Portale Vico Denegri

A pochi passi dalla brulicante piazza Banchi si imbuca un caruggio molto meno frequentato: vico Denegri.

Qui, superato la famosa loggia con la colonna ottagonale di palazzo Ambrogio Di Negro, varcato l’archivolto si è improvvisamente proiettati in un altro mondo.

Un mondo fatto di abbandono, trascuratezza e disamore purtroppo per la propria città.

Capita così che il portale in marmo bianco del civ. n. 8 sia trasandato.

Le colonne doriche e lo stemma abraso, oltre al degrado e alla sporcizia, subiscono l’onta dei gradini consunti e, soprattutto, dell’antistante sede stradale sconnessa con lastre di pietra addirittura divelte.

In Copertina: Il portone del civ. n. 8 di vico Denegri. Foto di Giovanni Cogorno.

Vico Denegri

Vico Denegri costituisce tipico esempio delle suggestive atmosfere che si possono respirare nei nostri vicoli.

Il caruggio deve il suo nome all’omonima famiglia originaria di Portovenere.

Il capostipite di tale schiatta fu nel XII secolo un tal Manfredo detto, probabilmente per il colore brunito della sua carnagione, il Negro. Da qui quindi l’origine del cognome del casato.

Fra i membri dei Di Negro si segnalano illustri ammiragli: Guglielmo nella missione del 1205 per difendere Siracusa, Giacomo di Ottone nel 1257 contro i Pisani, Luchino di Galeotto nel 1330 al servizio del re di Napoli Roberto D’Angiò.

Salvago Di Negro nel 1334 fu invece straordinario capitano che al comando di 10 galee sconfisse la temibile e più numerosa flotta catalana.

Degna di menzione anche Franceschetta di Sigismondo che nel 1447 dette alla luce la futura Santa Caterina di Genova, ovvero Caterina Fieschi Adorno.

Nel 1528 i Di Negro formarono (a parte un ramo già confluito nei Giustiniani) il quarto albergo della riforma doriana.

Nel 1585 Ambrogio di Benedetto fu Doge e numerosi poi dal ‘500 a fine ‘700 furono i senatori della Repubblica. Nel 1586 Benedetto di Giuseppe Giustiniani Di Negro rivestì la carica di Cardinale.

Ma il personaggio più famoso fu senza dubbio Andalò di Salvago. Figura di ingegno poliedrico. Fu scienziato, astrologo, poeta, ambasciatore, amico di Marco Polo e nel 1342 addirittura maestro del Boccaccio.

L’inquadratura dello scatto ritrae il tratto di caruggio successivo alla loggia del Palazzo Ambrogio Di Negro il cui ingresso principale si trova in Via San Luca n. 2.

Anticamente qui aveva sede la corporazione degli Acquavitai e perciò il vicolo era noto anche come il caruggio dell’Acquavite.

Vico Denegri muri ricchi di fascino e storia.

In copertina: Vico Denegri. Foto di Leti Gagge.

La Colonna ottagonale

Vico Denegri prende il nome dalla nobile famiglia Dinegro originaria di Portovenere.

Per via della presenza in loco delle botteghe della corporazione dei distillatori il caruggio era anticamente noto come Vicolo dell’Acquavite o degli Acquavitai.

Qui ha sede, anche se l’ingresso principale dell’edificio è in Via San Luca n. 2, la loggia del Palazzo di Ambrogio Di Negro.

A fianco una lapide recita: “Il Nome di Questo Vicolo Ricorda / Andalò Di Negro / Tra i Sapienti dell’età sua sapientissimo / 1300.

Andalò intraprese numerosi viaggi in qualità di ambasciatore sia nel Mediterraneo che in tutta Europa. Fu maestro e amico di molti suoi illustri contemporanei come Marco Polo e Boccaccio. Come testimoniato da alcuni suoi scritti conservati in diverse biblioteche europee il Di Negro fu anche medico, chimico, scienziato e poeta.

Al civ. n. 4 la loggia con due grandi arcate a sesto acuto, tamponata con un’ampia vetrata, si distingue per la presenza di una strepitosa colonna ottagonale in pietra bianco nera. In cima i resti di un capitello sul quale si possono ancora ammirare tracce di un volatile.

La Grande Bellezza…

In copertina Vico Denègri. Foto di Stefano Eloggi.