La chiesa del Gesù…

In Piazza Matteotti, accanto al palazzo Ducale, si affaccia la chiesa insieme all’Annunziata, più importante del Barocco europeo, la chiesa del Gesù. Dentro a questo edificio sono racchiusi capolavori secenteschi da far invidia a qualunque museo.

“Il fastigio sopra il portone che attesta le opere di ristrutturazione dei Gesuiti”.
“Statua di Sant’Andrea”.
“Statua di Sant’Ambrogio”.

In realtà il nome completo dell’istituto è chiesa dei Santi Ambrogio e Andrea. In origine venne costruita nel ‘500 d. c. dai vescovi milanesi in fuga dalla loro città minacciata dai longobardi.

“Le cupole interne affrescate in ogni cm. disponibile”.

Il Vescovo Onorato nel 569 trasferì la diocesi lombarda al sicuro fra le mura di Genova stabilendosi sul Brolio, accanto al piano di S. Andrea e intitolando la chiesa al patrono di Milano, S. Ambrogio. Circa un millennio dopo nel 1552, la chiesa passò nelle mani del più influente ordine del tempo, quello dei Gesuiti, la cui potenza e ricchezza erano in continua espansione. Dal 1589 assunse le forme ancora attuali, facciata a parte, che venne ridisegnata nel sec. XIX dopo la demolizione della cortina di protezione del palazzo Ducale (il palazzo ducale comunicava quindi non solo con San Lorenzo, la cattedrale, ma anche con la chiesa del Gesù, il fulcro del potere gesuitico) e la relativa risistemazione della piazza. I disegni del prospetto esterno realizzati da Rubens vennero dall’artista stesso inseriti nel suo celebre trattato sui palazzi di Genova.

La classica facciata sulla quale spiccano le due statue dei santi del 1894 del Ramognino non rende giustizia su quale sfarzo e opulenza vi si possa trovare all’interno:

“La navata affrescata dai Carlone”.

Cupola e navata principale sono affrescati da Giovanni Carlone e Giovanni Battista Carlone, mirabilmente inserite in un contesto di decori, stucchi e ori abbaglianti. Sull’altare principale campeggiano “La Circoncisione di Gesù”, capolavoro di Rubens, “La Strage degli Innocenti” del Merano e “La Fuga in Egitto” di Domenico Piola.

“La Crocifissione del Vouet”.

Nella navata di destra, nella prima cappella, affreschi del Galeotti e il dipinto “S. Ambrogio caccia l’imperatore Teodosio” di Giovanni Andrea De Ferrari. Le statue delle nicchie sono del Borromeo e di Domenico Casella.

L’affresco della seconda cappella è opera di Lorenzo de Ferrari ed una “Crocifissione” del Vouet. Lunette dell’arco esterno affreschi e statue del Carlone e della sua bottega.

“Il Presepe dell’Orsolino”.

Sotto l’altare Tommaso Orsolino ha scolpito un meraviglioso presepe marmoreo.

“Il Miracolo di Sant’Ignazio (di Loyola fondatore dell’ordine gesuitico) di Rubens”.

Sull’arco della terza cappella “L’Assunzione” di Guido Reni, affreschi del De Ferrari ed altre statue dei De Ferrari.

“L’altare con la Circoncisione di Rubens”.
“L’Assunzione di Guido Reni”.

Dal lato opposto, nella quarta cappella della navata di sinistra “Il Martirio di S. Andrea” del Piaggio e di Andrea Semino, tela cinquecentesca, nella terza cappella gli affreschi del Carlone e “Sant’Ignazio guarisce un ossessa” di Pieter Rubens.

Nella seconda cappella “Il Martirio di San Giovanni Battista” di Bernardo Castello, “Il Battesimo di Cristo” di Domenico Passignano e statue rappresentanti Elisabetta e Zaccaria di Taddeo Carlone. Nella prima cappella affreschi di Lorenzo De Ferrari e il “San Francesco Borgia” di Andrea Pozzo.

