Gli approdi della nostra regione sono costellati di spontanee edicole, sorte a ringraziamento per il ritorno dei naviganti.
Speranza, sussistenza, pescato, ignoto, viaggio, tempesta, guerra, bottino, paura… di non farcela… per questo, i marinai liguri lo sanno bene, prima e dopo aver affrontato il mare è sempre bene affidarsi alla Madonna.
Di tutte la più cara ai genovesi è “A Madonnin-a dei pescoei” di Sturla per la costruzione della quale hanno contribuito tutti i marinai del borgo: “O Maria i pescatori di Sturla ti hanno portato tutti una pietra ora ti diranno sempre un’Ave Maria”. Intorno, incastonate fra le conchiglie, altre lapidi riportano alcuni versi della Stella Maris, l’Ave Maria in genovese di Piero Bozzo.
“Ave Maria da questo altare guarda sempre chi è per mare” e ancora “Ave Maria, Campana che suoni in mezzo al verde con una voce secolare tanto cara; in questa pace l’anima si perde e i tuoi rintocchi invitano a pregare”.
Un’altra targa rammenta invece i versi della canzone di Costanzo Carbone intitolata appunto ” la Madonnin-a dei pescoei patrimonio delle esecuzioni dialettali dei Trallalero.
“Lazzu un lumin lontan, ne o mà de Sturla” (Laggiù un lumino lontano, nel mare di Sturla)
“O brilla, o scomparisce, o s’allontann-a”. (Brilla, poi si spegne, s’allontana)
E’ bella questa fede dei pescatori e dei marinai nella Madonna e deve essere molto bella questa edicola decorata con le conchiglie e con pietre di mare.
Bellissimo. Non sapevo assolutamente nulla delle Madonne di conchiglie. Maria, regina di Genova, i genovesi ti dimostrano la loro devozione in mille modi.
Il termine Madonna “delle conchiglie” non ha alcun fondamento storico, è una mia definizione “poetica”.