storia di un amore a prima vista e di “Racconti” genovesi…
Charles arrivò a Genova con famiglia e servitù via mare nel luglio del 1844 e qui rimase per quasi un anno.
Le sue prime parole osservando la città dal mare furono di stupore “Oh my God!”
Il primo alloggio fu Villa Bagnarello, nota come “la prigione rosa” posta “in una delle località più splendide che si possano immaginare.
Lo stupendo golfo di Genova e del Mediterraneo turchino cupo si stendono vicinissimi…”.
Dopo tre mesi, trasferitosi nella centrale Villa delle Peschiere così annotava l’evento:
“Non c’è in Italia, dicono, e io confermo, un’abitazione più piacevole del Palazzo delle Peschiere… tutta Genova giace laggiù in bella confusione con le numerose chiese, monasteri, conventi che sembrano additare il cielo, glorioso di sole, con gli svelti campanili…
E potrò mai dimenticare le vie dei Palazzi, la Strada Nuova e la Strada Balbi!
O l’aspetto dell’una quando la vidi per la prima volta, sotto il più fulgido e il più intensamente turchino dei cieli estivi, che le sue due file raccostate di dimore immense, riducevano ad una striscia preziosissima di luce, restringendosi gradatamente, e contrastante con l’ombra grave di sotto…
Bottegucce d’ogni specie, come vermi parassiti di una grande carcassa, si stringono addosso al Palazzo del Governo, all’antico Palazzo del Senato e ad ogni altro grande edifizio…
In alcune delle vie più strette le botteghe sono tutte di negozianti dello stesso genere: c’è una Via di Orefici e un Borgo di Librai, ma anche là dove nessuno è mai potuto penetrare in carrozza, ci sono antichi palazzi imponenti, celati da mura tetre e quasi nascosti ai raggi del sole.”
A Genova Dickens completò “La vita di Martin Chuzzlewit”, scrisse i celebri Racconti di Natale e iniziò “Picture from Italy”.
Il racconto “The Chimes” sugli spiritelli delle campane è ispirato dal suono disarmonico e snervante dei campananili genovesi.
Terminato il soggiorno lo scrittore inglese partì a malincuore e promise che sarebbe, prima o poi, ritornato.
Dickens mantenne la parola e tornò altre volte, l’ultima delle quali, nel 1853, ospite a Palazzo Rosso, dove rimase per quasi un altro anno.
Innamorato perso della Superba così annotava:”… e io cominciavo di già a pensare che quando fosse giunto il momento di lì, ad un anno, di chiudere il lungo periodo di vacanze e ritornare in Inghilterra, mi sarei staccato da Genova tutt’altro che allegramente.
Sembra che vi sia sempre qualcosa da scoprirvi.”
Le sue prime parole osservando la città dal mare furono di stupore “Oh my God!”
Il primo alloggio fu Villa Bagnarello, nota come “la prigione rosa” posta “in una delle località più splendide che si possano immaginare.
Lo stupendo golfo di Genova e del Mediterraneo turchino cupo si stendono vicinissimi…”.
Dopo tre mesi, trasferitosi nella centrale Villa delle Peschiere così annotava l’evento:
“Non c’è in Italia, dicono, e io confermo, un’abitazione più piacevole del Palazzo delle Peschiere… tutta Genova giace laggiù in bella confusione con le numerose chiese, monasteri, conventi che sembrano additare il cielo, glorioso di sole, con gli svelti campanili…
E potrò mai dimenticare le vie dei Palazzi, la Strada Nuova e la Strada Balbi!
O l’aspetto dell’una quando la vidi per la prima volta, sotto il più fulgido e il più intensamente turchino dei cieli estivi, che le sue due file raccostate di dimore immense, riducevano ad una striscia preziosissima di luce, restringendosi gradatamente, e contrastante con l’ombra grave di sotto…
Bottegucce d’ogni specie, come vermi parassiti di una grande carcassa, si stringono addosso al Palazzo del Governo, all’antico Palazzo del Senato e ad ogni altro grande edifizio…
In alcune delle vie più strette le botteghe sono tutte di negozianti dello stesso genere: c’è una Via di Orefici e un Borgo di Librai, ma anche là dove nessuno è mai potuto penetrare in carrozza, ci sono antichi palazzi imponenti, celati da mura tetre e quasi nascosti ai raggi del sole.”
A Genova Dickens completò “La vita di Martin Chuzzlewit”, scrisse i celebri Racconti di Natale e iniziò “Picture from Italy”.
Il racconto “The Chimes” sugli spiritelli delle campane è ispirato dal suono disarmonico e snervante dei campananili genovesi.
Terminato il soggiorno lo scrittore inglese partì a malincuore e promise che sarebbe, prima o poi, ritornato.
Dickens mantenne la parola e tornò altre volte, l’ultima delle quali, nel 1853, ospite a Palazzo Rosso, dove rimase per quasi un altro anno.
Innamorato perso della Superba così annotava:”… e io cominciavo di già a pensare che quando fosse giunto il momento di lì, ad un anno, di chiudere il lungo periodo di vacanze e ritornare in Inghilterra, mi sarei staccato da Genova tutt’altro che allegramente.
Sembra che vi sia sempre qualcosa da scoprirvi.”
E’ un magnifico elogio e una bellissima descrizione di Genova fatta da un grande scrittore che ha saputo trovare le parole adatte.