Castello Bruzzo costruito nel 1904 dall’architetto Gino Coppedè sul modello di quello del Capitano D’Albertis.
“Ti porterò nel castello e ti terrò lì e nessun altro ti vedrà e avremo giorni e mesi per capire quel che dovremo fare e inventare sempre modi nuovi per stare insieme”.Cit. da “Il Visconte dimezzato”. Italo Calvino.
La Grande Bellezza…
In Via Albaro si staglia Villa Saluzzo Bombrini detta per la sua stupefacente bellezza “Paradiso”.
Edificata dall’architetto Andrea Ceresola nel tardo ‘500 su commessa del marchese Saluzzo. All’interno le sue volte affrescate da Andrea Ansaldo, Bernardo Castello e Lazzaro Tavarone hanno ospitato Byron e De Andrè. Alle pareti quadri di pittori fiamminghi, Van Dyck e Tiziano.
Proprio come la graziosa di Via del Campo la Villa “… Ti guarda con un sorriso, non credevi che il Paradiso fosse solo lì al primo piano…”.
Il suggestivo portale neo rinascimentale con annunciazione nella lunetta della Basilica di Santa Maria Immacolata in Via Assarotti il primo luogo di culto al mondo edificato nel 1873 in onore della Vergine dopo la proclamazione del relativo dogma nel 1854 di Papa Pio IX.
La Grande Bellezza…
“San Giacomo che sconfigge i Mori” del Navone, cassa processionale settecentesca un tempo conservata nello scomparso Oratorio di San Giacomo delle Fucine, oggi custodito in quello di S. Antonio Abate, presso la Marina.
Chiesa e Piazza di San Matteo. L’indiscutibile fascino a lesene bianco nere della roccaforte dei D’oria. Se possibile lo scatto all’imbrunire ne valorizza ancor di più il secolare fascino.
Uno scrigno ricco di preziose sorprese come la spada e il mausoleo dell’ammiraglio, il chiostro trecentesco e gli straordinari capolavori di G.B. Castello, Luca Cambiaso e Anton Maria Maragliano.
La Grande Bellezza…
L’ottocentesco Forte Puin (Padrino poiché sovrintendeva ai 2 Fratelli, Minore e Maggiore) deve il suo nome alla vicina sottostante Baracchetta oggi occupata dalla trattoria Ostaia delle Baracche.
Genova Regina gli son corona i forti.
La Grande Bellezza…
di abbracciare chi vuol esser stretta
mentre sogna, fantastica e contempla l’orizzonte infinito del mare.
Intanto il Castello Turcke, come il marinaio sulla coffa del veliero, rimane saldamente ancorato alla scogliera di Capo Santa Chiara.
La Grande Bellezza…
All’angolo fra Vico Cinque Lampadi e Vico del Filo la settecentesca edicola di San Giovanni Battista e Santa Caterina da Genova.
Sotto al tabernacolo due dipinti in ardesia rivolti verso i due rispettivi caruggi: quello ormai irriconoscibile lato Vico Cinque Lampadi rappresentava la Passione di Cristo.
La lastra rettangolare in ardesia con la Passione di Cristo è inserita in una cornice marmorea con incastonati un braccio e altri fregi e simboli poco decifrabili riconducibili – forse – a qualche congregazione.
L’altro, quello della foto, verso Vico del Filo, racconta la Decollazione di San Giovanni Battista.
All’angolo con Vico San Sepolcro l’antico portale in pietra nera di promontorio raffigura il Battista nel deserto al cospetto del Dio padre che affida la sua famiglia alla protezione divina.
Il bassorilievo ricco di simbologie orientali e pagane rappresenta un’allegoria della famiglia proprietaria, quella dei Grillo, che volle affidarsi direttamente al Divino senza troppe intermediazioni.
A destra una cicogna, forse uno struzzo vicino ad un leopardo sdraiato a terra davanti ad uno sfondo di alberi e rocce. Sulla sinistra San Giovanni accompagna con la mano una figura femminile alata che esce da uno scudo. La scena simboleggia la presentazione del casato al cospetto del Dio Padre che appare all’estrema sinistra pronto ad accogliere benignamente la richiesta.
Il cinquecentesco Salone Cambiaso a Palazzo Gerolamo Grimaldi, vulgo della Meridiana, affrescato da Luca Cambiaso con l’epico “Ulisse che saetta i Proci”.
“O figlia mia diletta, Penèlope, sorgi dal sonno,
vedi con gli occhi tuoi ciò che tu notte e giorno bramavi!
Tornato è Ulisse, è giunto, sebben dopo tanto, al suo tetto,
ha morte inflitto ai Proci, flagello di questa dimora,
che divoravano i beni, faceano sopruso a tuo figlio.
(Omero, Odissea, Canto XXIII)
Uno dei passi più esaltanti del cantore greco.
La Grande Bellezza…