La lastra dei Malocello

Sul portale di San Gottardo della cattedrale di San Lorenzo è incastonata una lastra con iscrizioni celebrative e stemmi araldici della famiglia Malocello.

Una schiatta originaria di Varazze che ebbe fra i propri esponenti ammiragli, diplomatici, senatori ed esploratori.

Nel 1231 si segnala un tal Barbone capitano di ben 15 galee. Nel 1241 Giacomo è almirante del Papa.

Nel 1339 Pietro è l’artefice, presso la sua villa di Sturla, dell’avvelenamento di Simone Boccanegra, primo doge di Genova.

Furono a lungo signori di Varazze e Albissola prima di cederla dietro cospicuo compenso alla Repubblica.

Nel 1528 con la riforma degli Alberghi furono ascritti nei De Marini.

Il casato si è da secoli estinto ma la sua gloria si perpetua nel nome dell’isola canaria di Lanzarote intitolata a Lanzarotto (o Lanzerotto) l’esploratore che la scoprì nel 1312.

In Copertina: la lastra dei Malocello.

Antonio il mercante esploratore…

In piazza Cattaneo è affissa una lapide che ricorda Antonio Malfante mercante genovese del XV sec.

La pietra celebrativa venne apposta nel 1936 in piena epoca fascista come propaganda delle imprese colonialiste del regime.

Antonio Malfante fu infatti il primo uomo occidentale di cui si ha notizia a viaggiare via terra nel nord Africa.

Tra il 1446 e il 1447 la carovana di Antonio penetrò nella zona sahariana e sub sahariana spingendosi poi alla ricerca del leggendario oro di Palola.

Imparò diverse lingue locali e strinse rapporti commerciali con i potentati degli attuali stati di Marocco e Algeria. Presso quest’ultimo sultanato ottenne addirittura protezione dallo sceicco Sidi Yahia ben-Idir.

Antonio raccolse in un diario le informazioni, frutto delle conversazioni con lo sceicco, sulle popolazioni del Sahel e dell’Antica nera.

A lui si devono, ad esempio, le prime notizie sulla tribù nomade dei Tuareg.

Il pioniere genovese fece in tempo a tornare a Genova per illustrare alla nobiltà mercantile cittadina le enormi potenzialità delle terre da lui visitate.

Il coraggioso esploratore morì purtroppo a soli quarant’anni nel 1450 a Maiorca nelle Canarie scoperte anch’esse, guarda caso, nel 1312 da un altro navigatore genovese, Lanzarotto Maloccello.

Il mondo conosciuto in quei secoli stava allargando i propri orizzonti e i Genovesi, con le loro abilità nautiche e cartografiche, ne furono i principali protagonisti.

Storia breve di grandi marinai…

… esploratori…
Genova, la Dominante del mare, detta poi Superba dal Petrarca, da tempo immemore ha costruito la sua fortuna con i commerci con il Levante e, quando questi sono stati messi in pericolo dalle orde mongoliche, ha esplorato nuove soluzioni.
Come nel 1291, quando Tedisio Doria e Ugolino e Vadino Vivaldi armarono due galee e intrapresero “il folle volo” da cui Dante trasse ispirazione per narrare di Ulisse nella Divina Commedia.

"Il dantesco folle volo di Ulisse"
“Il dantesco folle volo di Ulisse”

Si diressero allo stretto di Ceuta, varcarono le colonne di Ercole, cosa a quel tempo inaudita, e solcarono l’Oceano, veleggiarono lungo le coste di Gozora (Agadir, Marocco del sud).
Dopo di ciò di loro non si ebbero più notizie, probabilmente naufragarono e, se sopravvissero, si accompagnarono a qualche solare indigena ma non fecero più ritorno.
In ogni caso avevano anticipato la rotta e segnato la via.
Così si concluse un secolo, il Duecento, in cui i Genovesi avevano già ampiamente dimostrato di essere, nelle cose di mare, inarrivabili.
Basti pensare a Ugo della Volta primo Ammiraglio di Castiglia, al Lercari e al da Levanto Ammiragli di San Luigi re di Francia, al Boccanegra creatore dell’Arsenale di Aigues Mortes o ad Ansaldo Mallone al servizio dell’Inghilterra e a Benedetto Zaccaria  “almirante mayor de la Mar” della flotta militare castigliana.
Così nel Trecento e, soprattutto nel Quattrocento, i Genovesi al servizio delle potenze straniere, delineano il mondo e lo tracciano sulle proprie cartine (visibili a Palazzo Ducale, Museo Galata e Museo navale di Pegli), arte nella quale dimostrano tutta la propria perizia:
In Portogallo i Pessagno, ammiragli per diritto familiare sono gli antesignani della ricerca di “vie nuove”;
Lanzarotto di Malocello (da cui il nome dell’isola di Lanzarote) scopre la rotta delle Canarie (1312) ; Nicoloso da Recco quella delle Azzorre (1341); Antonio da Noli quella di Capoverde (1441) ; infine Antonio Usodimare insieme al veneziano Alvise da Mosto, la via lungo le coste africane, fino al Golfo di Guinea (1445).
Senza dimenticare, stavolta via terra, sempre in Africa, la presenza alla ricerca dell’oro di Palola, di Antonio Malfante (1447).

"Lapide di Ansaldo Mallone in Piazza Cattaneo".
“Lapide di Antonio Malfante in Piazza Cattaneo”.

"Lapide di Noli in ricordo di Antoniotto illustre concittadino".
“Lapide di Noli in ricordo di Antoniotto illustre concittadino”.

E, quando il mondo non avrà più segreti, troppo piccolo per soddisfare la sete di avventura, la voglia di esplorare e, il bisogno di espansione in nuovi mercati si sarà palesato impellente, i nostri avi ne inventeranno uno nuovo.
Nel 1492 Cristoforo Colombo il più celebre e qui sarò blasfemo, ma non il più grande dei nostri Ammiragli, scoprirà il Nuovo Mondo.