Il Bagnùn de Ancioe

Il Bagnùn de Ancioe (Bagnùn di Acciughe) è il piatto tipico di Riva Trigoso, borgo marinaro, frazione della, con le sue celebri baie, più nota Sestri Levante.

Si tratta di una zuppa a base di acciughe, pomodoro, gallette del marinaio e olio.

Quelle stesse gallette del marinaio un po’ pane e un po’ biscotto ingrediente insostituibile di un altro capolavoro della cucina ligure, il Cappon Magro.

Il Bagnùn nasce a bordo delle lampare e dei leudi quando già nel ‘800, essendo l’acciuga la regina del pescato, i marinai lo cuocevano sui fornelli a carbone.


Da 1960 al Bagnùn viene dedicata un’apposita sagra estiva il penultimo fine settimana luglio.

Pescatori al lavoro durante la sagra del Bagnùn.

In quest’occasione la zuppa offerta gratis, pena interminabili code smaltite con zelo dai volontari, attira migliaia di visitatori.

Il Bagnùn si può comunque gustare, pescato permettendo, tutto l’anno nelle trattorie del borgo e dei paesi limitrofi.

Se passate nel Golfo del Tigullio, merita, non perdetevelo. Un piatto sincero e verace della nostra tradizione.


Ingredienti e dosi (Per 4 persone)

  • 1 kg di acciughe fresche
  • 1-2 spicchi d’aglio
  • un ciuffo di prezzemolo
  • 1 mazzo di basilico
  • 1 cipolla
  • 500 g di pomodori da sugo
  • 1 bicchiere di vino bianco secco
  • 2 cucchiai d’olio extravergine (possibilmente ligure)
  • 4 gallette del marinaio
  • sale q.b
    Preparazione
    Pulire bene e sviscerare le acciughe.
    Tritare le verdure (escluso il basilico) e soffriggerle in padella nell’olio, fino a ché imbiondiscono.
    Eliminare l’aglio.
    Unire i pomodori anch’essi tritati, regolando di sale e cuocendo per una decina di minuti.
    Aggiungere le acciughe e cuocere, senza mai scuotere il tegame, un’altra decina di minuti, col vino bianco, a fuoco moderato.
    Impiattare il Bagnùn nelle fondine, sopra le gallette, bagnate prima nel vino bianco e precedentemente strofinate con aglio.

    Ricetta dal sito Il Tigullio.

In Copertina: Il Bagnùn. Foto di Ambrogio Razzini.

“Come nelle favole”…

Il viaggio in Italia, per quelli che se lo potevano permettere costituiva tappa obbligata per la formazione culturale dell’artista: pittori, scultori, romanzieri, scrittori, poeti e filosofi  provenienti da ogni angolo d’Europa percorrevano il Bel Paese assetati di conoscenza, famelici di bellezza, in cerca d’ispirazione.

Nel 1833 anche un giovane e ancora sconosciuto Hans Christian Andersen arrivò a Genova dove rimase meravigliato ad ammirare il mare. I colori erano più intensi, nitidi, vivaci rispetto a quelli a cui era abituato sulle coste della sua terra natia, la Danimarca. Un’esplosione di mediterranea  bellezza che lo incanta come una fiaba e lui si che di fiabe se ne intendeva.

L’autore di celeberrime favole quali, fra le tante, “La Principessa sul Pisello”, “La piccola fiammiferaia”, “La Sirenetta” o il “Brutto Anatraccolo” (“I Vestiti dell’Imperatore la mia preferita”) racconta nei suoi appunti di essersi perso nel dedalo dei  caruggi  nel tentativo di raggiungere il teatro Carlo Felice dove aveva intenzione di assistere all’opera “Elisir d’Amore” di Gaetano Donizetti.

“Limoni di S. Ilario”. Foto di Leti Gagge.

“Per la prima giornata, il viaggio da Genova verso sud, lungo il mare, è uno dei più belli che si possano fare. Genova poi sorge sulle colline, in mezzo ad oliveti verdi-azzurri. Nei giardini crescevano aranci e melograni, e i lucenti limoni verde pallido facevano pensare alla primavera, proprio allora che noi scandinavi ci approssimiamo all’inverno. I temi degni d’un quadro succedevano l’uno all’altro; per me tutto era nuovo e indimenticabile, e vedo ancora adesso gli antichi ponti ricoperti d’edera, i cappuccini per la strada e le schiere di pescatori genovesi con i berretti rossi in testa. La costa era tutto uno splendore, con le belle ville e il mare costellato di velieri e vapori dai camini fumanti”.

“Statua di Andersen che emerge dalle acque del porto di Odense, sua città natale”.

Lasciata in eredità a Genova questa solare e vitale descrizione, colorata come un quadro impressionista di Monet, Andersen si diresse verso Sestri Levante. In onore di questo suo soggiorno nel Tigullio una delle due baie del golfo sarà chiamata (grazie ad una felice intuizuone di Enzo Tortora) la Baia delle Favole e dal 1982 costituirà impareggiabile scenario del premio internazionale di narrativa per l’infanzia a questi intitolato.

In Copertina: Panorama di Genova dalla spianata di Castelletto. Foto di Leti Gagge.