Piazza della Lepre

Sembra la stampa di un Bouquiniste parigino ed invece è una straordinaria istantanea che trasmette poesia.
Immortala Piazza della Lepre, il cui toponimo deriva dalla presenza in loco di una rinomata settecentesca osteria specializzata in cacciagione.

In precedenza era denominata della Foglia, poiché in essa aveva sede un negozio di foglie di meliga, che servivano per confezionare pagliericci.

I suoi palazzi custodiscono variopinti azulejos ed ospitarono le più apprezzate case di appuntamenti cittadine.

La Grande Bellezza…

“Piazza della Lepre”. Foto di Leti Gagge.

Torri e Campanili

All’inizio del 1100 Genova si presentava come una roccaforte turrita munita di sessantasei poderosi torrioni. Oggi ne restano, tracce e resti compresi, meno della metà.
Ma non per questo il profilo della Superba risulta meno affascinante. A far compagnia alle torri De Castro (per tutti erroneamente Embriaci) e Maruffo si stagliano su un tappeto di pietra e ardesia il Mirador e gli irriverenti campanili di San Lorenzo e delle Vigne mentre quello di S. Maria in Castello sbircia alzandosi in punta di piedi.
“Sotto l’azzurro fitto del cielo qualche uccello di mare se ne va; né sosta mai: perché tutte le immagini portano scritto “più in là”.
(Eugenio Montale)


La Grande Bellezza…

Foto di Leti Gagge.

La Casa dei Doganieri

“La Casa dei Doganieri”…

Siamo tutti alla ricerca del nostro varco…
Tu non ricordi la casa dei doganieri
sul rialzo a strapiombo sulla scogliera:
desolata t’attende dalla sera
in cui v’entrò lo sciame dei tuoi pensieri
e vi sostò irrequieto.

Libeccio sferza da anni le vecchie mura
e il suono del tuo riso non è più lieto:
la bussola va impazzita all’avventura
e il calcolo dei dadi più non torna.
Tu non ricordi; altro tempo frastorna
la tua memoria; un filo s’addipana.

Ne tengo ancora un capo; ma s’allontana
la casa e in cima al tetto la banderuola
affumicata gira senza pietà.
Ne tengo un capo; ma tu resti sola
né qui respiri nell’oscurità.

Oh l’orizzonte in fuga, dove s’accende
rara la luce della petroliera!
Il varco è qui? (Ripullula il frangente ancora sulla balza che scoscende… ).
Tu non ricordi la casa di questa
mia sera. Ed io non so chi va e chi resta.

Eugenio Montale

La Grande Bellezza…

Foto dell’ex casotto ferroviario noto come “la Bombarda” per via dei potenti getti d’acqua che si generano sulla scogliera antistante durante le mareggiate. Identificato dai locali anche come “da Bortolo”, dal nome della famiglia che vi abitava, si trova a Deiva Marina all’imbocco delle gallerie direzione Moneglia.

Vico sotto le Murette

“I panni stesi al sole sono tutti belli. Io da piccolino pensavo che i panni si stendevano al sole per festeggiare qualcosa, come se fossero bandiere. E ancora oggi tutti questi panni mi danno allegria”.
Luciano De Crescenzo, Così parlò Bellavista, 1977.

La Grande Bellezza…

Foto di Leti Gagge.

Ercole e Pregadio

In Campetto al Civ 2, oggi sede di un grande magazzino, si trova il Palazzo Casareto De Mari, meglio noto come del Melograno.
Commissionato dalla famiglia Imperiale all’architetto Bartolomeo Bianco nel 1586 è passato nei secoli nelle mani dei Sauli prima, dei De Mari poi e,infine, dei Casareto.
Al suo interno possiamo ammirare, fra le tante opere d’arte in esso custodite, un Pregadio di Bernardo Schiaffino e una statua di Ercole di Filippo Parodi, oltre ad affreschi, purtroppo in gran parte andati perduti, di Domenico Piola.

“Pregadio di Bernardo Schiaffino”.

La Grande Bellezza…

Canneto il Lungo

Prima del X sec. , al tempo della primissima cinta, qui sorgevano le mura e il Canneto (una lunga sequenza di cannicci che costeggiavano il fossato che da S. Andrea scendeva fino al mare) delimitava il Castrum, la parte più antica della città. Questo prezioso scatto immortala la millenaria Croce dei Valoria. L’incrocio con Vico Valoria presentava un tempo ben 4 logge di cui 3 oggi sono scomparse. La quarta – murata – è ancora visibile alla base del palazzo Maruffo Fieschi, su cui si staglia l’omonima strepitosa torre.
Di fronte s’intravvede Il cinquecentesco portale di palazzo De Franceschi.
La Grande Bellezza…

Sfumature di azzurro

Le varie sfumature di azzurro e celeste proprio come quelle di un acquerello mi hanno riportato alla memoria i versi dell’omonimo brano di Toquinho.

“… Un punto lontano, non si scappa
o é un gabbiano e va
verso il mare a volare
ed il mare e’ tutto blu
e una nave a navigare
ha una vela non di piu’
ma sott’acqua i pesci
sanno dove andare
dove gli pare non dove vuoi tu
ed il cielo sta a guardare
ed il cielo e’ sempre blu…”
La Grande Bellezza…

La Scala sul tetto di Palazzo Rosso

A forza di salire scale s’arriva in cielo…

“Voi non sapete affatto quel che vivete, vi aggirate nella vita come ubriachi e di tanto in tanto ruzzolate giù da una scala. Ma, grazie alla vostra ebbrezza, non vi ci spezzate le ossa: i vostri muscoli sono troppo flaccidi e la vostra testa troppo opaca perché voi possiate trovare le pietre di questa scala così dure come noialtri! Per noi la vita è un pericolo più grande: noi siamo di vetro – guai se ci urtiamo! E tutto è perduto se caschiamo!”
Pensiero del filosofo tedesco concepito proprio a Genova.
Friedrich Nietzsche, La gaia scienza, 1882
La Grande Bellezza…