Situata alle spalle di via Ravecca si trova la Piazzetta del Ninfeo alla quale si accede da una scalinata che si arrampica nel palazzo all’altezza del mercato di Piazza Sarzano.
L’origine del toponimo non è legata ad alcuna artistica fontana o scultura, bensì omaggia il fecondo accordo avvenuto nel 1261 nella residenza imperiale del Ninfeo (località dell’ odierna Turchia nei pressi di Smirne).
Secondo tale patto il capitano del popolo Guglielmo Boccanegra stipulava alleanza con l’imperatore bizantino Michele VIII Paleologo.
In virtù – appunto – del Trattato del Ninfeo Genova, nella guerra contro gli imperatori latini, si impegnava ad appoggiare con una potente flotta il monarca bizantino.
Di contro quest’ultimo garantiva in cambio l’allontanamento delle potenze concorrenti (pisani a parte) e privilegi commerciali tali da consentire ai Genovesi il controllo marittimo (a danno dei Veneziani) degli accessi al Mar Nero.
Il campanile di S. Agostino visto dalla scaletta di accesso alla piazzetta. Foto di Stefano Eloggi.
Tale piazzetta è frutto dell’opera di recupero della zona pesantemente devastata dai bombardamenti della seconda guerra mondiale effettuata l’ultimo decennio del secolo scorso.
Gli architetti hanno cercato, seppur rinnovando e reinventando lo spazio, di mantenere la storicità del luogo. Le case infatti decorate nei tradizionali colori pastello sono di dimensioni tutto sommato rispettose del contesto.
La piazzetta ha conservato la sua vitalità, oltre infatti ad ospitare alcune associazioni, spesso è presidiata da bambini che giocano al pallone o che scorrazzano con le biciclette.
Nell’aprile del 1204 durante la quarta crociata Bisanzio era stata conquistata dagli eserciti crociati con conseguente istituzione dell’Impero Latino d’Oriente, regno di fatto sotto l’influenza veneziana.
Tre piccoli stati bizantini Epiro, Trebisonda e Nicea non si rassegnarono al nuovo ordine costituito e continuarono a proclamarsi legittimi sudditi ed eredi dell’Impero Romano D’Oriente.
Fu così che Michele VIII Paleologo erede del trono di Nicea chiese aiuto ai genovesi per la riconquista di Costantinopoli.
Il 13 marzo del 1261 il futuro imperatore e la delegazione genovese inviata dal Capitano del Popolo Guglielmo Boccanegra, per sancire la nuova alleanza stipularono dunque, dal nome della località vicina a Bisanzio sede dell’incontro, il trattato del Ninfeo.
In cambio della fornitura di 16 navi in assetto da guerra dotate di equipaggi, ammiragli, armamenti e soldati Michele Paleologo s’impegnava a cedere la signoria di Focea (strategica per il commercio di mastice e allume di rocca), il diritto di passaggio negli Stretti del Mar Nero e soprattutto la cacciata dei veneziani dalla Crimea.
Genova privilegiato interlocutore con l’Oriente si apprestava quindi a vivere il periodo del suo – come brillantemente definito dal Lopez -“massimo fiore” che la porterà nel 1284 ad annientare Pisa alla Meloria e a mettere in ginocchio a Curzola nel 1298 Venezia.
Il Pallio ripulito. Foto Museo di Sant’Agostino.
Le teste leonine ancora oggi visibili sulla parte più antica di Palazzo San Giorgio, l’antico palazzo del Capitano del Popolo, provengono dal distrutto palazzo veneziano del Pantocratore di Costantinopoli asportate a mo’di trofeo per celebrare la schiacciante vittoria commerciale e politica sui rivali di San Marco.
Oltre ai benefici sopra citati l’Imperatore, in segno di riconoscenza, fece recapitare a Genova il giorno di Natale del 1261 due preziosissimi palli esposti sopra l’altare maggiore della cattedrale di San Lorenzo.
Dettaglio scena n. 14 che raffigura San Lorenzo sulla graticola.
Purtroppo dei due drappi uno, del quale non si ha più traccia, è andato perduto.
Dalla cattedrale di San Lorenzo dove è rimasto fino al 1633, il regale tessuto è stato trasferito fino al 1842 presso il demolito Palazzo dei Padri del Comune a Caricamento.
Da qui in poi le peregrinazioni nei due secoli successivi a Palazzo Tursi prima e Palazzo Bianco poi.
Il drappo rimasto invece misura 377 cm di lunghezza e 132 di altezza ed è realizzato in sciàmito di seta rossa.
Lo sciàmito è un tessuto più unico che raro utilizzato per gli abiti imperiali e papali caratterizzato da ricami e filati ricoperti di lamina d’argento e d’argento dorata.
Nel Pallio di San Lorenzo sono raffigurati, distribuiti su due livelli orizzontali, venti episodi di vita di Sisto, Lorenzo e Ippolito.
Le scene sono accompagnate da una scritta in latino a caratteri gotici e vanno lette partendo dalla figura centrale di destra verso sinistra. Queste scene descrivono i momenti salienti della vita dei protagonisti fino alla morte. La parte centrale del drappo invece raffigura Michele VIII Paleologo che entra nella cattedrale di Genova.
Dettaglio della scena n. 1 che raffigura bl’ingresso dell’imperatore Michele VIII Paleologo in San Lorenzo.
Nel 2009 il prezioso manufatto, probabilmente il più importante reperto medievale nel suo genere, è stato oggetto di un complesso restauro durato fino al 2018 presso l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, che lo ha così restituito alla città nel suo primitivo splendore.
Schema di lettura del pallio. Foto tratta da Wikipedia.
San Sisto vescovo di Roma ordina a San Lorenzo arcidiacono di vendere i vasi della chiesa
San Lorenzo vende i vasi della chiesa
San Lorenzo distribuisce ai poveri il ricavato della vendita dei vasi
San Sisto disputa con l’imperatore Decio
San Sisto viene decapitato
La sepoltura di San Sisto
San Lorenzo disputa con l’imperatore Decio circa i vasi dorati
San Lorenzo presenta all’imperatore gli zoppi e i ciechi a cui diede il ricavato della vendita dei vasi
San Lorenzo viene bastonato
San Lorenzo in carcere
In carcere San Lorenzo visita gli infermi che si presentano a lui
San Lorenzo converte il custode del carcere Tiburzio Callinico
San Lorenzo battezza Tiburzio Callinico
San Lorenzo è martirizzato sulla graticola
San Ippolito seppellisce San Lorenzo
San Ippolito disputa con l’imperatore Decio
San Ippolito è torturato con artigli di bronzo
San Ippolito smembrato con i cavalli
La sepoltura di San Ippolito
San Lorenzo che introduce l’altissimo imperatore dei greci Michele Paleologo nella chiesa genovese (scena centrale del drappo).
Oggi il Pallio di San Lorenzo è custodito presso il Museo di Sant’Agostino di cui costituisce ineguagliabile fiore all’occhiello.