Storia di nasi, orecchie, embarghi…

di partite a scacchi… e di vendette…. quando si dice perdere la Trebisonda…
Siamo nel 1314 e Megollo Lercari è ospite di Alessio II Re di Trebisonda sul Mar Nero, quando, durante una partita a scacchi, viene provocato e insultato da un suo cortigiano, un tal Andronico, favorito del sovrano.
Megollo viene placato dai presenti mentre il Re prende le difese del suo suddito.
Lercari, infuriato, rientra a Genova, raduna amici e parenti, arma due galee e ritorna nel Mar Nero, posizionandosi all’ingresso del porto della città turca impedendo a chiunque di avvicinarsi, pena il taglio di nasi e orecchie che vengono conservati in un vaso di salamoia.
Commosso da un vecchio marinaio, pronto a sacrificarsi pur di salvare i tre nipoti a bordo con lui, lo grazia affidandogli il vaso da consegnare al Re.

Questi, intimorito, consegna il suddito insolente al nobile genovese il quale, raggiuntolo sulla spiaggia tremante, gli intimò di girarsi e gli sferrò un calcio nel sedere, proferendo il famoso epitteto, alludendo sarcasticamente al rapporto intimo che lo legava al monarca:

"Fronte del Palazzo Lercari".
“Fronte del Palazzo Lercari”.
“La costruzione del fondaco di Trebisonda”. Affresco cinquecentesco di Luca Cambiaso al piano nobile di Palazzo Lercari Parodi in Via Garibaldi 3.
“Non aver paura… non sai che i Genovesi non se la prendono con le femminucce”.
Secondo un’altra versione che non cambia la sostanza Megollo sferrò un calcio nel volto di Andronico. Il genovese stipulò nuovi accordi commerciali, ottenne privilegi daziari e il permesso di costruire un fondaco nella città turca. Le vicende del condottiero sono illustrate al piano nobile di Palazzo Lercari da un dipinto di Luca Cambiaso e, presso Villa Spinola di San Pietro a Sampierdarena, in un ciclo d’affreschi del 1622 – 1625, da Giovanni Carlone, figlio del più celebre Taddeo.

Ecco perché nella parte esterna di S. Lorenzo è presente una scacchiera e, in Via Garibaldi, il Palazzo Lercari mostra sul portone d’ingresso due telamoni, scolpiti da Taddeo Carlone, privi di nasi e orecchie.

“Megollo riferisce l’accaduto a parenti e amici”. Villa Spinola, Giovanni Carlone.
“Megollo impone l’embargo e, a chi lo viola, dà battaglia”. Villa Spinola, Giovanni Carlone.
“La consegna del barilotto contenente i nasi e le orecchie in salamoia”. Villa Spinola, Giovanni Carlone.
“Al centro della scena Megollo sferra il calcio in volto ad Andronico”. Villa Spinola,  Giovanni Carlone.
In Copertina: Il portone con i telamoni di palazzo Lercari Parodi in Via Garibaldi n. 3. Foto di Stefano Eloggi.

Storia di una misteriosa scacchiera…

Incastonata sulla parete esterna di sinistra della Cattedrale di S. Lorenzo compare una misteriosa scacchiera.
Questa appartenne a Megollo Lercari che nel 1314, ospite a Trebisonda del Re Alessio II, venne durante una partita a scacchi, da un suo cortigiano insolentito, un tal Andronico.
Megollo diede scacco matto al suo avversario e, come già narrato in apposito post, mise in atto la sua terribile e feroce vendetta:
“Sappi tu e sappiano i Greci tutti che chi offende un genovese deve attendere inesorabile il castigo.

"Atrio e scalone di Palazzo Lercari".
“Atrio e scalone di Palazzo Lercari”. Foto di Leti Gagge.
“Affresco cinquecentesco di Luca Cambiaso al piano nobile di Palazzo Lercari Parodi che illustra la costruzione del fondaco di Trebisonda”.

Noi genovesi siamo tutti della stessa tempra, per cui se io fossi morto o preso prima che la mia vendetta fosse compiuta, altri genovesi sarebbero giunti a portarla a termine”.
La scacchiera ricorda lo scacco matto della vendetta lavata con il sangue dal valoroso genovese.

“Megollo sferra un calcio al volto di Andronico”. Affresco del 1622 – 1625 di Giovanni Carlone presso Villa Spinola di San Pietro a Sampierdarena”.

Non tutti però concordano con questa versione. Almeno altre due sono le ipotesi accreditate dagli studiosi: la prima legata e correlata ad altre simbologie presenti in Cattedrale, rimanda ai cavalieri Templari dei quali la scacchiera sarebbe una esoterica testimonianza. La seconda, riferita dal Caffaro nei suoi Annali, racconta di una disputa, nel XII sec. al tempo della nascente rivalità fra Genova Pisa, risolta fra le due contendenti con una partita a scacchi vinta dai genovesi. In ricordo di quella vittoria la scacchiera sarebbe stata così murata in S. Lorenzo.