di un lieto fine.
chiese, edifici pubblici e dimore private furono violate, donne e bambini rapiti con l’intento di essere venduti come schiavi.
“I nostri guerrieri troppo lontani sulla pista del bisonte” cantava Faber in “Fiume Sand Creek”.
Ma, all’altezza della Sardegna, i Nostri incrociarono gli infedeli sulla via del ritorno e, dopo aver ingaggiato lunga e cruenta battaglia, ebbero la meglio, si ripresero il maltolto e liberarono i propri cari.
Questo racconto, confermato anche da fonti arabe (almeno nella sostanza), è giunto fino a noi così come ce lo ha tramandato Liutprando da Cremona.
Perché Genova non dovesse più subire simili offese si decise l’erezione delle più antiche mura cittadine di cui si abbia notizia.
Sul tracciato delle quali, opportunamente ampliate circa duecento anni più tardi, sorgeranno quelle ancor oggi visibili, dette del “Barbarossa”.
Probabilmente il sangue che sgorgava dalla fontana e’ leggenda,ma la battaglia navale e’ reale e dimostra una volta di più il valore dei guerrieri genovesi.