Archivolto di S. Giovanni il Vecchio

Ecco un classico esempio dei magici e suggestivi scorci che solo sa regalare a chi ha voglia di esplorare la Superba al di fuori delle solite inflazionate direttrici.

Tra piazza San Giovanni il Vecchio e via Tomnaso Reggio l'archivolto funge da finestra su un mondo incantato dove sembra di essere ancora in pieno Medioevo.

In Copertina: Archivolto di San Giovanni il Vecchio. Foto di Giovanni Cogorno.

Salita all’Arcivescovato

Nei pressi di Piazza Matteotti vicino a via Tommaso Reggio si interseca Salita all'Arcivescovato.

Sono questi luoghi, come testimoniato dalle numerose lapidi affisse sulla parete del palazzo Ducale, ricchi di storia.

In Via Tommaso Reggio incontriamo infatti la torre del Popolo o Grimaldina, la Loggia degli Abati, il Museo Diocesano e il Palazzetto, ex Archivio di Stato, Criminale.

Proprio qui in corrispondenza della Salita all'Arcivescovato basta alzare lo sguardo per scoprire i due ponticelli coperti che collegano fra di loro il Palazzetto, l'Arcivescovato e il .

Questi passaggi erano utilizzati in passato dal e dal Vescovo sia per muoversi indisturbati e lontani da occhi indiscreti all'interno dei palazzi del potere, sia per assicurarsi, in caso di necessità, una rapida via di fuga.

Un racconto a me molto caro che si perde nella notte dei tempi narra di una singolare coppia di frequentatori dei caruggi: il e il Vento.
Una sera il Diavolo, passando sotto l'Arcivescovato, disse all'amico che sarebbe salito a parlare con il Vescovo e di attenderlo lì sotto.
Nel palazzo della Curia il Diavolo, evidentemente, si trovò proprio a suo agio visto che più non scese.
Ecco perché in Salita all'Arcivescovato soffia sempre forte il Vento; perché questi è ancora lì sotto ad aspettare il Diavolo.

In Copertina: Salita dell'Arcivescovato. Foto di Alessandra Illiberi Anna Stella.

Le Mura del X secolo

In Via Tommaso Reggio, tra Serravalle e Porta San Pietro, all'altezza del civ. n. 12, è possibile ammirare e toccare uno dei brani di più antichi della città, risalente come quello di Vico dei Ragazzi, addirittura alla cinta, (la seconda delle sette), del X secolo.

La superficie protetta di tale cerchia era di circa venti ettari e i principali varchi erano Porta Soprana, Porta di  S. Pietro (visibile ancora oggi sotto forma di archivolto in Piazza cinque Lampadi), quella di Serravalle, addossata a San Lorenzo, quella di San Torpete in zona San Giorgio e quella Castri (nell'odierno Sarzano).

Così il Dellepiane nel suo prezioso “Mura e Fortificazioni di Genova” ne descrive dettagliatamente il percorso:

“La cinta del X secolo che comprendeva dunque parte delle mura preesistenti restaurate ed ampliate presso Sarzano, percorreva la sommità di Ravecca e proseguiva lungo la zona del Broglio di S. Ambrogio escludendone una parte; degradando lungo la faglia occidentale del Broglio, in direzione della torre di Palazzo, fiancheggiano poi S. Lorenzo attraverso il Campus Fabrorum (), le mura giungevano a San Pietro in Banchi, lasciando fuori l'attuale piazza che “costituiva uno spazio libero esterno alla Porta”, attraversato dal Rivo di Soziglia discendente dalla Clavonaria (attuale via Orefici)…

… La cinta dirigendosi verso l'odierna piazza San Giorgio dove si apriva la porta di San Torpete, lasciando l'allineamento di Canneto, tendeva a chiudersi raggiungendo i dirupi sottostanti di Sarzano.

Entro le mura si elevavano le più antiche chiese : S. Nazario, S. Maria di Castello, San Donato, S. Ambrogio, San Cosimo e San Lorenzo mentre la cattedrale di San Siro era ancora situata fuori dalle mura, in prossimità della via romana che varcando il Fossatello di s'inoltrava verso il campo di San Marcellino“.

In copertina: brani di mura in Via Tommaso Reggio. Foto di Grazia Musso.

Via Tommaso Reggio

La strategica via intitolata a Tommaso Reggio, vescovo prima di Ventimiglia e di Genova poi dal 1892 al 1901, è sede di importanti edifici legati al potere e agli intrighi della .

Qui infatti si trovano il cinquecentesco Palazzetto Criminale, il ponticello di collegamento tra il Palazzetto stesso e la cattedrale di San Lorenzo, la torre del Popolo, la , una parete perimetrale di palazzo Ducale e il Museo Diocesano.

Atmosfere cupe, angoli bui, incolpevoli testimoni, come certificato dalle lapidi di infamia che vi sono affisse, di cospirazioni e congiure contro la Repubblica.

Bellezza…

In copertina: . Foto di Stefano Eloggi.

L’Immunità negata

In Via Tommaso Reggio sul muro perimetrale del chiostro dei Canonici della Cattedrale, una delle ultime tracce delle primitive mura medievali del IX sec., è affissa un'eloquente lapide.

Sopra il portale di accesso si legge infatti, scolpita nel marmo, la laconica epigrafe:

“Questo luogo non gode immunità”.

Tale decisione fu presa dal Papa nel XVIII sec. a seguito di una petizione popolare che denunciava il degenerare della situazione.

Fin dal Medioevo infatti tutti gli edifici religiosi garantivano l'immunità a chiunque vi chiedesse asilo: ladri, assassini, briganti, malviventi e fuorilegge vari riuscivano così a sfuggire alla giustizia terrena.

Evidentemente al riparo del chiostro di San Lorenzo si doveva davvero avere esagerato.