Quando sulle mura di Genova frangevano le onde e la città vecchia con tutte le sue vissute rughe si specchiava nel suo mare.
Quando le case dei millenari quartieri della Madre di Dio erano saldamente aggrappate alla scogliera e lo scoglio “campana” era ancora lì al suo posto.
Quando le possenti Mura delle Grazie e della Marina rendevano la Superba inaccessibile dal mare.
Quando appunto c’era ancora il mare oggi interrato dal percorso della circonvallazione e dalle banchine occupate dalle maestranze della cantieristica da diporto.
Quando la visione dell’infinito azzurro orizzonte non era ancora limitata dalla Sopraelevata.
In Copertina: Genova dal mare nel 1880
Uno scorcio di inizio ‘900 con due batosi e una bimba che posano incuriositi, come il signore che poggia la mano sul muretto della scalinata, per lo scatto.
Rapito invece dal superbo panorama di pietra e ardesia, oggi solo uno sbiadito ricordo in bianco e nero, è il papà che tiene per mano la figlioletta.
L’oratorio di Sant’Antonio Abate della Marina e le trecentesche mura della Marina sono ancora lì al loro posto.
Risulta invece beffarda la secentesca epigrafe “Posuerunt me custodem” che, posta sulla parete della chiesa, è riferita alla Madonna Regina di Genova.
La Vergine, a cui tante volte in precedenza era stata attribuita la salvezza della Superba, questa volta non è riuscita a proteggerla dai suoi stessi spietati cittadini.
Le millenarie palazzate dei quartieri della Marina, della Madre di Dio, dei Lanaiuoli e dei Servi sono andate infatti distrutte dalla scelleratezza umana in nome del progresso.
Purtroppo a dominare il colle di Carignano oggi è rimasta sola la Basilica di Santa Maria dell’Assunta.
L’ignobile opera demolitrice si svolse incessantemente a partire dal 1972 fino al 1980.
Sia imperitura vergogna della Commissione Astengo istituita dal Sindaco Pertusio che l’ha decisa, del Cardinale Siri che l’ha approvata e benedetta e degli architetti Dasso, Bruzzone e Aulenti che l’hanno progettata e attuata.
A parziale soddisfazione di tale imperdonabile offesa ci ha pensato il tempo rendendo il moderno quartiere della Regione, che ha sostituito quello più antico, un vuoto e triste contenitore senz’anima e vita.