Da S. Ilario

“Pure colline chiudevano d’intorno
marina e case; ulivi le vestivano

“Pure colline chiudevano d’intorno
marina e case; ulivi le vestivano
qua e là disseminati come greggi,
o tenui come il fumo di un casale
che veleggi
la faccia candente del cielo”.
(Eugenio Montale).

La Grande Bellezza…

Edicola vuota Salita Mascherona fronte Vico Alabardieri

In Via Mascherona in fronte a Vico Alabardieri è presente una nicchia vuota della quale non si hanno notizie e non è dato sapere nemmeno quale statua, se di santi o Madonne, contenesse. Alla base è murata una palla di cannone anch’essa incerta provenienza. Secondo alcuni sarebbe un regalo del bombardamento del generale La Marmora nel 1849. Altri invece ritengono si tratti di un ordigno inglese sparato durante l’assedio del 1800.

Sicuramente scenografica la sua collocazione in cima alla salita della creuza.

In copertina: Foto di Stefano Eloggi.

L’edicola vuota in Salita Mascherona fronte Vico Alabardieri.

Il Teatro Carlo Felice

Il teatro progettato da Carlo Barabino venne inaugurato il 7 aprile 1828. Per l’occasione venne eseguita dinnanzi al re di Sardegna Carlo Felice e alla regina Maria Cristina una particolare versione del “Bianca e Fernando” di Vincenzo Bellini. Gravemente danneggiato durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale e dopo innumerevoli vicissitudini è stato ricostruito e riaperto al pubblico il 18 ottobre 1991.

“Ci sono tre teatri in città, a parte uno vecchio che viene aperto raramente. Il più importante – il Carlo Felice: il teatro dell’opera di Genova – è uno splendido, comodo e bel teatro” annotava Charles Dickens.

“La sera dovevo andare a teatro, nella via principale, l’unica che Genova possiede; si trattava di un grosso edificio pubblico, perciò avrei dovuto trovarlo facilmente, ma non fu così; i palazzi stavano a fianco a fianco uno più splendido dell’altro, ma infine un maestoso Apollo di marmo, candido come la neve contro il cielo azzurro, mi indicò il luogo” raccontava Hans Christian Andersen.

La statua equestre di Garibaldi scolpita da Augusto Rivalta e quella del Genio dell’Armonia (confusa con Apollo da Andersen) di Giuseppe II Gaggini anche di notte – è il caso di dirlo – sono ancora all’opera.

La Grande Bellezza…

La neve si sciolse dall’emozione

Terra e mare stavano litigando per stabilire i rispettivi confini. Mentre i venti cominciavano a soffiare impetuosi e la terra a vibrare ostile, il mare già esibiva i muscoli delle sue onde.

Lo scontro sembrava ormai inevitabile. Ma quando i monti si alzarono in piedi minacciosi e videro adagiata nella baia Zena “la Bella”, la neve si sciolse dall’emozione e così ebbe fine ogni tensione.

La Grande Bellezza.

Foto di Leti Gagge.

Il campanile di S. Stefano

Il campanile medievale di S. Stefano un tempo era parte della precedente chiesa longobarda di San Michele e prima ancora una torre militare del presidio arimannico cittadino.

“È un diffuso e impalpabile rumor di mare, quello che senti o ti par di sentire tra le navate nere di secoli e di semitenebra, ch’è anche, per chi abbia orecchio esercitato ad intenderlo, sommesso brusio di traffici e di lucri: di cantieri in opera lungo i due corni della città, nonchè di gravi sirene mercantili, le quali da navi che vengono e vanno, e sempre profonde come bassi d’organo, specie di notte fanno vibrare le invetriate, quando placatosi il concerto delle gru, dei magli e delle perforatrici, odi più chiaro l’ansito della risacca, la cui rotolante ghiaia dà anch’essa il suono e l’idea, nella doppia caligine di quelle chiese, d’un fosforico rotolio di zecchini….

… Intanto, più che chiese le direi bui gusci marini (conchiglie che sembrano a volte fossilizzate) ed entrare in una di tali chiese di dure pietre grige annerite dai fumi portuali e industriali (in San Donato, in San Giovanni in Prè, per tacer di tutte le altre, arci famose), sempre mi è parso un poco entrare in una sorta di murice, ingrandimento di quelli, ruvidi d’incrostazioni calcaree e saline, che i ragazzi raccattano sul litorale, e accostano all’orecchi per sentire il rumore del mare”.

Cit. Giorgio Caproni.

La Grande Bellezza…

In Via della Maddalena

“Ho chiesto dov’è la strada per la fiera della Maddalena.
Ho  chiesto qual’è la strada per la fiera della Maddalena.
Lontano i musicanti si  sentivano a malapena.
Nei giorni che ogni momento era la diga di un fiume in  piena…”

Cit. La Fiera della Maddalena di Max Manfredi.

“Ci sono soltanto due religioni vere: una che adora e riconosce senza alcuna forma il sacro che abita in noi e intorno a noi e un’altra che lo riconosce e l’adora nella forma più bella. Tutto ciò che vi è in mezzo è idolatria”.

Cit. Johann Wolfgang Goethe

La Grande Bellezza…

I Fantasmi di Piazza Lavagna

La suggestiva piazza sita nei dintorni della Maddalena deve il proprio nome alla famiglia Lavagna, originaria appunto, della località rivierasca di levante. Qui Filippo da Lavagna nel 1469 fu uno dei primi artigiani italiani ad impiantare un tipografia.

Le prime luci della sera non fanno fatica ad insinuarsi tra gli stretti caruggi e gli ombrelloni chiusi del locale della piazza si apprestano a tramutarsi in singolari fantasmi.

La Grande Bellezza…

Portofino in notturna

Già in epoca romana Plinio il Vecchio raccontava ammirato della grande bellezza del borgo di Portofino Portus Delphini così chiamato per via della numerosa presenza di questi cetacei nelle sue acque.

“Ed ecco, all’improvviso, scoprirsi un’insenatura nascosta, di ulivi e castani. Un piccolo villaggio, Portofino, si allarga come un arco di luna attorno a questo calmo bacino. Attraversiamo lentamente lo stretto passaggio che unisce al mare questo magnifico porto naturale, e ci addentriamo verso l’anfiteatro delle case, circondate da un bosco di un verde possente e fresco, e tutto si riflette nello specchio delle acque tranquille, ove sembrano dormire alcune barche da pesca”
(Guy de Maupassant).

La notte bramosa le avvolge intorno il suo vellutato mantello mentre Portofino illuminata come un presepe risplende di smisurata bellezza…

La Grande Bellezza…