Il 9 aprile 1970 è una data scolpita nella memoria dei genovesi un pò attempati come me. A dire il vero io nacqui l’anno seguente ma quello che accadde lo rivissi nei racconti dei miei genitori che osservarono consumarsi la tragedia dalle finestre di casa in Corso Saffi.
Quel giorno infatti all’imboccatura del porto di Genova naufragò il mercantile britannico London Valour. A circa 300 metri dalla diga Duca di Galliera, causa una devastante mareggiata, la nave perse l’ancoraggio e si schiantò sulla scogliera. Venti membri dell’equipaggio, prevalentemente marinai asiatici, persero la vita.
I venti che soffiavano a 100 km all’ora avevano prodotto una libecciata con onde alte oltre quattro metri che avevano reso proibitivi i soccorsi di ormeggiatori, rimorchiatori, Nucleo Sommozzatori Carabinieri, Capitaneria di porto e Vigili del Fuoco. Tutti si erano comunque prontamente mobilitati.
In particolare l’intervento di soccorso compiuto dalla motovedetta CP 233 della Capitaneria di Genova, l’unica a raggiungere lo scafo, fu una delle operazioni di soccorso più difficili mai condotte dalle Capitanerie di Porto. Il tenente di vascello Giuseppe Telmon ed i suoi sette uomini furono poi insigniti, per il loro gesto eroico con la Medaglia al valore di Marina, d’oro per il comandante, d’argento per l’equipaggio. Questi uomini misero infatti in grave pericolo la propria vita, riuscendo a portare in salvo ben 26 persone. Altre benemerenze vennero rilasciate al Corpo Piloti del Porto e ai Vigili Sommozzatori.
Ma il ricordo più sentito e commosso dei genovesi va senza dubbio al maggiore dei Vigili del Fuoco Rinaldo Enrico che, contro il parere di tutti viste le avverse condizioni, con il suo elicottero il “Libellula” si alzò in volo per gettare in mare, nel frattempo resosi catramoso dalle perdite dello scafo, più salvagenti possibili.
Per questo coraggioso comportamento nel luglio del 1975 gli fu conferita postuma la medaglia d’oro al valor civile ma la cittadinanza, già un paio d’anni prima, aveva voluto ricordare il suo eroe, nel frattempo morto durante un’esercitazione, apponendo una targa di ringraziamento in lingua genovese nel borgo marinaro di Vernazzola.
Una simile tragedia non potè non tradursi in una struggente canzone “Parlando della London Valour” di De Andrè, il cui intimo amico il poeta e marinaio Riccardo Mannerini era a sua volta amico personale del maggiore Enrico.
Presso i Magazzini del Cotone nel Porto Antico un’altra lapide ricorda la terribile catastrofe riportando proprio i versi di Faber.
I marinai foglie di coca
Digeriscono in coperta
Il capitano ha un amore al collo
Venuto apposta dall’Inghilterra
Il pasticcere di via Roma
Sta scendendo le scale
Ogni dozzina di gradini
Trova una mano da pestare
Ha una frusta giocattolo
Sotto l’abito da tè E la radio di bordo
È una sfera di cristallo
Dice che il vento si farà lupo
Il mare si farà sciacallo
Il paralitico tiene in tasca
Un uccellino blu cobalto
Ride con gli occhi al circo Togni
Quando l’acrobata sbaglia il salto E le ancore hanno perduto
La scommessa e gli artigli
I marinai uova di gabbiano
Piovono sugli scogli
Il poeta metodista
Ha spine di rosa nelle zampe
Per far pace con gli applausi
Per sentirsi più distante
La sua stella si è oscurata
Da quando ha vinto la gara
Di sollevamento pesi E con uno schiocco di lingua
Parte il cavo dalla riva
Ruba l’amore del capitano
Attorcigliandole la vita
Il macellaio mani di seta
Si è dato un nome da battaglia
Tiene fasciate dentro il frigo
Nove mascelle antiguerriglia
Ha un grembiule antiproiettile
Tra il giornale e il gilè E il pasticciere e il poeta
E il paralitico e la sua coperta
Si ritrovarono sul molo
Con sorrisi da cruciverba
A sorseggiarsi il capitano
Che si sparava negli occhi
E il pomeriggio a dimenticarlo
Con le sue pipe e i suoi scacchi
E si fiutarono compatti
Nei sottintesi e nelle azioni
Contro ogni sorta di naufragi
E di altre rivoluzioni
E il macellaio mani di seta
Distribuì le munizioni
Fonte: LyricFind Compositori: Massimo Bubola / Fabrizio De Andrè Testo di Parlando del naufragio della London Valour © Universal Music Publishing Group.
In Piazza Marsala all’interno della chiesa anglicana dello Spirito Santo è custodita la campana, a perenne memoria di quella nefasta tragedia, della London Valour.
«E allora, non chiedere mai per chi suoni la campana. Essa suona per te.» Cit da “Per chi suona la campana ” romanzo di Ernest Hemingway del 1940.
In copertina: la campana della London Valour. Foto di Leti Gagge.
Mio padre, Guido Fiore, fotoreporter dell’ANSA di Genova, fu colui che portò al giornale e al mondo le foto del naufragio andandole a scattare proprio sulla diga foranea.
Quello fu un momento storico poichè fino ad allora non si era mai data la paternità alle foto scattate: in quel caso le foto erano tutte sue ma da quel momento si iniziarono a citare gli autori degli scatti.
Grazie Stefania del prezioso aneddoto.
Il comandante Enrico era un nome sentito e risentito da bambina. Era un grande amico di mio zio caduto in mare con lui in elicottero quel maledetto giorno di maggio del 1973.