The Sailors’ Rest

All’inizio di via Buozzi direzione ponente (un tempo via Milano), lasciato sulla sinistra il Palazzo del Principe, si trova l’elegante palazzina di tre piani denominata confidenzialnente dai genovesi “La casa del marinaio”.

In realtà la corretta traduzione del nome SAILORS’ REST” inciso nel fregio marmoreo delle facciate laterali è “Il riposo dei marinai”.
L’edificio fu costruito nel 1891 dall’architetto scozzese David Barclay Niven (1864-1942) su incarico della British Shipowners Association per la Genoa Harbour Mission ed era destinata all’assistenza religiosa, culturale e pratica agli equipaggi di religione protestante delle navi britanniche, nordiche e scandinave che numerose facevano scalo nel porto di Genova.

Via Milano, oggi Via Buozzi. Il primo edificio sulla sedia è il Sailors’ Rest.

La struttura fu inaugurata nel gennaio dell’anno successivo sotto la supervisione del Reverendo Donald Miller, della chiesa libera di Scozia, con lo scopo di offrire ai naviganti britannici un ritrovo che facesse ricordare la loro madre patria.

Il Reverendo era convinto infatti che i marinai di Sua Maestà frequentando questo angolo di Albione, lontani da bettole, luoghi di perdizione, donne di malaffare e potenziali disdicevoli risse, avrebbero evitato i pericoli delle tentazioni.

L’edificio del Sailor’s Rest lato via Lattanzi. Foto dell’autore.

Il Sailor’s Rest era infatti dotato di camere in cui riposare, sale ricreative dove praticare le attività in stile pub (carte, biliardo, freccette) e bere (con moderazione), e soprattutto, come ricordato sulla scritta del prospetto principale, “SAILOR CHAPEL AND READING ROOM“, una cappella e una sala di lettura.

Oggi la palazzina, recentemente restaurata, è occupata da una farmacia, da una sezione di un sindacato e uno studio medico.

There once was a ship that put to sea
The name of the ship was the Billy of Tea
The winds blew up, her bow dipped down
O blow, my bully boys, blow (huh)

She had not been two weeks from shore
When down on her a right whale bore
The captain called all hands and swore
He’d take that whale in tow (huh)

Soon may the Wellerman come
To bring us sugar and tea and rum (hey)
One day, when the tonguin’ is done
We’ll take our leave and go

Take our leave and go

Before the boat had hit the water
The whale’s tail came up and caught her
All hands to the side harpooned and fought her
When she dived down below (huh)

She had not been two weeks from shore
When down on her a right whale bore
The captain called all hands and swore
He’d take that whale in tow (huh)

Soon may the Wellerman come
To bring us sugar and tea and rum (hey)
One day, when the tonguin’ is done
We’ll take our leave and go

Take our leave and go

C’era una volta una nave che salpò
Il nome della nave era Billy of Tea
I venti si alzarono, la sua prua si abbassò
“Sta soffiando, ragazzacci miei, sta soffiando” (eh)

Lontana due settimane dalla costa
Le si avvicinò una balena nera
Il capitano chiamò tutto l’equipaggio a lavoro giurando che
Avrebbe preso quella balena (eh)

“Presto arriverà il Wellerman (nave che riforniva di provviste)
Per portarci zucchero, tè e rum (ehi)
Un giorno, quando smetteremo di tagliare strisce di grasso (di balena)
Ci congederemo e torneremo

Prima che la barca toccasse l’acqua
La coda della balena si alzò e la presero
Tutto l’equipaggio l’arpionò, lottando contro di lei
Fino a quando lei si reimmerse (eh)

Lontana due settimane dalla costa
Le si avvicinò una balena nera
Il capitano chiamò tutto l’equipaggio a lavoro giurando che
Avrebbe preso quella balena (eh)

Presto arriverà il Wellerman
Per portarci zucchero, tè e rum (ehi)
Un giorno, quando smetteremo di tagliare strisce di grasso di balena
Ci congederemo e torneremo

Ci congederemo e torneremo e torneremo.

Testo e traduzione del riadattamento del sea shanty canto popolare di mare inglese di metà ‘800 “Soon May the wallerman” che racconta della caccia alle balene in Nuova Zelanda

In Copertina: il Sailor’s Rest. Foto dell’autore.

4 pensieri riguardo “The Sailors’ Rest”

  1. Buongiorno.
    Sono arrivata fin qui perchè posseggo – non so più bene come, probabilmente comprato da una bancarella di libri usati – un volume stampato dalla Claudiana di Firenze nel 1887, “Il Nuovo Testamento e i Salmi”, che riporta, sulla prima pagina, un timbro ormai molto sbiadito, che dice:
    GENOA HARBOUR MISSION
    SAILOR’S REST
    15, Via Milano – GENOVA
    Non potevo trovare una migliore spiegazione per quello strano timbro. Doveva essere uno dei libri sacri a disposizione dei marinai che sostavano là per riposarsi. L’unica cosa bizzarra è che il volume sia in italiano: si vede che almeno una parte degli ospiti era italiana, oppure che la struttura svolgeva anche opera di evangelizzazione presso i locali…
    Grazie per il post e Buona Pasqua! ^_^
    Cristina

  2. Anche a Palermo è esistito un Sailor’s Rest. Di questo edificio, purtroppo, non è rimasta traccia perché distrutto a seguito dei pesantissimi bombardamenti patiti dalla città e dal suo porto durante la Seconda Guerra Mondiale. Sorgeva all’incrocio della via Domenico Scinà con la via Borgo (oggi via Francesco Crispi). Responsabile di questa struttura (fino alla sua morte avvenuta nel 1912) fu George Edward Samuel Blake, un diplomatico britannico nativo di Portsmouth, che fu – nel 1893 – tra i soci fondatori del Genoa. Qualche anno più tardi (tra il 1898 e il 1900), contribuì a fondare anche l’Anglo Panhormitan Athletic and Foot-Ball Club di cui fu l’allenatore e il primo capitano. Molto religioso, fu un componente molto apprezzato (fu lettore di testi sacri) della Chiesa anglicana della “Holy Cross” tuttora esistente all’incrocio della via Roma con la via Mariano Stabile.
    Se qualcuno possedesse fotografie dell’edificio non più esistente, lo pregherei di contattarmi o di postare quanto da lui posseduto. Grazie per lo spazio dedicatomi.

  3. Buongiorno, questo per me è un luogo mitico perche i miei genitori si sono consciuti li. Mio padre, marianaio inglese, e mia mamma genovese. Lei frequentava il sailor’s rest perche era stata un anno in UK e voleva continuare a praticare l’inglese. Li ha conosciuto suo futuro marito.
    Mi diceva che si ballava e che si beveva solo ‘tea’ .. niente alcool !!

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