“Il Cristo senza mani”…

Nella centralissima Piazza Banchi si trova una delle chiese più amate e, senza dubbio alcuno, particolari di Genova. Fra le tante peculiarità di questo edificio religioso, appartenuto alla Repubblica e non alla Curia, assai suggestiva è quella legata alle vicende di una curiosa statua in gesso (calco servito per una fusione in bronzo). Di paternità ignota, la scultura, collocata nella cappella di destra, è stata trovata con le mani fortuitamente spezzate, nel magazzino di un marmista. Una volta restaurata è stata associata ai devoti versi della preghiera dell’anonimo fiammingo del XV secolo: “Cristo non ha mani – ha soltanto le nostre mani – per fare oggi le sue opere”. L’opera  nota appunto come “Il Cristo senza mani”, oggi fa bella mostra di se valorizzata da un’appariscente drappo rosso che gli fa da scenografica quinta.

Cristo non ha mani,
ha soltanto le nostre mani
per fare oggi le sue opere

Cristo non ha piedi,
ha soltanto i nostri piedi
per andare oggi agli uomini.

Cristo non ha voce,
ha soltanto la nostra voce
per parlare oggi di sé.
Cristo non ha forze
ha soltanto le nostre forze
per guidare gli uomini a sé.

Noi siamo l’unica Bibbia
che i popoli leggono ancora.
Siamo lì’unico Vangelo
scritto in opere e parole.

*anonimo fiammingo del XV sec.

Storia di una Chiesa particolare…

 profondamente genovese…
In Piazza Banchi attigua all’antica Porta di S. Pietro fin dal 862 esisteva, appena fuori le mura, l’omonima chiesa.
Nel 1398, a causa di un vasto incendio, rimase al suo posto un cumulo di tristi macerie fino a quando, alla fine del secolo successivo, venne demolita per permettere la costruzione del palazzo nobiliare di Giannotto Lomellini, Doge della città.
In seguito ad un voto compiuto nel 1583 dal nobile durante la peste, la lussuosa dimora venne abbattuta.
Soltanto le costruzioni a livello della strada rimasero intatte.
Si decise così di ricostruire la chiesa e, caso unico al mondo, si stabilì di tassare i commercianti che, in questo modo, poterono ottenere la concessione delle botteghe sottostanti.
Rispetto a quella originaria l’architetto Bernardo Cantone spostò la facciata rivolgendola non più a mare, bensì sulla Piazza e aggiunse sia la coreografica balaustra marmorea che lo scalone di accesso.
Terminata nel 1590 la chiesa di S. Pietro prese il nome della Porta, in ricordo della vicinanza all’arco dell’antica porta.
Testimone secolare di liti, omicidi (celebre teatro dell’assassinio del musico Stradella), rivolte, contrattazioni, scambi, commerci S. Pietro in Banchi ,come identificata dalla maggioranza, è la chiesa che meglio rispecchia l’approccio tutto genovese, come direbbe De André, “al sacro e al profano”.
L’edificio dovette subire anche l’onta dei bombardamenti di Re Sole nel 1684 e, soprattutto, quelli alleati del 1942.
Ristrutturata per l’ennesima volta si mostra come ancora oggi la vediamo, nonostante i disarmonici squilibri, in tutta la sua scenografica presenza.

“Chiesa di Piazza Banchi”. Foto di Leti Gagge.