Vico Carabaghe

Non si sa se l’origine del nome “Carabaghe”  ovvero il calarsi le braghe di popolare memoria sia dovuta alla vocazione erotica del quartiere oppure se sia legata all’etimo della vicina Salita del Prione dove, a far calare le braghe, erano invece i predoni. Secondo alcuni storici infatti il toponimo del prione deriverebbe dal latino barbaro “Predoni Castri”, poi “Montata Castri” che stava ad indicare la pericolosità del luogo, in mano ai briganti.

Quasi sicuramente invece l’interpretazione corretta del toponimo del vicolo deriva dal cinquecentesco utilizzo di piccole catapulte, denominate appunto “calabrage”, che servivano per lanciare sul nemico, oltre le mura, sassi di piccole dimensioni.

Gli strumenti bellici venivano quindi, data la vicinanza a Porta Soprana, ricoverati nell’attiguo caruggio che perciò ne assunse il nome, mutato nel tempo, in “carabaghe”.

In Copertina: Vico Carabaghe. Foto di Maria Beatrice.

Salita del Prione

Varcati Porta Soprana e piano di S. Andrea per giungere in Piazza delle Erbe si percorre in discesa salita del Prione.

Per i vecchi genovesi ancora fino agli anni ’70 del ‘900 questa zona era assimilabile al mercatino di piazza S. Elena, ovvero il luogo dove si vendevano merci di recupero.

Si riciclavano abiti, scarpe, piccolo mobilio, merci di contrabbando e, soprattutto, cimeli e divise militari della Seconda Guerra Mondiale.

Prima ancora negli anni ’50 sempre del secolo scorso a caratterizzare la contrada erano invece le numerose case di tolleranza che vi avevano sede.

Oggi il caruggio ha cambiato volto ed è popolato da bar, pub e locali che costituiscono ormai parte integrante della Movida notturna celebrata ogni fine settimana alle Erbe.

Salita del Prione ha una storia antichissima intorno alla quale, per spiegarne il toponimo, sono fiorite un paio di plausibili ipotesi:

la prima rimanda al termine Priön, una pietra posta in cima alla salita utilizzata dal cintraco (banditore) come piedistallo per i suoi proclami;

la seconda si rifà invece al termine latino barbaro Predoni Castri a significare, vista la vicinanza con una delle principali porte cittadine Porta Soprana, la pericolosità del luogo in relazione alla presenza dei briganti.

Di certo nelle mappe medievali la via era indicata come Montata (Montâ in genovese significa salita) Predoni.

In Copertina: scorcio floreale di Salita del Prione. Foto di Stefano Eloggi.

Madonna Immacolata in Salita del Prione 26

La statua della Madonna Immacolata in Salita del prione 26 ricoverata all’interno di un elegante tempietto di stile classico si segnala per la ricchezza della sua simbologia religiosa:

Nel timpano spezzato, fra nuvole e cherubini, è raffigurato il Padre Eterno mentre allarga le braccia ad indicare la sottostante statua della Vergine.

La Madonna invece con le mani giunte in preghiera poggia su un nembo di fiumi da cui spunta la testa animale del demonio mentre due angioletti svolazzanti sorreggono la corona della Regina della Città.

Sorveglia il tutto un cherubino che regge il cartiglio con l’epigrafe:

“Fons Vivvs” / Pvteis Esto.

L’edicola è autentica ma la statua esposta è un calco dell’originale custodita presso il Museo di Sant’Agostino.