Madonna col Bambino, Santa Caterina da Genova e San Giovannino

Al civ. n. 15 di Vico degli Indoratori si nota un medaglione marmoreo tondo che raffigura la Madonna col Bambino, Santa Caterina da Genova e San Giovannino.

La secentesca edicola, protetta da una pesante grata di ferro, è incisa in forte rilievo e in poco spazio racconta un’articolata scena: la Vergine con il braccio destro tiene in braccio il Bambinello, con quello sinistro si appoggia alla spalla di Caterina Fieschi che inginocchiata offre il suo cuore a Gesù.

Dal drappeggio, a completare il quadretto, spunta San Giovannino in posa di preghiera.

Foto di Stefano Eloggi

L’Immacolata in Canneto il Curto

All’angolo fra via Canneto il Curto e Vico Oliva è collocata la statuetta della Madonna Immacolata del XVIII sec.

All’interno dell’elegante tabernacolo in stucco la scultura marmorea della Vergine poggia su un letto di nubi e teste di cherubini.

Tale edicola venne realizzata a ricordo della rivolta anti austriaca del 1746 del Balilla.

L’iscrizione alla base recita: MDCCXLVI X. / X Bris / Egressa Es / in Salutem / Popoli Tui / Ex cap. 3 / Habac.

Foto di Franco Risso.

Vico dei Migliorini

Vico dei Migliorini deve il toponimo dall’omonima famiglia nativa di Manesseno che qui dimorava nel medioevo.

In origine il caruggio proseguiva dritto e si raccordava con piazzetta Garibaldi e via David Chiossone.

Nel XVII sec. venne interrotto per la costruzione di palazzo Gerolamo Pallavicini al quale si accede da via XXV aprile al n. 12 e di cui diviene pertinenza.

Il cancello con relativa lapide.

Sopra il cancello una piccola lapide recita:

“Accesso al pozzo pubblico / a Givdizio degli Edili / Come da Atto 17. Ebre 1827. / Notaro Antonio Gaetano Gazzo.

Foto di Alessandro Platone.

In memoria di Daniel O’Connel

In zona Banchi, in via al Ponte Reale 16r. è affissa una lapide e un medaglione con il ritratto in rilievo del patriota cattolico irlandese Daniel O’Connell morto a Genova nel 1847.

Recita l’epigrafe in sua memoria:

“Danieli Oconnello / vindici. Illi /Ivrivm. Civilivm. Atque. Sacrorvm / Hiberniae. Svae / Qvi. Qvvm. Romam. Iter. Haberet / His. In. Aedibus. Cessi. e. Vita / Idibvs. Maiis. An. M.DCCC.XLVII / Monvmentvm. Pecvnia. Collatit . Factvm / Anno. ab. Ortv. Eivs. C. / M.DCCC.LXXV.

Il bordo dell’ovale reca la firma dello scultore Federico Fabiano.

Sotto la lapide il piccolo medaglione in bronzo ornato di fogliami con inciso il testo:

“A Daniele O’Connell / che in nome di Dio / strenuamente propugnò / la verace Libertà/ Religiosa e Civile / della Sua Patria / nel 50 Anniversario / della Sua Morte / i Cattolici Genovesi / o.d.c.

Il bassorilievo di San Siro

Sul pilastro centrale del palazzo Castellino Pinelli sito in Via San Siro 2, si trova una piccola targa del 1580 che racconta il miracolo di San Siro che sconfigge il Basilisco.

Il bassorilievo è collocato nella posizione dove si presume fosse collocato il pozzo infestato dal mostro.

Narra la leggenda che il gallinaccio con la coda di serpe ammorbasse l’aria con il suo alito nefasto.

S. Siro, metafora della potenza della preghiera sulla falsità dell’eresia ariana, lo fece uscire dal pozzo impartendogli un deciso comando e lo condusse in mare dove annegò.

L’epigrafe scolpita sulla tavella recita:

Hic Est Puteus Ille / Ex Quo Beatissimus Sy / Rus Eps Ondam Ianven / Exthrasit Durum Ser / pentem Noie Ba / Xiliscum / In CCCCC/ LXXX.

