Portale di San Pancrazio 2

Nei dintorni della chiesa di San Pancrazio i muri sono più che mai testimoni di un lontano passato: edicole, sovrapporta e incisioni si trovano, nei dintorni della chiesa, in ogni angolo.

Al civ. n. 2, per esempio, ecco un antico portone cinquecentesco interamente in pietra nera di Promontorio.

Il sovrapporta è decorato con due ghirlande ed uno stemma (forse dei Pallavicini che avevano giurisdizione sulla contrada) completamente abraso.

Gli stipiti sono lineari mentre l’architrave è cordonato.

San Pancrazio

Nella zona retrostante Sottoripa, Fossatello e la Basilica di S. Siro, si incontra la chiesa intitolata a San Pancrazio.

Le sue origini risalgono al 1023 e, come San Marcellino e gli altri edifici della “Ripa maris”, aveva ragion d’essere in funzione dei flussi delle crociate. Sul finire del ‘500 divenne parrocchia gentilizia delle nobili famiglie dei Calvi e dei Pallavicino. Come gran parte dei quartieri circostanti l’edificio religioso venne distrutto nel 1684 dai bombardamenti di Re Sole.

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“L’altare e la statua di San Pancrazio eseguiti da Filippo Parodi, dietro il cinquecentesco trittico fiammingo e, in basso a sinistra, il vessillo dei Cavalieri di Malta”. Foto di Leti Gagge.

La sua ricostruzione settecentesca fu affidata all’architetto Ricca che le diede la conformazione con cui, nonostante i danni subiti durante gli attacchi aerei della seconda guerra mondiale, è giunta ai giorni nostri.

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“L’abside affrescata dal Boni con il miracolo di San Pancrazio”. Foto di Leti Gagge.

Al suo interno sono custodite alcune opere di rilievo come il settecentesco affresco del miracolo di San Pancrazio del pittore bolognese Boni e l’altare e la statua del Santo, lavori del Parodi. Degna di nota anche, sempre settecentesca, la scultura della Madonna della MIsericordia dello Schiaffino.

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“Il cinquecentesco trittico di scuola fiamminga attribuito all’Isenbrandt”.

Dietro all’altare, recentemente restaurato, si scorge poi il pezzo forte della chiesa,  il cinquecentesco trittico di scuola fiamminga attribuito ad Adrien Isenbrandt.

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Interni della chiesa. Foto di Stefano Eloggi.

Il singolare aspetto tondeggiante esterno e le simbologie scolpite qua e là testimoniano come, dal 1976 l’edificio religioso sia diventato la sede ligure ufficiale del “Sovrano Ordine militare di Malta”, teatro delle attività degli eredi dei Templari. I locali invece della sacrestia, lato Via Giannini, ospitano un poliambulatorio rivolto ai meno abbienti.

Alle 17 del sabato, trovandovi nei paraggi, crederete di assistere ad un corteo in maschera, invece osserverete i Cavalieri di Malta e i semplici cittadini che vi si riuniscono per celebrare la messa in latino.