Quando sulle mura di Genova frangevano le onde e la città vecchia con tutte le sue vissute rughe si specchiava nel suo mare.
Quando le case dei millenari quartieri della Madre di Dio erano saldamente aggrappate alla scogliera e lo scoglio “campana” era ancora lì al suo posto.
Quando le possenti Mura delle Grazie e della Marina rendevano la Superba inaccessibile dal mare.
Quando appunto c’era ancora il mare oggi interrato dal percorso della circonvallazione e dalle banchine occupate dalle maestranze della cantieristica da diporto.
Quando la visione dell’infinito azzurro orizzonte non era ancora limitata dalla Sopraelevata.
In Copertina: Genova dal mare nel 1880
si trovava ai piedi delle Mura della Marina (che fino al 1890 precipitavano a picco sul mare) dove sfociava il Rivo Torbido… quando, incastonato al centro del seno di Giano, si specchiava vanitoso davanti ai due grandi archi ancora oggi visibili…
quando la sua curiosa forma era fonte di ispirazione per innamorati e poeti come, ad esempio, Domenico Monleone che nel 1928 compose la celebre lirica “A- o Scheuggio Campann-a”.
Cianzi, cäo scheuggio Campann-a, l’angonia te l’han sûnnä. E t’ae sfiddòu l’ira pisann-a t’ae sfiddòu l’ira do mâ!
Unn-a votta ti formavi a delissia di pescoei e l’äia e o çe t’imbalsamavi comme o letto di sposoei.
E li gh’ëa o Lippa e o Croxe co-e sò braghe redoggiae comme i vëi pescoei da Foxe tutto o giorno li assettae.
E co-o pämito e co-o çimello e o boggieu da l’ätra man a cantâ qualche strûnello e a sentî sûnna Caignan!
Quando lo scoglio, protetto dalle mura e seguito dai rintocchi della Basilica, intonava i suoi gioiosi versi.
Prima che, per far spazio alla moderna Circonvallazione a mare, il seno di Giano venisse, a partire dal 1880, interrato e lo scoglio Campana sepolto per sempre dal cemento.
Certe sere, di particolare calma, lo si può ancora ascoltare, accompagnato dal mare, mentre intesse il suo lamentoso canto.