La Torre e la Virtù degli Spinola…

All’angolo con Vico Dietro il Coro di San Luca i resti della Torre della famiglia degli Spinola. Le tracce degli archi in pietra e della cornice di archetti, interrotti da finestre posticce, si alzano fino al terzo piano.

“Il Vicolo con i resti della torre”. Foto di Leti Gagge.

Alla base è murata una colonna ottagonale in conci bianco e neri con capitello. Di fronte alla torre i resti di un’edicola in stucco a tempietto che, un tempo, conteneva un dipinto protetto da una grata. Il sacro contenuto è stato, insieme alla cornice e alla base che conteneva un cartiglio, brutalmente asportata. Restano menomato ricordo tracce di due teste di cherubini alati.

“La Virtù degli Spinola. Tutt’attorno cavi elettrici penzolanti”. Foto di Leti Gagge.

In Vico della Torre di San Luca al civ. n. 6 si trova uno splendido sovrapporta marmoreo del sec. XVII detto delle “Virtù degli Spinola”. Al centro una ghirlanda con il trigramma di Cristo e corona, sorretta da due angeli alati, affiancati da due armigeri con gli scudi del Casato. Ai lati le nicchie con due statue femminili che rappresentano le virtù della famiglia: Carità a sinistra e Fede a destra. Gli stipiti del portale hanno la cornice lavorata che presentava dei medaglioni imperiali, oggi scomparsi, perché rubati. Il portale sembra in pietra nera di Promontorio, in realtà è solo ricoperto di fuliggine, poiché di marmo bianco.

L’angolo fra i due vicoli che si contendono la torre, un tempo vanto degli Spinola, versa nel più completo degrado, in balia di topi sempre più intraprendenti  e nella sporcizia più diffusa.

“Il Portale della Virtù degli Spinola”. Foto di Leti Gagge.
“La torre vista dal basso”. Foto di Leti Gagge.

Un altro esempio dell’abbandono e dell’incuria in cui, purtroppo, versano opere d’arte che altrove sarebbero ammirate in un museo, qui invece sono annerite dallo smog e incorniciate da fili elettrici penzolanti.

Genovesi svegliamoci!

Un commento su “La Torre e la Virtù degli Spinola…”

  1. Non so cosa dire. È un vero peccato che questi resti della storia delle antiche famiglie genovesi e quello che resta delle costruzioni e delle opere d’arte vadano perduti perché nessuno se ne occupa.

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