Usciti dal convento di S. Anna si incontra un cancelletto poco visibile al cui interno si nasconde il piccolo chiostro di un ex convento di monache la cui struttura è inglobata negli edifici confinanti.
All’altezza del civ. n. 26 si possono ammirare gli stucchi settecenteschi di un’edicola votiva che conteneva un dipinto di cui non sono riuscito a trovare informazioni.
Al civ. n 6 il dipinto sec. XVII-XVIII all’interno del medaglione barocco è andato invece perduto.
Nel cortile del civ. n. 22r si trova un’altra votiva che raffigura la Madonna della Misericordia che, contrariamente alla rappresentazione classica con il Beato Botta, stringe fra le braccia un bambino.
In Copertina: Salita Inferiore di S. Anna. Foto di Anna Armenise.
“L’assenza solo apparente di architetture storicamente celebrate ha spesso allontanato la grande massa (formatasi attraverso la frusta retorica monumentalistica) da un’esatta percezione della segreta bellezza della superba, che crediamo risieda nella totalità del suo manufatto urbano, dove ciascun episodio architettonico, sacro o profano, è parte significativa di una lunga, lunghissima narrazione di secoli che è quindi una metafora della stessa idea di città. Genova, infatti, non può che apparire ai nostri occhi come città-paesaggio, laddove la stessa edilizia diviene paesaggio, adattandosi di volta in volta ai movimenti del terreno su cui è sorta, generando per effetto naturale sempre nuove e talora vertiginose prospettive. In altre parole, siamo immersi in una verticalità superba di fronte all’infinità orizzontalità del mare”.
Cit. Fausto Fantoni Minnella. Scrittore e saggista.
Questo incantevole scorcio che sembra quasi un quadro di in maestro impressionista ben rappresenta, a mio parere, i concetti di superba verticalità e sconosciuta bellezza illustrati dallo scrittore.
Qui alle spalle della frequentata Corso Magenta in circonvallazione a monte si scopre un angolo ovattato dove il tempo sembra essersi fermato. Magari giusto un momento per riprendere fiato prima di affrontare la salita di S. Anna che dal Poggio Bachernia si arrampica in Castelletto.
Genova da sempre sospesa tra l’infinito orizzonte marino e la verticale tensione verso il cielo.
La Grande Bellezza…
In copertina: Poggio Bachernia. Foto di Anna Armenise.
Percorrendo la Circonvallazione a Monte da Corso Magenta si accede in un luogo incantato dove il tempo sembra avere ritmi meno frenetici.
Salite le scalette di salita superiore di S. Anna ci si trova in una suggestiva piazzetta alberata dove si staglia l’omonima chiesa.
Questo silenzioso angolo della città, una piccola costa che divide la Valletta di Via Caffaro – appunto – da quella di S. Anna, è attraversata da una classica creuza che dal Righi scende a valle.
Sul Poggio Bachernia, dal nome del sottostante omonimo rivo, questo è il suo nome, nel 1584 vennero edificati dai Carmelitani Scalzi sia chiesa e convento.
Imboccando il breve vialetto a sinistra si accede alla celebre secentesca farmacia del convento con i suoi spettacolari arredi, vasellami, ricettari e mobilio d’epoca.
La Grande Bellezza…
In copertina: Il Poggio Bachernia. Foto di Leti Gagge.