Qui incontrò l’imperatore Arrigo VII nel quale riponeva le speranze di veder realizzato il suo sogno politico delle due autorità, quella pontificia e imperiale, destinate a sovrintendere le “humanae cose” per il bene comune.
A differenza di quanto accaduto in altre città, Dante a Genova però non si sentì né apprezzato né ben voluto, anzi rivide nelle locali fazioni dei Rampini e Mascherati le stesse scellerate litigiosità dei Guelfi e Ghibellini fiorentini.
Nell’Inferno fra i traditori pose, infatti, Branca Doria ancor vivo, reo di aver fatto a pezzi il suocero Michele Zanchè per impadronirsi dei suoi possedimenti sardi.
Come racconta il Foglietta nei suoi resoconti il Poeta, giunto nella Dominante, “fu solennemente bastonato sulla pubblica via dagli amici e dai servi di Brancaleone.
Da questa offesa, non potendo il Sommo, vendicarsi con le mani, si vendicò con le parole e la penna”.
Da qui la celebre invettiva scolpita nel Canto XXIII dell’Inferno, versi 151-153:
“Ahi Genovesi, uomini diversi
d’ogne costume e pien d’ogni magagna,
perché non siete voi del mondo spersi?”.
Il “Ghibellin fuggiasco” prende inoltre a modello, dopo averla attraversata entrandovi da Lerici, l’aspra nostra terra, per descrivere la montagna del Purgatorio:
“Tra Lerice e Turbia la più diserta,
la più rotta ruina è una scala,
verso di quella, agevole ed aperta”.
(Canto III del Purgatorio, verso 49-51).
Proseguendo verso Genova Dante s’imbatte infine nella splendida foce del fiume Entella così descritta:
“Intra Siestri e Chiaveri s’adima
una fiumana bella….”
(Canto XIX del Purgatorio, versi 100-101).
Certamente Dante non aveva un buon carattere anche se non possiamo dargli torto quando inveisce contro i genovesi.Comunque ha apprezzato le bellezze della Liguria e poi poteva mandare all’inferno chi non gli piaceva.
Il commento sui genovesi da parte di Dante io lo so così.
Era sulle coline di Genova mentre se ne stava andando si voltò quardo’ la città e disse:
Hai genovesi privi d’ogni costume e pieni d’ogni magagna , mare senza pesci, boschi senza legna , uomini senza onore e donne senza pudore , città che butti notte avanti sera gente da basco da baston o da galera neppure la polvere di questa città mi voglio portare. E con il fazzoletto si tolse la polvere dalle scarpe.
Dante è stato veramente duro con i. Genovesi
Odio puro ma i Genovesi l’avevano bastonato ben bene, il fiorentino. .
No lui ha bastonato loro per bene! Il tempo passa ma le Sue parole restano!
Sublime comunque è andato giù duro anche con noi Romagnuoli sanza pace e guerra e poi noi riminesi gli stavamo un po’sulle palle
Purtroppo, quanto a simpatia e gentilezza, anche adesso genovesi e liguri in genere non godono di buona fama… Ricordo la città con amore, è davvero magnifica, ma i suoi abitanti…! Refiosi!!!!
Dipende da che esperienza hai avuto , non è mai bello generalizzare. Io sono genovese, magari siamo piu’ chiusi e poco espansivi, siamo gente di mare. Ma abbiamo un cuore grande cosi.
Come mai dici refiosi se ,immagino non sei genovese?i genovesi bisogna capirli e non è facile .Sono un mondo a parte il Italia e nel mondo…certo bastonare Dante non è stato bello
Ciao
Purtroppo devo essere d’accordo con te. Da sempre siamo un mondo a parte. Peccato..
Riguardo ai Genovesi Refiosi bisogna vedere anche come ti presenti, perché se sei arrogante e con il nasino all’insù a Genova trovi pane per i tuoi denti.
Conosco molto bene Genova per averla freguentata quasi un ventennio.
Non è semplicemente una città di mare, è un burrone di montagna a picco sul mare. E’ la città della macaja, del mugugno.
Qualunque opinione, positiva o negativa che sia, sarà sempre parziale. Genova e i genovesi non sono inquadrabili in nessuno schema conosciuto.
Come genovese, le dico: grazie. Non ho mai letto una descrizione così azzeccata della mia terra.
Io sono rivierasca, ma vivo a Genova fin da piccola. Credo che tu abbia davvero ragione, in quello che dici su Genova. Comunque io la amo molto: è una città civile. Per questo è il teatro, insieme a Sestri Lev, di tutte le mie storie.
