Scorci di Canneto

L’origine del toponimo rimanda alla presenza dei cannicci che costeggiavano il tragitto che degradava dal Piano di S. Andrea al mare.

Fino al X secolo il Canneto segnava il confine dell’antico castrum ed era fiancheggiato dalle prime mura cittadine che proprio in quel periodo vennero ampliate per inglobare il palazzo Fieschi (futuro Ducale) e la Cattedrale.

Il budello che si immette nel ventre cittadino è tradizionale meta degli acquisti alimentari natalizi.

Numerosi sono gli spunti storici artistici che si possono cogliere in questo caruggio.

Ad esempio in questo scatto sul lato sinistro s’intravede il cinquecentesco sovrapporta del civ. 67a/r con San Giorgio che uccide il drago.

Di fronte invece si scorge il profilo del contemporaneo portale del palazzo De Franceschi al civ. 72r.

In copertina: Canneto il Lungo. Foto di Leti Gagge.

L’aquila e il ninfeo in Canneto il Lungo.

Alla confluenza con via Chiabrera si trova, in Canneto il Lungo al civ. n. 17, il palazzo Gio Andrea Cicala, poi Donghi.

Si tratta di una secentesca residenza nobiliare ascritta al terzo bussolotto, quello meno prestigioso dei Rolli.

Rappresenta, a mio parere, un classico esempio delle inaspettate bellezze che si possono scoprire dietro ad un, apparentemente anonimo, portone.

Sul modesto portale campeggia l’aquila, lo stemma nobiliare del casato e sul trave è inciso il motto “Mora non Reqvies”.

Sbirciando al suo interno si scorge, in un piccolo atrio con colonne doriche e soffitti a volta, un ingombrante cancello in ferro battuto.

A fianco dello scalone, una seconda imponente cancellata protegge un ninfeo.

La grotta è concepita con conchiglie, pietre, stalattiti e stalagmiti e alla base presenta una grande vasca marmorea.

Sul grande arco sovrastante un sapiente mosaico disegna due animali araldici, uno stemma incoronato ed un mascherone.

La Grande Bellezza…

In copertina: portone di palazzo Donghi Cicala. Foto di Giovanni Caciagli.

L’aquila in Canneto

Sul portale del civ. n. 17 di Canneto il Lungo si nota lo stemma delle famiglie Cicala e Donghi che si sono succedute nella proprietà dell’edificio.

Nell’ovale marmoreo è raffigurata un’aquila coronata, mentre sul trave è inciso il motto: “Mora non Reqvies”.

Curioso il fatto che il rapace fosse il simbolo di entrambe le famiglie:

un’aquila su sfondo rosso coronata d’argento quello moderno dei Cicala, su azzurro coronata d’oro quella dei Donghi.

Canneto il Lungo

Prima del X sec. , al tempo della primissima cinta, qui sorgevano le mura e il Canneto (una lunga sequenza di cannicci che costeggiavano il fossato che da S. Andrea scendeva fino al mare) delimitava il Castrum, la parte più antica della città. Questo prezioso scatto immortala la millenaria Croce dei Valoria. L’incrocio con Vico Valoria presentava un tempo ben 4 logge di cui 3 oggi sono scomparse. La quarta – murata – è ancora visibile alla base del palazzo Maruffo Fieschi, su cui si staglia l’omonima strepitosa torre.
Di fronte s’intravvede Il cinquecentesco portale di palazzo De Franceschi.
La Grande Bellezza…