Nella cantoria infine oltre all’organo, sono presenti sculture della bottega dei fratelli Santacroce e altre opere di Domenico Fiasella e, nella cappella di testata a sinistra, di Valerio Castello.

“Bagliori e giochi di luce della Circoncisione”.

Non un solo centimetro risulta non stuccato, decorato, dipinto. Un trionfo di luci ed ombre con giochi di chiaroscuri mai visti prima, che trova il suo apogeo nella Circoncisione di Rubens. Il morbido e sensuale dipinto che sembra brillare di bagliori ultraterreni.

Storia di due straordinari…

benefattori nostrani… di tre ospedali… anzi quattro… di due palazzi… un museo… tre moli… di duecentododici appartamenti…

duchessa galliera
“La Statua della Duchessa Maria Brignole Sale del 1898, opera di Giulio Monteverde, posta nel cortile esterno dell’ospedale.”

Già il marchese Raffaele De Ferrari, Duca di Galliera e Principe di Lucedio si era distinto per aver fondato le case operaie (tre casermoni in Via Venezia e Lagaccio, duocentododici  appartamenti in tutto), per aver dato impulso all’Accademia Ligustica di belle arti e, soprattutto, per aver contribuito in maniera determinante (20 milioni di lire, una cifra impronunciabile per l’epoca) alle opere di ammodernamento del porto, resesi necessarie per rimanere competitivi (fra le altre i moli Galliera, Giano e Lucedio).
Così la moglie, la Duchessa Maria Brignole Sale, rimasta vedova nel 1876, non volle essere da meno donando alla città la dimora di sua proprietà il celebre Palazzo Rosso e lasciando in eredità anche il Palazzo Bianco, al fine di costituire l’embrione del polo museale di Strada Nuova, oggi Via Garibaldi.

La nobildonna finanziò anche la costruzione dell’ospedale San Raffaele di Coronata, quello di San Filippo (intitolato al terzogenito) presso San Bartolomeo degli Armeni e infine il S. Andrea (in nome del secondogenito scomparso prematuramente) sorto sul preesistente monastero delle Clarisse, presso le Mura di Santa Chiara, a tutti noto come il Galliera.

galliera
“Ospedale di S. Andrea, al centro dietro alla statua, il Galliera, in fondo a sinistra il padiglione pediatrico  San Filippo. (che ha ereditato il titolo dall’omonimo ospedale di San Bartolomeo degli Armeni)”.

I lavori iniziati nel 1878 terminarono giusto in tempo, dieci anni dopo, prima della scomparsa della Duchessa.
Gli ospedali di San Filippo e S. Andrea comunemente identificati con il nome generico di Galliera, costituiscono ancora oggi il secondo ricovero cittadino.

Statua del Marchese Raffaele De Ferrari, Duca di Galliera, opera di Giulio Monteverde nel 1896, dell'originaria collocazione in Piazza Principe. Poi trasferito in Piazza Fanti d'Italia... Ora restaurato in attesa di collocazione giace nei depositi comunali di San Quirico." Cartolina tratta dalla "Collezione di Stefano Finauri".
Statua del Marchese Raffaele De Ferrari, Duca di Galliera, opera di Giulio Monteverde nel 1896, dell’originaria collocazione in Piazza Principe. Poi trasferito in Piazza Fanti d’Italia… Ora restaurato in attesa di collocazione giace nei depositi comunali di San Quirico.” Cartolina tratta dalla “Collezione di Stefano Finauri”.

Ma le opere della nobildonna non si fermarono qui perché a Meudon, vicino Parigi, istituì un orfanotrofio e un dormitorio per anziani, tuttora perfettamente attivi.
I palazzi parigini della Casata sono tra i più prestigiosi che si possano ammirare: le Palais Galliera ospita il Museo della moda mentre l’Hôtel Matignon è la sede del primo ministro francese.
Per questo Genova ha dedicato a questi due straordinari benefattori ospedali, musei, statue e moli, oltre che dal 1877, la principale Piazza cittadina.