Edicola Vico Inferiore del Ferro angolo Vico Speranza

Siamo nel cuore della città vecchia in quella che un tempo era la zona abitata dai fabbri e gestita dalle loro relative corporazioni.

L’edicola si trova all’interno di un dedalo di caruggi molto caratteristici, che stanno strenuamente lottando per la propria sopravvivenza.

Il piccolo tabernacolo con annessa statuina della madonna all’angolo sopra la polleria fra i due vicoli secondo gli esperti non ha alcun valore né storico, né artistico.

Nonostante la sua dozzinale fattura l’edicola rimane comunque silente testimone di una Genova di piccole botteghe tradizionali che vanno inesorabilmente scomparendo a causa della selvaggia e insensibile globalizzazione.

La Lapide di Opizzino

I primi decenni del ‘400 sono quelli del dominio visconteo. Genova, dilaniata dalle lotte intestine, si da in signoria interrompendo l’ormai secolare dogato, al casato di Filippo Maria Visconti Duca di Milano.

Al timone del governo cittadino si succedono così diversi commissari l’ultimo dei quali, nel 1432 il lombardo Opizzino d’Alzate.

Il Duca aveva a tal punto sfruttato per i propri interessi le risorse finanziarie della città che nelle altre corti italiche si paragonava la Superba ad una pecora ormai, più che tosata, spoglia della propria pelle.

La misura fu colma quando, a seguito dall’epica difesa di Gaeta assediata dagli aragonesi, i genovesi vincitori a Ponza, furono umiliati dalla contorta e boriosa politica viscontea.

Fu così che il 27 dicembre del 1435 i nobili capeggiati da Francesco Spinola eroe di Ponza e Tommaso Fregoso si unirono ai popolari e catturarono il commissario milanese Opizzino d’Alzate.

La caccia all’uomo si concluse all’angolo con Salita San Siro 8 dove, come ricordato da apposita lapide, Opizzino venne, a furor di popolo, sommariamente giustiziato.

«Opizzino di Alzate tiranno per impeto di popolo qui perdeva lo stato e la vita»

Ma le ire dei nostri avi non si placarono con l’omicidio del governatore in carica.

Anche il suo successore Erasmo Trivulzio – infatti – fu costretto a rifugiarsi nel Castelletto.

Trivulzio, dopo aver ceduto il comando della fortezza, venne graziato a condizione di essere affiancato al potere da “otto capitani della libertà” (fra i quali Spinola e Fregoso).

Fu un temporaneo compromesso di potere perché i Genovesi, pochi mesi dopo, riprenderanno le loro lotte intestine per assicurarsi il dogato nel frattempo ripristinato.

Madonna della Guardia in Salita San Nicolò 18

Al civ. n. 18 di Salita San Nicolò si trova un’edicola della Madonna della Guardia. All’interno della cornice in stucco un dipinto ad olio del sec. XVII – XVIII che rappresenta la classica apparizione della Vergine a Benedetto Pareto in ginocchio.

L’immagine, secondo gli esperti, è di modesta fattura e scarso valore.

Periodicamente grata e vetro vengono squarciati e rotti da atti di insulso vandalismo.

L’edicola comunque, nel suo insieme, è un classico esempio di stile barocco: imponente tabernacolo, fastigio di cherubino alato al centro e cartiglio inciso fra riccioli e volute.

Portone Piazza delle Vigne 4

L’elegante portone del Palazzo di Domenico Grillo in Piazza delle Vigne 4 è caratterizzato da semi colonne doriche rudentate. Il timpano triangolare è invece decorato con fregi di bucrani e clipei.

La sobrietà dell’ingresso non deve trarre in inganno poiché facciata è decorata con affreschi di Giovanni Battista Castello detto il “Bergamasco” e Bernardo Spazio.

Le Edicole di Vico del Duca

Sotto l’archivolto di Vico del Duca, proprio davanti a Palazzo Tursi, restano due nicchie sorelle tristemente vuote. Si sa che in origine contenevano le statue di due santi di cui non si conosce l’identità.

“Edicola sul lato sinistro del caruggio guardando da Via Garibaldi”.
“Edicola di destra del caruggio guardando da Via Garibaldi”.

Lì vicino, al civ. n. 7, si può invece ammirare, protetto da una grata, un piccolo rilievo marmoreo che rappresenta Sant’Antonio da Padova con in braccio il Bambino.

La scena è resa particolarmente graziosa da un leggero panneggio e da un mazzolino di fiori in mano del Santo.

“Edicola di Sant’Antonio in Vico del Duca”.

Medaglione di Salita Pallavicini 3

Nel caruggio intitolato alla nobile famiglia dei Pallavicini che, a partire dal ‘200, ha fornito alla città ambasciatori, vescovi, poeti, magistrati, senatori, uomini d’arme e Dogi si trova una piccola ma elegante edicola a forma di medaglione.

L’ignoto autore di questo minuto capolavoro è riuscito a trasmettere nel tondo marmoreo tutta la delicatezza e l’intimità della scena della Vergine con il Bambinello ignudo in braccio.

L’Allegoria della Pace in Piazza De Marini


Nel X secolo questa contrada a ridosso della Ripa Maris era fuori alle mura e conosciuta come la “zona dei marmi” perché adibita al deposito di tale materiale appena sbarcato in porto.

La Piazza De Marini deve il nome all’omonima illustre famiglia iscritta agli Alberghi che annoverò fra le sue fila conti, arcivescovi, marchesi, senatori, Dogi e cardinali.

Costoro, di parte guelfa, stabilirono qui le proprie case molte delle quali nel 1398 furono bruciate dai rivali ghibellini durante una delle frequenti lotte intestine.

Al civ. n. 1 della Piazza si può dunque ammirare il cinquecentesco portale con l’Allegoria della Pace che – vista la genesi della contrada -non poteva altro che essere in puro marmo di Carrara.

Il trave è sormontato da due eleganti figure femminili adagiate su cornucopie reggenti lo stemma abraso del casato.

Due torce accese nelle mani delle statue danno fuoco alle armi poste ai loro piedi.

La Madonna Addolorata

In Vico Indoratori all’angolo con Salita all’Arcivescovato è affissa la secentesca edicola della Madonna Addolorata con Gesù morto in braccio.

Il piccolo tempio poggia sul massiccio pilastro ad angolo della loggia che occupava le due facciate dell’imponente palazzo con ingresso al civ 3 della Salita.

La struttura in stucco, assai elaborata e movimentata, risulta abbandonata a se stessa.

Purtroppo l’immagine originaria è stata rubata e sostituita con un’altra dozzinale riproduzione tra l’altro, a conferma di quanto sopra, incollata alla bell’è meglio.

Immancabile l’irriverente e ingombrante segnaletica stradale sottostante.

Edicola di Piazza Cernaia

La piazza deve il nome alla battaglia che si svolse nel 1855 in Crimea nei pressi del fiume Cernaia. Lo scontro, in cui i camogliesi ebbero un ruolo logistico determinante, fu vinto dai Piemontesi contro l’esercito russo.

L’edicola oggi vuota intitolata a Nostra Signora della Provvidenza da il nome all’attigua farmacia. La statua è scomparsa e restano solo il tabernacolo del XVI – XVII sec. abbandonato a se stesso, stucchi sbrecciati e tanta tristezza.