“… E mi chiedo perché non ci vivo…”

storia di uno scrittore ammaliato anch'egli contagiato da una strana malattia “Le mal de Genes”.

“Tutte le volte che vengo a , mi dico che è la più bella città del mondo.
E mi chiedo perché non ci vivo, sebbene, dal primo momento, ormai lontanissimo, in cui l'ho vista, abbia mai desiderato altro. Un'altra domanda, rivolta non più a me stesso, ma ai miei amici.
Se un viaggiatore, mettiamo un giapponese, che fa il del mondo in pochi giorni, avesse a disposizione un solo giorno per vedere la Francia, e uno per l'Inghilterra e uno per l': se, quindi, non potesse visitare che una sola città per nazione, è chiaro che, per la Francia e l'Inghilterra, gli si mostrerebbe e Londra: certo non sono tutta la Francia e tutta l'Inghilterra, ma le rappresentano, o meglio, le presentano, rispettivamente, con assoluta fedeltà.
Ma, e per l'Italia? Né Roma, né Firenze, tantomeno Milano, o Venezia, darebbero l'idea.
Forse ? Non ci può essere dubbio.
La risposta non può che essere una: GENOVA.
Perché Genova, pur avendo una fisionomia così particolare, assomiglia un poco, pezzo per pezzo, a tutte le città italiane.
Ha vie colorate come Palermo, lungomare come Napoli e Bari, calli come Venezia, colline come Ancona, monumenti come Roma e Firenze, animazione come Bologna, industriale come Milano, quartieri ottocenteschi come Torino.
Tutta l'Italia, ormai, e tutte le epoche della storia italiana si sono riversate intorno al vecchio centro medievale di Genova.
L'antico e il nuovo, il sud e il nord: il mare e il monte: il clima, che è mediterraneo, e il gruppo etnico dominante, che è ligure.
Ed è Ligure, è genovese, perfino il senso più moderno e più vivo del nostro : l'idea Repubblicana.
“… Mi è di guida l'amico Remo Borzini, che della sua vecchia Genova sa tutto.
Guida del resto, indispensabile.
Chi, se no, potrebbe mettere piede in questa città fatta di macerie, di abbandono, di spavento, di sporcizia ma anche di meravigliosa bellezza, di sublime incanto scenografico e romantico?”
Brani tratti da “ Regione Regina” del 1969.
di Mario Soldati, giornalista, scrittore e regista cinematografico.

“È qualcosa di indescrivilmente bello…”

storia di un musicista tedesco… travolto, inebriato e sconvolto dalla … qui trova “l'Oro”..
“Io non ho visto nulla come questa ! È qualcosa di indescrivilmente bello, grandioso, caratteristico: e Londra al confronto con questa divina città scompaiono come semplici agglomerati di case e di strade senza alcuna forma.
Davvero non saprei cominciare per darti l'impressione che mi ha fatto e continua a farmi tutto ciò: io ho riso come un fanciullo e non potevo nascondere la mia gioia”.
Con queste euforiche parole Richard Wagner, celebre compositore tedesco, descriveva nel 1853 alla moglie le sue impressioni su Genova.
A tal punto inebriato da quello che aveva visto da scrivere ancora alla consorte:”Per offrirti nel tuo compleanno il dono secondo me più grande, ti prometto oggi di farti fare nella prossima primavera una gita a Genova…”
Terminato il soggiorno genovese il musicista prosegue verso il Sud ma, a , lo prese un angosciante malessere e il desiderio di non continuare il viaggio.
Dopo una lunga passeggiata nei boschi Wagner cadde spossato a letto e, nel delirio del dormiveglia creativo, si svegliò impaurito con la sensazione e il suono dello sciabordio delle onde, quello stesso ritmico flusso che, a lungo, aveva ascoltato sulla rena genovese.
Subito il compositore si rese conto di aver avuto la rivelazione del suo capolavoro, opera che sentiva già dentro di se, ma che non riusciva a definire chiaramente, il celeberrimo “Oro del Reno”.
L'artista, padrone ormai della sua creatura, decise di rientrare a Zurigo e completare la partitura.
L'Ode musicale romantica per eccellenza quindi, più che dalle correnti del Reno, è stata ispirata dalle onde della Superba.