In Piazza inferiore del Roso

In Piazza inferiore del Roso sul muro di contenimento del giardino del palazzo dell’Università di via Balbi n. 4 si trovano i resti di un’edicola votiva ed un’antica lapide.

Di quel che rimane dell’edicola ormai nel più completo abbandono non si hanno significative notizie.

La lapide invece racconta della concessione, riservandosene comunque i diritti, per l’utilizzo pubblico dell’acqua rilasciata dal proprietario Francesco Balbi:

“MDCXLVII. Idibvs Ianvarii. / Hanc. Aqvam Pvblico Commodo / Sponte Permisit. Franciscvs Ma / Balbi. Cvivs.

Qvoque / Beneplacito. Ivseam / Denegandi. Resevatvr.

Il leone di Pola

All’esterno della chiesa di S. Marco al Molo si nota un bassorilievo che rappresenta un Leone di San Marco.

Tale effigie venne trafugata come bottino di guerra dai genovesi durante la vittoriosa battaglia di Pola del 1380.

Il leone alato e con aureola, simbolo di Venezia, è purtroppo mutilo di una gamba.

Fra le zampe anteriori regge un libro aperto con delle iscrizioni.

Sopra il rilievo la lapide recita:

“Iste Lapis in Quo est Figura Sanc / ti Marci Delatus Fuit a Civitate / Polae Capta a Nostris MCCCLXXX due XIII Januarii.

La sottostante lastra con due scudi abrasi collocata sotto sotto il felino, datata anch’essa 1380, racconta di un’opera di espurgo del porto.

I dragaggi del Molo

In Via del Molo è presente un’imponente lapide che, all’interno di un elegante tempietto fra stemmi araldici e testine di leone, elenca i lavori di prolungamento dei moli avvenuti nel 1513:

DOM / Solerti Cvra Praestativm Virorvm: Io. Basta De Frachis Co. Carelli: / Andree De Ferrariis: Lavreti Lomellini Qvon Phi: et Thome Catanei: / Patrum Patriae / Tabvlarvm Clavsvra Optime Compaginata: Exhavsta Telone Aqva: / Repvrgato Coeno Post Annos CCXIII: Non Abso Gravi Impresa : ac / Labore: Fvndvm Maris Dvvm Palmorum: ad Dvodeviginti Fvit / Restitvtvm: a Continente: Longitvdine Palmorvm DLXX: / Latitvdine Vero CCC: a Cataneorvm Ponte Vsqve ad Molem: ad / Maximvm Portvs et Commercii Fvndo Deficiente Commodvm / Io Avgvstino Illvminato Tabellione: et / Avgvstino Signorio Svndico / Opvs Accvrate Procvrantibvs Absolvtvm a Qvinta Ivli ad / Vicesimam Octavam Sept / MDXIII.

L’aquila in Canneto

Sul portale del civ. n. 17 di Canneto il Lungo si nota lo stemma delle famiglie Cicala e Donghi che si sono succedute nella proprietà dell’edificio.

Nell’ovale marmoreo è raffigurata un’aquila coronata, mentre sul trave è inciso il motto: “Mora non Reqvies”.

Curioso il fatto che il rapace fosse il simbolo di entrambe le famiglie:

un’aquila su sfondo rosso coronata d’argento quello moderno dei Cicala, su azzurro coronata d’oro quella dei Donghi.

La lapide in Vico Griffoni

Proprio sotto la targa che identifica il caruggio dedicato all’animale mitologico metà aquila e metà leone, simbolo di Genova, si trova una lapide dalla difficoltosa interpretazione.

Causa infatti parti mancanti ed una profonda crepa il testo risulta poco decifrabile:

Facvltas Concessa M.co Philippo Cattan Q . Io Iacob / Collocandi in vitro (…) ine Hvivs Vicvl – / Rastra Ferrea ad Ipsi (…) ingressvm Noctv / Prohibendvm Sit ad Beneplacitvm Ill.m / Magvs. Patrvm Commvnis et cvm Onere / ea Divrnis Temporibvs Aperiendi Habita / Pro Caeteris Relatio (…) ad Decretvm Con / Die 25 Ian: 1686.