Grazie Professoressa del suo apprezzamento.
Mah per me ha generalizzato anche perché mi risulta che a Genova sia stato malmenato, probabilmente se l’è legata al dito
Sicuramente essendo molto colto era anche un pochino arrogante e a noi genovesi in casa nostra queste persone non piacciono!
Solo perché abbiamo sconfitto Pisa e murato il suo porto…
Non siamo aperti, ma siamo VERI, e una volta che entri nel nostro cuore non ne esci più…
#zena
Genovesi, selvatici, scontrosi e mugugnoni, gente di mare che conosce le tempeste e le domina badando al sodo. Gente dei monti, non hanno pianure, che conoscono la dura fatica di strappare risorse dalle “terrazze”, a testa alta chinano la schiena e fanno fiorire una terra avari di agi. Sotto la scorza indurita dal sole e dal sale è gente capace di slanci di generosità ma che non gradisce si sappia. Riservati e schivi, appunto!
Sto a Genova da un po’ …sto gran cuore dei genovesi dietro la riservatezza non lo vedo. Mi sembrate “carogne” e basta. Incattiviti forse. E anche antipatici. Peccato, avevo mitizzato una città che andando avanti mi sta deludendo sempre di più. Peccato perché esteticamente è bellissima. Forse è meglio da turista. Credo che andrò via. (Ovviamente ora mi direte “vai via, non ti vogliamo” per difesa. Però ho visto questo, non lo dico per insultarvi. Gente per lo più chiusa, cinica e incazzata ma in maniera un po’ sottopelle, perché all’inizio siete gentili o almeno cordiali… Scontrosi siamo noi sardi, altroché. Dite di essere “veri” almeno …ma se questa è verità, è una verità amara. Non ridete mai, non siete simpatici, al massimo usate il sarcasmo. Le donne sono anche più aggressive degli uomini. Gli uomini sono più passivi che aggressivi. Poi due o tre persone carine le ho trovate… Ma saranno la famosa eccezione che conferma la regola. Sarà il mare, le tempeste,le fatiche, sarà quello che vuoi ma siete “canaglie” E anche mezzi morti. Vi manca lo spirito e non vi piace la vita I palazzi, sì, quelli sono belli. Odiate i foresti, che però la maggior parte delle volte sono meglio di voi. Credo che me ne andrò via presto. Mi avete insegnato una cosa… A non fidarmi dei colpi di fulmine, neanche di quelli per un città. Per questo, grazie
Ciao Davide, mi spiace che la tua esperienza genovese sia così negativa. Su alcuni aspetti posso anche in parte comprendere il tuo disilluso punto di vista.
Ho lasciato il tuo commento pari pari togliendo solo gli insulti che nulla avrebbero aggiunto al tuo pensiero ma anzi avrebbero potuto solo che generare inutili e pesanti polemiche.
Penso che “carogne” o “canaglie” termini già utilizzati da re Vittorio Emanuele II al tempo del Sacco di Genova del 1849 siano sufficientemente e abbondantemente sprezzanti.
Davide ti dirò la verità, da quel che dici tu hai incominciato ad avere un contatto con i genovesi.
Non so che tipo di genovesi frequenti e in quali ambienti, ma sembra tu stia imparando a conoscerci.
Ti posso dire che siamo estremamente complessi, come neanche puoi immaginare.
Quella Genova di cui parli non è altro che una scorza.
Immagina il genovese come uno scrigno, nascosto sotto terra o in mezzo al mare.
Tutta la fatica che hai fatto per conoscerci non è stato altro che scavare la morbida terra “quella cordialità di cui parli”.
Il gran cuore dei genovesi semplicemente è custodito dentro lo scrigno, pensi di essere arrivato mentre stai solo picchiando con la pala qualcosa che così non si aprirà mai!!!
Ti sei immerso in questa realtà ma per aprire questo scrigno hai bisogno delle chiavi o delle combinazioni per trovare questo tesoro, non te lo daranno mai facilmente perché hanno un enorme paura di perdere “tutto” e “sempre”.
I genovesi sono molto sensibili e se hai trovato gli uomini passivi sappi che non ti hanno dato realmente fiducia.
Quello è una sorta di meccanismo di difesa per non darti troppo o perché aspettano che tu attivi in loro qualcosa.