“E tanti sun …

li zenoexi, e per lo mondo si destexi, che und'eli van o stan, un'atra Zenoa ge fan”.
Trad: “I sono così numerosi e sparsi per il mondo che ovunque vadano o risiedano, creano un'altra .”
Cit poeta anonimo genovese del tredicesimo secolo…
Ovunque ci sia terra o uno scoglio in mezzo al mare la Croce di vedrai sventolare…

“Nietzsche che dice”…

“Rendo grazie alla sorte… che mi ha fatto capitare in quella dura, austera città durante gli anni della decadence … Quando uno va a Genova è come se ogni volta fosse riuscito ad evadere da sé: la volontà si dilata non si ha più coraggio di essere vili.
Mai ho sentito l'animo traboccante di gratitudine, come durante questo mio pellegrinaggio attraverso Genova”…

… “Genova. Io mi sono guardato questa città, con le sue ville, i suoi parchi e l'ampio circondario delle sue colline e dei suoi declivi, tutti abitati, per un bel po'; debbo infine dire che vedo volti di stirpi passate, ché questa regione è disseminata di immagini di uomini arditi e sicuri di sé. Hanno vissuto e voluto continuare a vivere: me lo dicono con le loro case, costruite e abbellite per i secoli, e non per l'ora fugace; amavano la vita, per quanto spesso potessero essere malvagi con sè stessi”…

… “Là voglio essere io: e confido in me, d'or innanzi, e nel mio timone. Aperto è il mare: nel suo cupo azzurro si spinge la mia prora genovese. Tutto sempre più nuovo mi diventa. Alle mie spalle è Genova. Coraggio! Se la mia nave guidi,  Carissima Victoria!

Così scriveva nel 1888 ai suoi familiari a proposito del suo soggiorno genovese.
Il filosofo tedesco capitò e abitò spesso in città dimorando sempre in luoghi diversi; pensioni nel o umili stanze in Via Palestro prima e, in , poi.

“Ritratto di Nietszche”.

“Nel Nord  -prosegue- a chi osservi l'architettura delle città si impongono la legge e un desiderio generalizzato di legalità e di obbedienza: vi si indovina quella interiore tendenza a conformarsi e a equipararsi che doveva prevalere nell'anima di tutti i costruttori. Qui invece [a Genova], dietro ogni angolo, trovi una persona a sé, che conosce il mare, l'avventura e l'Oriente, un uomo poco incline alla legge e al vicino, che gli giungono noiosi, e misura con sguardo invidioso tutto ciò che è antico e già fondato: egli vorrebbe, con uno scaltro prodigio della sua fantasia, rifondare tutto ciò almeno nel pensiero, mettervi la sua mano e la sua sensibilità – fosse anche per un istante di un soleggiato pomeriggio in cui la sua anima malinconica e insaziabile avverte, per una volta, sazietà, e al suo occhio possono presentarsi soltanto cose proprie e non più estranee”.


Ma Friedrich non disdegnava nemmeno il bel clima della Riviera crogiolandosi al sole della Ruta, di Santa Margherita e di , tutte località da questi frequentate e vissute.
Durante il soggiorno nella nostra regione compose, oltre a numerose poesie ispirate da Genova, anche alcune delle sue principali opere che avrebbero influenzato il pensiero occidentale quali: “La Gaia Scienza”, “Gli idilli messinesi”, “Così parlò Zarathustra” e “Aurora”.
“Felice e superbo” sono gli aggettivi che più sovente il Tedesco associa al suo nuovo “sentire”, percepisce , Paganini e come tre superuomini da cui trarre esempio ed energia…
E poi il clima, il sole, il mare… le caratteristiche peculiari del Sud espresse in una città del Nord, sconvolgente per un tedesco!
… anche nel pensiero del più influente filosofo… Genova.