Storia breve di grandi marinai…

… esploratori…
Genova, la Dominante del mare, detta poi Superba dal Petrarca, da tempo immemore ha costruito la sua fortuna con i commerci con il Levante e, quando questi sono stati messi in pericolo dalle orde mongoliche, ha esplorato nuove soluzioni.
Come nel 1291, quando Tedisio Doria e Ugolino e Vadino Vivaldi armarono due galee e intrapresero “il folle volo” da cui Dante trasse ispirazione per narrare di Ulisse nella Divina Commedia.

"Il dantesco folle volo di Ulisse"
“Il dantesco folle volo di Ulisse”

Si diressero allo stretto di Ceuta, varcarono le colonne di Ercole, cosa a quel tempo inaudita, e solcarono l’Oceano, veleggiarono lungo le coste di Gozora (Agadir, Marocco del sud).
Dopo di ciò di loro non si ebbero più notizie, probabilmente naufragarono e, se sopravvissero, si accompagnarono a qualche solare indigena ma non fecero più ritorno.
In ogni caso avevano anticipato la rotta e segnato la via.
Così si concluse un secolo, il Duecento, in cui i Genovesi avevano già ampiamente dimostrato di essere, nelle cose di mare, inarrivabili.
Basti pensare a Ugo della Volta primo Ammiraglio di Castiglia, al Lercari e al da Levanto Ammiragli di San Luigi re di Francia, al Boccanegra creatore dell’Arsenale di Aigues Mortes o ad Ansaldo Mallone al servizio dell’Inghilterra e a Benedetto Zaccaria  “almirante mayor de la Mar” della flotta militare castigliana.
Così nel Trecento e, soprattutto nel Quattrocento, i Genovesi al servizio delle potenze straniere, delineano il mondo e lo tracciano sulle proprie cartine (visibili a Palazzo Ducale, Museo Galata e Museo navale di Pegli), arte nella quale dimostrano tutta la propria perizia:
In Portogallo i Pessagno, ammiragli per diritto familiare sono gli antesignani della ricerca di “vie nuove”;
Lanzarotto di Malocello (da cui il nome dell’isola di Lanzarote) scopre la rotta delle Canarie (1312) ; Nicoloso da Recco quella delle Azzorre (1341); Antonio da Noli quella di Capoverde (1441) ; infine Antonio Usodimare insieme al veneziano Alvise da Mosto, la via lungo le coste africane, fino al Golfo di Guinea (1445).
Senza dimenticare, stavolta via terra, sempre in Africa, la presenza alla ricerca dell’oro di Palola, di Antonio Malfante (1447).

"Lapide di Ansaldo Mallone in Piazza Cattaneo".
“Lapide di Antonio Malfante in Piazza Cattaneo”.
"Lapide di Noli in ricordo di Antoniotto illustre concittadino".
“Lapide di Noli in ricordo di Antoniotto illustre concittadino”.

E, quando il mondo non avrà più segreti, troppo piccolo per soddisfare la sete di avventura, la voglia di esplorare e, il bisogno di espansione in nuovi mercati si sarà palesato impellente, i nostri avi ne inventeranno uno nuovo.
Nel 1492 Cristoforo Colombo il più celebre e qui sarò blasfemo, ma non il più grande dei nostri Ammiragli, scoprirà il Nuovo Mondo.

 

Storia di marinai…

galee… scoperte geografiche… cartografi.

Genova e il mare sono un binomio inscindibile non c’è mare senza Genova e viceversa.
Nel libro Genesi, il quarto giorno Dio crea il mare e dice a Genova: “prendilo è tuo”.

Naturalmente sto scherzando ma il mare per Genova significa commercio, sostentamento, campo di battaglia, scoperta, scalo portuale, vita!

I genovesi ereditano dai greci e dai romani la vocazione marittima per farne un’arte di millenaria tradizione.
Nel ‘200 i fratelli Vivaldi anticipano con il loro “folle volo” dantesco le rotte di Colombo.
Antonio da Noli scoprirà Capo Verde, Lanzarotto di Maloccello, le Canarie (da qui Lanzarote), altri esploratori e marinai, per conto dei portoghesi, le Azzorre.
Quando il mondo é svelato Colombo, per azzardo e caso, ne scopre un altro.

I cartografi genovesi (vedi Museo navale di Pegli e il Galata) rappresentano geograficamente e politicamente i nuovi mondi, come nessun altro.

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“Galea genovese, quadro conservato nel Museo di Pegli”.
Nel ‘500 la flotta di galee più numerosa è quella veneziana, poi segue quella turca, terza la genovese ma prima per qualità costruttiva.
Se quelle degli altri durano in media dodici anni, quelle genovesi diciotto.
I nostri Maestri d’ascia, come i tecnici della formula uno oggi, erano assoldati dalle potenze straniere per trasferirvi il loro sapere.
Si diceva: “… per essere un vero marinaio devi aver navigato sulle navi di S. Giorgio”.
Galee genovesi ROSSE, su un mare BLU (che bei colori… ritornano sempre).
Scoperto il nuovo mondo costruiscono navi più grandi, idonee a trasportare ori e argenti e merci sconosciute, adatte a superare le onde e i venti dell’Atlantico, le Caracche antenate dei galeoni.
“L’oro nasce in America, cresce in Spagna, muore a Genova”…. recitava un vecchio adagio spagnolo.

Riproduzione in scala 1:1 di galea genovese del seicento. Foto tratta dal Galata Museo del Mare.

In copertina: Progetto per la poppa di una nave di Domenico Piola. Foto del Prof. Emiliano Beri.