È strano ma capisci di essere entrato in sintonia con un genovese quando diventa un po’ più aggressivo, ti sfida e vuole fare mille cose con te. Ti mette la prova e ti studia tutto il tempo rendendolo palese. Le ragazze genovesi sono l’opposto, se le conquisti scopriranno le loro debolezze abbasseranno quel tono così sfacciato, ambizioso e aggressivo. Se ti sentono vicino darebbero letteralmente la vita per te, sempre pronti a offrirti sangue e sudore.
Per questo siamo veri. Siamo gente che saldiamo i debiti, siamo avventurieri diffidenti che lottano per sopravvivere, studiamo tutto e siamo meticolosi, abbiamo dentro di noi la spensieratezza e la disciplina della vita di mare.
Non amiamo i pettegolezzi e quando ci sono ci mettiamo poco a scontrarci per mettere le cose in chiaro, siamo diretti e parliamo faccia a faccia. Il genovese che entra in sintonia incomincia a farti vedere tutto il bello di cui vive e che conosce, le sue nostalgie e i suoi sogni. Letteralmente più che fare discorsi ti porteranno in giro e se ci tengono diventerai quasi un ossessione perché se non amano condividere il denaro figurati una persona cara.
Il fatto che tu stia bene sarà per loro una vera e propria ossessione anche se fingeranno che non sia così.
Una cosa simpatica che puoi notare e se incominciano a chiamarti perché vedono modi per farti risparmiare, questo sappi che è uno strano gesto di affetto.
Devi capire che questo espone molto la persona e chi si espone diventa vulnerabile. I genovesi odiano essere vulnerabili, soprattutto con le persone sbagliate. Se vengono tradite subiscono uno shock che non è descrivibile, non c’è dramma più grande per un genovese di sentirsi farsi fesso, illuso o derubato, in fondo vivono difendendosi. Guarda che tu non abbia fatto o abbia avuto un comportamento simile, in tal caso sono gente di mare ed è meglio starci lontano, per secoli con questo carattere terrorizzavano persino i pirati.
Altro che canaglie.
Un altra cosa che da fastidio ai genovesi è sentirsi in debito, il genovese non lo compri al contrario, se gli fai troppi favori si chiuderanno in se stessi perché si sentiranno in difetto. Vogliono cose belle, utili e semplici.
Però se sentono che te ne approfitti avrai lo stesso risultato.
Poi ci vorrebbe un manuale e sul carattere siccome siamo gente che “ride poco e parla chiaro” non ti far problemi a chiedere se anche solo a livello di comunicazione o del tuo comportamento se va “tutto bene”.
Vedrai che probabilmente dopo una faccia stranita avrai un sorriso o una battuta e incomincerà un po’ ad aprirsi.
Oppure rimarrà in silenzio perché andrà nel panico.
Poi ti svelo un segreto.
Una volta che entri nella mentalità della Superba, che avrai visto ogni castello e ogni scorcio che s’affaccia sul mare. una volta conosciuta la storia dei suoi commerci, delle sue influenze,dei suoi marinai,delle sue flotte…scoprirai che quella città alla fine sta stretta anche ai genovesi, da lì bisogna andare e tornare.
Genova è una città di porto lì si impara a vivere e a guardare il mondo con occhi diversi, per poi partire tra i mari e gli orizzonti.
Guarda cosa dice de André su Genova e sulla Sardegna.
La magia è che dalla cima della lanterna puoi toccare il sud america, le isole, il nord africa, le coste del Mar nero, New York o l’Oceania. Sapendo che in ogni luogo vi hanno approdato genti che sono partite proprio da lì e probabilmente in tutti modi hanno cercato di coltivare il Basilico.
Da qualche parte ci sarà una Città, una casa o un castello che ricorderà con affetto la bandiera si San Giorgio.
Se pensi che siamo “solo carogne” o sei troppo sensibile e devi lasciare perdere la gente di mare e devi stare con i contadini oppure devi entrare nel vivo di questa realtà nel modo corretto, non guardarla come uno spettatore, noi non facciamo spettacoli se ami la teatralità c’è Venezia.
Bellissimo quello che hai scritto.
Grazie Simona.
Favoloso!!! Mi hai fatto venir voglia di tornare a Genova ❤️
Mi spiace molto che tu non abbia capito niente dei genovesi: in una città abbastanza grande, avrai avuto la sfiga di fare brutti incontri. Anche a me è capitato, in Sardegna, può capitare dappertutto.
