Il Gran Ristoro

“Peter Clemenza quella notte dormì male. La mattina si alzò presto, si preparò da solo la colazione con un bicchiere di grappa, una spessa fetta di salame di Genova, e un grosso pezzo di pane italiano fresco che veniva ancora consegnato alla porta come nei vecchi tempi”.

Cit. Inizio del capitolo 6 de “Il Padrino” di Mario Puzo.

In copertina: la vetrina del Gran Ristoro in Sottoripa 27 all’altezza di Vico dei Cartai.

La Grande Bellezza…

Antica Barberia Giacalone

Figaro qua, Figaro là! Il Barbiere di Siviglia?

No l’antica, dal 1882, Barberia Giacalone in Vico Caprettari. Dal 1992 di proprietà del Fai presenta ancora gli arredi originali della Belle époque del 1922 in art déco.
Negli anni 90′ quando, come cliente, la frequentavo spesso, mio padre donò al barbiere di quel tempo un giradischi e un grammofono d’antan. Chissà se ci sono ancora.
La Grande Bellezza…

Vico Indoratori sotto la pioggia

Il selciato balugina dei riflessi di uno scroscio di pioggia ormai lontano e “Seduto in quel caffè io non pensavo a te”…
Nell’antico caruggio sede delle attività artigiane degli indoratori legate alla Corporazione degli Scutai la Movida può aspettare. Al civ. n.2 noto come palazzo Fieschi o Camilla, caratterizzato da un superbo portale quattrocentesco della bottega dei Gaggini, ebbe i natali Santa Caterina (Fieschi) da Genova.
Vico Indoratori.
La Grande Bellezza…

Foto di Leti Gagge.

Piazza della Lepre

Sembra la stampa di un Bouquiniste parigino ed invece è una straordinaria istantanea che trasmette poesia.
Immortala Piazza della Lepre, il cui toponimo deriva dalla presenza in loco di una rinomata settecentesca osteria specializzata in cacciagione.

In precedenza era denominata della Foglia, poiché in essa aveva sede un negozio di foglie di meliga, che servivano per confezionare pagliericci.

I suoi palazzi custodiscono variopinti azulejos ed ospitarono le più apprezzate case di appuntamenti cittadine.

La Grande Bellezza…

“Piazza della Lepre”. Foto di Leti Gagge.

Torri e Campanili

All’inizio del 1100 Genova si presentava come una roccaforte turrita munita di sessantasei poderosi torrioni. Oggi ne restano, tracce e resti compresi, meno della metà.
Ma non per questo il profilo della Superba risulta meno affascinante. A far compagnia alle torri De Castro (per tutti erroneamente Embriaci) e Maruffo si stagliano su un tappeto di pietra e ardesia il Mirador e gli irriverenti campanili di San Lorenzo e delle Vigne mentre quello di S. Maria in Castello sbircia alzandosi in punta di piedi.
“Sotto l’azzurro fitto del cielo qualche uccello di mare se ne va; né sosta mai: perché tutte le immagini portano scritto “più in là”.
(Eugenio Montale)


La Grande Bellezza…

Foto di Leti Gagge.

La Casa dei Doganieri

“La Casa dei Doganieri”…

Siamo tutti alla ricerca del nostro varco…
Tu non ricordi la casa dei doganieri
sul rialzo a strapiombo sulla scogliera:
desolata t’attende dalla sera
in cui v’entrò lo sciame dei tuoi pensieri
e vi sostò irrequieto.

Libeccio sferza da anni le vecchie mura
e il suono del tuo riso non è più lieto:
la bussola va impazzita all’avventura
e il calcolo dei dadi più non torna.
Tu non ricordi; altro tempo frastorna
la tua memoria; un filo s’addipana.

Ne tengo ancora un capo; ma s’allontana
la casa e in cima al tetto la banderuola
affumicata gira senza pietà.
Ne tengo un capo; ma tu resti sola
né qui respiri nell’oscurità.

Oh l’orizzonte in fuga, dove s’accende
rara la luce della petroliera!
Il varco è qui? (Ripullula il frangente ancora sulla balza che scoscende… ).
Tu non ricordi la casa di questa
mia sera. Ed io non so chi va e chi resta.

Eugenio Montale

La Grande Bellezza…

Foto dell’ex casotto ferroviario noto come “la Bombarda” per via dei potenti getti d’acqua che si generano sulla scogliera antistante durante le mareggiate. Identificato dai locali anche come “da Bortolo”, dal nome della famiglia che vi abitava, si trova a Deiva Marina all’imbocco delle gallerie direzione Moneglia.