Edicola in Vico Indoratori 9

In Vico Indoratori n. 9 rimangono i resti della Madonna delle Grazie col Bambino.

Purtroppo il tempo e l’incuria hanno distrutto la secentesca edicola in stucco. Questa era caratterizzata da un ampio drappeggio sostenuto da due angioletti in volo.

La statua è stata, come tante altre, rubata. Del suo regale profilo resta malinconica e smurata traccia nella nicchia. Gli stucchi sono irrimediabilmente danneggiati e gli angioletti sono mutili in più parti.

Il tutto nel più completo degrado sul muro di un palazzo ancora devastato dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale.

Quando la Commenda venne dimenticata

Quando la Commenda era stata privata della sua quasi millenaria vocazione storica, religiosa e militare della città.

Quando venne inopinatamente destinata ad abitazioni private, botteghe, cantine e magazzini.

Persino bar e farmacia e le sue preziose arcate di pietra di Promontorio murate senza ritegno.

Quando addirittura dove l’Embriaco era tornato da eroe con le spoglie del Precursore e i tesori della Crociata c’erano le auto.

Il secolare Campanile a cinque guglie assiste incredulo. Chissà che dispiacere per Guglielmo di Voltaggio suo fondatore e per Ugo Canefri (S. Ugo) suo leggendario Priore.

“La Commenda negli anni ’50 del secolo scorso”.

Edicola del degrado in Piazza Santa Maria degli Angeli

In completo abbandono e nel massimo degrado si trova la quattrocentesca edicola della Madonna con Bambino in Piazza Santa Maria degli Angeli. Il tempio, oggi vuoto, conteneva un tempo la statua lignea della divina coppia custodita i inizialmente presso la Soprintendenza dei beni Artistici e Storici, oggi nella Galleria Nazionale di Palazzo Spinola in Pellicceria.

Secondo la tradizione in occasione del 15 agosto la piazza e l’immagine sacra, oggetto della devozione popolare, venivano addobbate con tappeti e stoffe preziose.

Oggi al posto dei preziosi tappeti, cassonetti stracolmi di rumenta e maleodoranti tappeti di sporcizia.

Quando Via Caprera…

Quando il ponte di Via Caprera attraversava il sottostante rio Vernazza già a quel tempo sepolto sotto il cemento.

Quando la Via si arrampicava su di un pendio comunque ancora a carattere agreste e parzialmente disabitato.

Quando il traffico era rappresentato da tram, tombarelli e sporadiche automobili.

“Cartolina di Via Caprera a inizio ‘900”.

L’Annunciazione di Orazio Gentileschi

Per Genova in pittura il ‘600 è sinonimo di Barocco. Lo stile sviluppato sulle orme di Rubens e Van Dyck da un fiorire di grandi artisti locali quali, fra i tanti, Bernardo Strozzi, Domenico Fiasella e Giovanni Battista Gaulli detto Il Baciccio.

In questo contesto, nei primi decenni del secolo, emerge comunque l’opera di un artista toscano la cui opera si rifà invece ai dettami più classici di Caravaggio.

Nella chiesa di S. Siro si può infatti ammirare l’Annunciazione, lo straordinario capolavoro del pisano Orazio Gentileschi.

Sulla tela l’artista imprime il suo stile intimo e sobrio. Ecco allora, iniziando dai dettagli, il letto disfatto con il lenzuolo stropicciato.

La finestra, con i realistici vetri a losanghe, da cui entra lo Spirito Santo sottoforma di colomba mentre la luce si abbatte sul muro evidenziandone una realistica crepa.

Protagonista è l’angelo dipinto con una raffinata gamma di sfumature che variano dal viola al rosa delle maniche, al giallo della veste nel suo soffice panneggio, fino alle piume delle ali che sembrano scolpite nel marmo.

Mentre la Vergine appare in atteggiamento pudico e discreto il profilo dell’angelo esce dall’ombra volgendosi verso la mano in piena luce ad indicare la volontà dello Spirito Santo di cui è esecutore.

La Grande Bellezza…

Edicola di San Giovanni Battista e fontana dei Cannoni

In Via del Molo 54r si trova la secentesca edicola di San Giovanni Battista nota per la sua singolare collocazione.

Il tabernacolo infatti che custodisce nella sua profonda nicchia la statua del santo è inserito dentro alla fontana detta dei “Cannoni del Molo”, una delle stazioni terminali dell’acquedotto storico.

A tale cisterna risalente al 1634 erano collegati i tubi, un tempo chiamati “cannoni” che distribuivano l’acqua alle fontane pubbliche.

I cannoni, a differenza dei più evoluti bronzini dotati di valvola, erano forniti solo di tappi costruiti in marmo o ceramica, o ferro.

Proprio accanto al piccolo tempio si notano due listelle di marmo incastinate nelle pietre con numerazione araba e romana. Sotto s’intuisce la bocca marmorea, oggi occlusa, di uno di questi cannoni.

L’edicola in stucco si presenta nella canonica conformazione a tempietto classico con colonne ioniche in marmo.

La scultura protetta invece da una elaborata grata in ferro battuto risulta purtroppo poco visibile.

Ai lati sono incise due coccarde con cartiglio a forma di scudo abrasi.

Alla base la celebre epigrafe:

“Moles Esto / et Mollias /

MDCXXXIII.

Passalento

“Da Voltri a Genova si vedono sempre case, tutto annuncia una grande città. Presto il porto appare e si vede la bella città seduta ai piedi delle montagne. Il faro della Lanterna, come un minareto, dà all’insieme qualche cosa di orientale e si pensa a Costantinopoli”.

Cit Gustave Flaubert.

“Signore di questo porto

vedi mi avvicino anch’io

vele ancora tese

bandiera genovese

sono io”.

Cit. da Passalento di Ivano Fossati.

La Grande Bellezza…

Foto di Mario Nicosia.

La Madonna della Salute

In Piazza Inferiore di Pellicceria si trova la settecentesca edicola della Madonna della Salute.

Il tabernacolo è tristemente vuoto e non si sa se in passato contenesse un dipinto o un rilievo dell’immagine sacra.

Rimane un piccolo elegante tempio con cornice mossa, due teste di cherubini alati che si sporgono, il tettuccio spiovente e la mensa in ardesia.