Vico de Gradi

Vico de Gradi si interseca con vico del Filo e si trova nel dedalo di caruggi compreso tra San Lorenzo e Canneto il Curto.

Il piccolo vico in parte occupato dai tavolini di elegante locale ( Nouvelle Vague ristorante, enoteca, bar, musica dal vivo e libreria) deve il suo nome all’omonima famiglia di origini lombarde che aveva qui, a partire dal 1450, le sue dimore in città.

Nel 1528 con la riforma degli Alberghi confluiscono nella casata dei Cicala.

Da tempo risultano estinti.

In Copertina: Vico de Gradi. Foto di Antonio Corrado.

“O caroggio do fi u nu va ciù dritu a San Loenso”…

Carrubeo Fili questo era il suo antico nome. Il toponimo trae origine dalla zona dove fino al XIV sec. si lavorava il lino. Nel 1400 vi si stabilirono anche le botteghe dei copisti, gli artigiani che riproducevano i manoscritti su pergamena decorandoli con preziose miniature.

Per secoli, prima del riassetto urbanistico iniziato nel 1835, il vicolo si dipanava in salita, districandosi in un dedalo intricato di caruggi, fino a pochi metri dalla porta di destra della cattedrale. La sistemazione del quartiere si era resa necessaria sia per fornire il duomo di una piazza degna di tal nome, che per dare adeguato sfogo alle merci che transitavano in Piazza Caricamento.

Ebbe così origine, in quell’epoca, il celebre detto “O caroggio do fi u nu va ciù dritu a San Loenso”, ovvero il caruggio del filo non va più dritto in San Lorenzo, ad indicare che a volte, purtroppo, le cose vanno storte e non più dritte come ai bei tempi.

“Edicola di Vico del Filo all’incrocio con Vico Cinque Lampadi”.

Dell’antico percorso oggi rimane traccia fino al punto in cui, a pochi passi da San Lorenzo, il caruggio gira a sinistra spegnendosi nel loggiato di Palazzo Cicala.