… Quando in Via Rivoli…

Quando in fondo ad una elegante via Rivoli ottocentesca non c’era solo il mare ma anche gli stabilimenti balneari dei bagni della Cava.

Le grosse pietre del selciato costituivano testimonianza di come dalla sottostante cava si estraesse il materiale pietroso destinato alle costruzioni in porto.

La bimba di spalle sulla sinistra, probabilmente rapita da quello scivolo proiettato verso l’azzurro, interrompe i suoi giochi nella pozzanghera in primo piano.

Il Portale di san Silvestro

Nella zona verso S. Maria di Castello i giardini che degradano sul colle in quell’epoca facevano parte del confinante complesso di S. Maria in Passione. Quest’area, oggi chiusa da una grata di ferro, costituiva l’antica piazza di S. Silvestro, l’originario ingresso degli omonimi convento e chiesa.

La contrada venne ripetutamente danneggiata dai bombardamenti della seconda guerra mondiale ma nonostante ciò il magnifico portale barocco rimase intatto.

Così l’importante scultura realizzata nel 1707 nel dopo guerra venne trasferita nel cortile del giardino di Palazzo Rosso.

Per la sua complessa realizzazione collaborarono tre maestri dello scalpello:

i due splendidi angeli alati che fungono da telamoni infatti sono opera di Giacomo Gagini, il medaglione sorretto da due angeli di Carlo Cacciatori, mentre gli elementi architettonici, di Angelo Maria Mortola.

… Quando c’era il Balilla…

Preziosa immagine che immortala in località Pratolongo di Montoggio la presunta casa natale di Giovanni Battista Perasso passato alla storia, secondo la tradizione, come il Balilla.

L’eroe che il 5 dicembre 1746 diede il via all’insurrezione anti austriaca pronunciando il famoso “Che l’inse?”.

Accanto ai familiari che posano per lo scatto si notano in facciata la corona e la lapide che attestano come l’edificio fosse stato dichiarato monumento nazionale.

“Quel che resta oggi della casa “.

Purtroppo della casa oggi sono rimasti solo i ruderi perché gli eredi non si misero mai d’accordo e la lasciarono cadere in malora.

Polittico di San Lazzaro

Questa suggestiva cinquecentesca opera d’arte conservata nel museo Diocesano di Genova era custodita un tempo nella chiesa di San Lazzaro.

Tale edificio religioso con annesso ospitale per pellegrini che sorgeva nell’ attuale piazza Di Negro (più o meno dove oggi di trova la chiesa di San Teodoro), fu demolito nel 1870 per far posto ai Magazzini Generali.

Il polittico ben conservato e con colori ancora vividi rappresenta la Madonna in trono con Gesù bambino al centro con ai lati San Lazzaro vescovo e San Lazzaro lebbroso.

Autore di questo capolavoro è Pietro Francesco Sacchi ( Pavia 1485 – Genova 1528 ) detto “il Pavese”.

La Grande Bellezza…

La Madonna della Pappa

Opera del pittore olandese di scuola fiamminga David Gerard (Oudewater 1460-Bruges 1523) a Palazzo Rosso si trova questa particolare rappresentazione della Vergine con il Bimbo.
“Madonna della pappa” (1510 -1515), questo il suo nome, è un dipinto appartenuto alla collezione privata Brignole -Sale che fu acquistato probabilmente nel corso del ‘800 dalla duchessa stessa.

Trasferito dapprima nella residenza parigina dei Galliera, nel 1874 rientrò a Genova a Palazzo Rosso ed insieme alla raccolta di altre opere che avrebbero costituito il futuro embrione dei Musei di Strada Nuova, venne donato al Comune di Genova.

La specificità di questo quadro si ravvisa nell’intimità della scena rappresentata.

La Vergine, dall’umile atteggiamento e il dolce sguardo sembra una mamma qualunque immortalata nel più materno dei gesti quotidiani, la preparazione – appunto – della pappa.