Sono Genovese, ho 57 anni, ti dò ragione. Siamo insopportabili, tendiamo a stoppare qualsiasi slancio, entusiasmo, iniziativa. Di quelli che ridono pensiamo “ma cosa avrà da ridere”. Preciso che sono stato via da Genova per tanti anni e il rientro è stato drammatico, infatti sono ripartito. Sai chi sta bene a Genova? Chi non ha mai vissuto da un’altra parte. Quelli per i quali il massimo è la cabina al “Lido”, possibilmente con poca gente intorno. I giovani, per emergere e non limitarsi a fare camerieri o commessi”, devono necessariamente andare via perché, a fronte di tante chiacchiere, troveranno solo porte sbarrate o rifiuti. Da 30 anni ci sono gli stessi locali, anzi, ce ne sono di meno. Genova sta attraversando un periodo di interesse da parte di turisti, ma sono turisti da 3 giorni, che non ripeteranno mai più. Tutto è schematico, fossilizzato. Se pensi di aprire un’attività, devi pensarla con prodotti ed arredi degli anni 80. Città ostica, difficile da raggiungere e percorrere. Se vuoi andare a cena alle 22.00, trovi le cameriere che danno lo spray detergente sui tavoli. Le storie del “ci devi conoscere” hanno un punto debole: occorrono anni per conoscere qualcuno. C’è un malessere indescrivibile. Quando vengono amici o amiche, puntualmente restano sbigottiti dall’aria funerea dei genovesi e dalla maleducazione degli esercenti. Morale della favola: Genova va bene ad un non residente di 80 anni. Forse nemmeno, perché sono spariti anche i campi da bocce.
Parti contento e gira il mondo, non te ne vogliamo. Proprio perché questo è stato il nostro destino nei secoli ed anche di oggi, siamo risentiti per non poter vivere nella nostra Superba che tanto amiamo e ci assomiglia, che “gente foresta” popola e vive da sempre senza apprezzarla e capirla, solo sfruttandola e deturpandola.
Son zeneize e me ne vanto! Quæxi setteçento anni de repubblica con i çittadin che stâvan ben. Emmo raccugeito gente da tutte e parti dell’Italia e dall’estero e chi o s’é conportòu ben o l’é vegnuo un de niâtri O pòrto o l’à dæto da mangiâ a ‘n sacco de gente e pe andâghe a travagiâ bastâva iscrivise e fâ o tirocinio sensa raccomandaçioin ò âtro. De quello ch’o l’à scrîto o Dante no me ne peu fregâ de meno, mi continoo a êse òrgoliôzo da mæ çitæ e da grande repubblica ch’a l’é stæta. Scignoria a chi o-a pensa comme mì e ascì a chi tegne pe o Dante!!!
Povero Dante, bisogna capirlo, lui a quel tempo viveva a sbafo nelle varie corti italiane. Chi lo pagava e lo riveriva veniva messo in paradiso, quelli che gli passavano una pensione da due stelle li metteva in purgatorio e per gli altri approfittava della sua opera per criticarli ed insultarli.
Quando da bravo venditore di pentole e’ venuto da noi, che da sempre siamo gente un po’ piu’ concreta della media, si e’ preso una riga di legnate… cosa ci si aspettava che dicesse!?
In ogni caso noi liguri piu’ che marinai e gente da lido e feste siamo montanari, grossomodo come il nonno di Heidi, difficile trovare qui gente espansiva ed abituata a godersela.
Dante era e rimane sempre un foresto…ha chiesto la torta di riso che era finita e giù bastonate
Toulì Qui fan tante chiacchiere tanti poemi, ma che ci provino loro a essere il popolo marinaro più potente del mondo, un popolo che terrorizzava persino i pirati, noi eravamo il commercio.
Ogni regione d’italia ha il suo spirito che per la maggiore la caratterizza, questo è un dato di fatto. E quindi con quale arroganza sti foresti vorrebbero inclinare la Superba secondo i loro gusti.
Il popolo genovese va accettato per quello che è e chi non la vuole capire, anda con valige.
Venite qui a fare i padroni con la puzza sotto il naso, ma chi vi ha puntato il fucile e costretto a venire?
Tante parole dure quando basterebbe conoscere la nostra storia, le nostre fatiche.
Io ho sempre pensato alla nostra amata lanterna come a un grosso belino che accoglie le navi ricordando loro che qui o sei rispettoso o ti inculiamo a sabbia.
Questa è ZENA