… storia dell’antica Porta del Molo e della vera Porta Siberia.
Per la costruzione della Porta del Molo o Ciberia l’architetto perugino Galeazzo Alessi si ispirò al progetto della porta di San Miniato di Firenze eseguito da Michelangelo.
“… Fu chiamato dai genovesi con suo molto onore a’ servigii di quella repubblica, per la quale la prima opera che facesse si fu racconciare e fortificare il porto et il molo, anzi quasi farlo un altro da quello che era prima. Conciò sia che allargandosi in mare per buono spazio”… annota il Vasari ( e il molo s’allungò di più di 600 passi) riportando il racconto di Filippo Alberti,” fece fare un bellissimo portone” (la porta del Molo in seguito chiamata Sibaria o Siberia, realizzata fra il 1553 e il 1555), che giace in mezzo circolo, molto a!dorno di colonne rustiche e di nicchie a quelle intorno. All’estremità di quel circolo si congiungono due baluardotti, che difendono detto portone. In sulla piazza poi, sopra il molo, alle spalle di detto portone, verso la città fece un portico grandissimo, il quale riceve il corpo della guardia, d’ordine dorico e, sopra esso, quanto è lo spazio che egli tiene, et insieme i due baluardi e porta, resta una piazza spedita per comodo dell’artiglieria, la quale a guisa di cavaliere sta sopra il molo e difende il porto dentro e fuora. Et oltre questo che è fatto, si dà ordine per suo disegno, e già dalla Signoria è stato approvato il modello dell’accrescimento della città, con molta lode di Galeazzo, che in queste et altre opere ha mostrato di essere ingegnosissimo”.
La porta è collegata con le Mura di Malapaga da un lato e con il Mandraccio dall’altro. Sul fronte mare si presenta a tenaglia con due bastioni laterali mentre il prospetto interno è costituito da un porticato classicheggiante a lesene doriche con fregi di armi e scudi della Repubblica.
A completare il sistema difensivo insieme a quella principale del Molo, altre due porte minori: della Marinetta o Giarretta e di S. Marco accanto all’omonima chiesa.
Legata alla costruzione della porta è la leggenda che narra di una delle versioni più note inerenti l’etimo della parola “massacan”: I manovali che stavano lavorando alla sommità dell’edificio videro in lontananza le navi turche pararsi minacciose all’orizzonte. Non solo furono i primi a lanciare l’allarme ma, al grido di “Ammassae, ammassae i chen”, si scagliarono coraggiosamente contro il nemico respingendo il saraceno invasore.
Sul fornice la lapide datata 1553 proclama:
“Aucta ex s.c. Mole Extructaq / Poreta Propvgnacolo Mvnita / Vrbem Cingebant Moenibvs / Qvacunque Allvitrur Mari/ ann. MDLIII” (Per decreto del Senato, dopo aver prolungato il molo , munita con difese, i cittadini cingevano con mura la città lungo tutta la parte è lambita dal mare). L’iscrizione è attribuita all’illustre storico ed umanista genovese Jacopo Bonfadio.
Secondo alcuni storici, l’origine del nome sarebbe legata alla nobile famiglia dei Cybo illustre casata genovese che dette alla città un Papa, Innocenzo VIII e diversi cardinali e che proprio nel ‘500 ebbe il suo periodo di maggior splendore.
Il nome “Cibaria”, storpiato poi nei secoli in “Siberia”, deriverebbe dal fatto che era il varco dal quale transitavano principalmente le merci di carattere alimentare destinate ai vicini magazzini dell’Abbondanza.
In realtà quella che si crede essere la Porta Siberia corrisponde alla Porta del Molo, così chiamata anche ai tempi dell’architetto perugino. Nelle antiche mappe infatti, il nome Siberia compare solo nel 1869 ed è il varco, come attestato da relativa lapide in Via del Molo, aperto a metà dell’800 nei pressi di Calata Marinetta. Ne resta traccia nella costruzione lato mare che l’ha inglobata tra il Ristorante le Tre Caravelle e il Baluardo.
Da diversi anni la struttura della Porta del Molo, oltre a fungere da degna cornice per il museo e la Fondazione Luzzati intitolati ad Emanuele, il grande artista e scenografo genovese, scomparso nel 2007, costituisce spettacolare accesso al Porto Antico. Varcata la quinta… Genova sale sul palcoscenico…
Bello
Ma da Zeneixi nu han crïou “ mamma lì Turchi” de seguo!!! Avian sbragiou : BELIN FIGGIŒ!!! ARRIAN I TURCHI!! O quarcosa du genere…
Ah ah grande Gianni!
Grazie, impariamo a conoscere meglio la terra dove affondano le nostre radici