La lunga anima di un popolo

La Lanterna ha due volti. Uno per noi che la vediamo ogni giorno: un volto serio grave buio, e quindi il simbolo, il monumento, la lunga anima di una città e di un popolo.

Il momento in cui il tempo si ferma per incontrarli tutti, per riviverli assieme o almeno fieramente ricordarli.

Uno per quelli che vivono ed hanno vissuto sul mare.

E allora è la casa, la patria, una mano tesa, un fazzoletto agitato, il primo segno della tua famiglia che aspetta. Una luce nella notte, che nasce dal mare e ti grida: vieni, corri; qui c’è la tua casa, qui c’è la tua famiglia, qui c’è il tuo focolare con un caldo ceppo che brucia incensando la gioia dei secoli.

La sua forza è questa, non voler restare solo un simbolo, anche se la parola simbolo per lei si arricchisce di poesia, né essere un logo, un’icona, non è più neanche un monumento, è la lunga anima di un popolo nel quale i genovesi si riconoscono. Una somma di immagine e di sentimento.

Vito Elio Petrucci. (Genova 27 aprile 1923 – Genova, 17 maggio 2002) è stato un poeta, giornalista e commediografo italiano.

In Copertina: La Lanterna all’imbrunire. Foto di Marco Dorigo.

Lei è tutto

“È lì, eretta come una matrona: albero maestro tra gli alberi maestri, torre tra le torri, campanile tra i campanili; pronta ad essere tutto per ognuno di noi.”

Cit. Vito Elio Petrucci (1923 – 2002). Poeta, giornalista, scrittore, commediografo.

In Copertina: La Lanterna di Genova. Foto di Lino Cannizzaro.

Mortali sui monti, giganti sul mare.

“E Genova, bizzarra e coerente, superba e modesta, orgogliosa e benevola, è mezza mare: gli uomini, i timidi, i mortali che si sono nascosti nelle grotte, arroccati sui monti, seminati lungo le vallate; gli Altri, giganti, sul mare, al di qua del cobalto che segna l’orizzonte, nella invisibile parte che dà la spinta, che domina gli eventi”.

Cit. Vito Elio Petrucci (1923-2002) poeta, scrittore e commediografo.

In Copertina: fedele riproduzione spagnola della Santa Maria, la caravella ammiraglia di Cristoforo Colombo.

Orologi genovesi

“I passi di chi cammina nella sua città volendone vivere tutti i momenti, ricalcano le orme già lasciate in altre ore; è un fatto automatico che considero una caratteristica dei genovesi. Comperare sempre nello stesso negozio, passare dalla stessa strada, prendere il bianco (una volta) o aperitivo nello stesso bar, girare a quell’angolo. Un tempo si controllava l’ora al solito orologio (erano verdi con lo stemma di Genova) e si diceva magari la preghierina propiziatoria davanti alla Madonnina illuminata. Una ripetitività che dimostra il senso del possesso delle cose e soprattutto una gran voglia genovese di non cambiare, di non correre”

Cit. Vito Elio Petrucci (1923 -2002) poeta, commediografo e giornalista.

In Copertina: orologio di Piazza Alimonda. Foto del Comune di Genova.

I monti a Genova…

“I monti a Genova sono sempre stati senza alberi, ma la foresta c’era, era in mare, una foresta di alberi di navi dai tronchi dritti, abituati a reggere tutti i venti.
Tempi belli, a Genova il vento è sempre stata materia abbondante”.
Cit. Vito Elio Petrucci
Con questa arguta descrizione inizia il prezioso volume fotografico “Saluti e baci” del celebre custode delle memorie genovesi.