Vico degli Adorno

Vico degli Adorno si trova, collocato nei pressi di Via del Campo, nel cuore del ghetto medievale ebraico.

Il nome del vico trae origine dalla famiglia Adorno proveniente da Taggia che giunse a Genova intorno al 1186 e che, appartenente alla fazione ghibellina, diede alla Repubblica sette Dogi.

Fra i numerosi esponenti di questa illustre casata spicca l’illuminata figura di Anselmo, un cavaliere, mercante e uomo politico genovese trapiantato nei Paesi Bassi, che si rese protagonista di diverse avventurose missioni diplomatiche per conto del Duca (fra i vari titoli di Borgogna, Lussemburgo, Fiandre e Olanda) Carlo il Temerario.

In Copertina: Vico degli Adorno. Foto di Stefano Eloggi.

“Genova… la più bella”…

“Tra le città d’Italia Genova mi è parsa in gran parte la più illustre per taluni aspetti e la più bella, a meno che non mi inganni e non mi tragga in errore l’affetto per l’antico progenitore Opizzino Adorno, che trasse origine da qui. Non mi ricordo di aver visto nessuna città, eccetto Damasco, più piacevole dall’aspetto esteriore: se uno si ferma presso la torre di Capodifaro, considererà la visione della città che gli si offre molto piacevole e mirabile”.

Anselmo Adorno, (1424 – 1483), mercante, politico e diplomatico olandese di origine genovese.

In Copertina: La Lanterna riflessa in una pozzanghera. Foto di Lino Cannizzaro.

“Il Discorso illuminato di Anselmo”…

Il nome del Vico trae origine dalla famiglia Adorno proveniente da Taggia che giunse a Genova intorno al 1186 e che, appartenente alla fazione ghibellina, diede alla Repubblica sette Dogi.

Innumerevoli sono dunque gli esponenti di questa illustre casata ma io voglio soffermarmi sull’illuminata figura di Anselmo, un cavaliere, mercante e uomo politico genovese trapiantato nei Paesi Bassi, che si rese protagonista di diverse avventurose missioni diplomatiche.

Nel 1470, infatti, Carlo il Temerario gli affidò il delicato compito di recarsi, attraversando l’Italia, negli stati musulmani del vicino Oriente, per esaminarne le condizioni e riferirne al principe.

Il Duca rimase talmente soddisfatto della relazione che Anselmo gli fece del suo viaggio e dei suoi incontri, che lo nominò suo consigliere e ciambellano personale.

Sono passati oltre cinque secoli eppure quella del genovese del ‘400 appare una visione ancora quanto mai moderna e, per certi versi addirittura futuristica, rispetto al pensiero di molti attuali politici. A tal punto illuminata da chiedersi quale delle due visioni appartenga al Medioevo; se quella di Anselmo o quella dei movimenti che cavalcano sull’onda della paura, l’ignoranza imperante.

“Alcuni pensano, ma ben scioccamente, che non vi sia altra patria che la loro. Altri, pur riconoscendo ch’essa non è la sola, affermano, per smodato attaccamento, che tra la loro patria e i paesi stranieri vi sia la stessa differenza che passa fra il giorno e la notte.

“Itinerario d’Anselmo Adorno in Terrasanta”.

Essi pensano – cosa che è ancora più insensata – che tutte le altre contrade siano immerse nell’oscurità e che nessuna nazione, nessun paese possa essere più favorito e felice del loro. Credono che gli altri siano sprovvisti di saggezza e virtù, e che vivano senza leggi come bestie prive di ragione.

Costoro, che si caratterizzano per una crassa ignoranza, madre di tutti i vizi, sembrano più simili agli animali selvatici che agli esseri umani, mentre gli uomini che hanno conosciuto o percorso il mondo non cadono in errori tanto stupidi.”

Anselmo Adorno,

brano tratto da “Itinerario di Anselmo Adorno in Terrasanta” del  XV secolo.