Una mamma premurosa che tiene sulle ginocchia il suo bambino e si prepara ad imboccarlo.

Un’immagine quindi semplice, familiare che rivela però significati e simbologie sottese.

Dalla finestra si scorge un paesaggio che si apre all’orizzonte ma la vera protagonista diviene proprio la quotidianità con la descrizione puntuale degli oggetti in primo piano: il pane, la ciotola con il latte, il coltello e la mela che paiono rispettivamente alludere a un preciso messaggio di contenuto eucaristico; in questo modo gli oggetti quotidiani acquistano anche un significato metafisico e il pane e il latte della pappa diventano simbolo dell’Eucarestia di Cristo mentre il coltello ne prefigura la Passione.

La Grande Bellezza…

Il Rabbino di Genova

Riccardo Reuven Pacifici (Firenze, 18 febbraio 1904 – Auschwitz, 11 dicembre 1943) è stato un rabbino italiano, vittima dell’Olocausto.

Pacifici era discendente da un’antica famiglia sefardita di origine spagnola e di tradizione rabbinica stabilitasi in Toscana, dapprima a Livorno e successivamente a Firenze, la cui presenza è documentata in quella regione già nel XVI secolo.

Terminato il Liceo Classico Riccardo si iscrisse all’Università di Firenze dove nel 1926 si laureò con lode in lettere classiche. Nel 1927 conseguì, presso il Collegio Rabbinico di Firenze, il titolo di Chachàm ha shalèm (Rabbino maggiore).
Prima ottenne l’incarico di vice rabbino di Venezia dal 1928 al 1930, poi quello di direttore del Collegio Rabbinico di Rodi dal 1930, infine di Gran Rabbino di Rodi fino al 1936.

In quell’anno gli fu affidata, in qualità di Rabbino Capo, la sinagoga di Genova. Compito che Pacifici assolse con zelo fino al giorno della sua deportazione.
Infatti, nonostante le ripetute minacce ricevute, non volle abbandonare la Comunità di Genova di cui si sentiva responsabile e capo spirituale.

Il carisma del rabbino aveva più volte messo in soggezione i vertici tedeschi cittadini. Fu così che venne catturato con l’inganno dai nazisti e deportato ad Auschwitz dove morì con la moglie Wanda Abenaim e molte altre persone appartenenti alla famiglia Pacifici.

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“La lapide in onore di Pacifici all’esterno della Sinagoga di Genova”.

Genova non ha voluto dimenticare né l’abnegazione con cui Pacifici ha prestato soccorso ai suoi correligionari, né il senso di appartenenza dimostrato, in un momento di grande pericolo, alla città che lo aveva accolto.

Nel 1966 gli è stata intitolata una piazza nel quartiere di Castelletto sulle alture della città: Largo Riccardo Pacifici.

In sua memoria inoltre il 29 gennaio 2012 a Genova è stata collocata uno Stolpersteine (pietra d’inciampo) sul marcia piede, davanti a Galleria Mazzini (lato Carlo Felice), luogo dove venne catturato dai nazisti il 3 novembre 1943.

Per non dimenticare mai.

… Quando Hunprey Bogart…

Quando a Genova, davanti a Porta Soprana, capitava di incontrare Humphrey Bogart e Lauren Bacall incuriositi dalla casa di Colombo, sommersi dalla folla e braccati dai paparazzi.

La Bacall infatti nel 1954 visitò la la nostra città in compagnia del marito che si trovava in Liguria per girare alcune scene, con la coprotagonista Ava Gardner de “La contessa scalza”.

Il verde di Genova

Genova è molto bella con le sue case dipinte, i suoi giardini verdi a spalliera e gli Appennini dietro. Ma quanto rumore! Che moltitudine! Su tre uomini che passano per le strade, ci sono un monaco e un soldato.

Cit. Alfred de Musset romanziere francese (1810 – 1857).

Villa Piaggio e Castello Bruzzo da Corso Carbonara. Foto di Leti Gagge.