Trittico di San Pancrazio

Dietro all’altare della chiesa di San Pancrazio recentemente restaurato, si scorge il pezzo forte della chiesa, il cinquecentesco trittico di scuola fiamminga attribuito ad Adrien Isenbrandt.

La pregevole pala descrive la vita del santo attraverso il racconto della Legenda Aurea di Jacopo da Varagine.

A dichiararlo è l’autore stesso quando sull’anta sinistra raffigura San Pietro con in mano le chiavi del Regno Celeste ed il celebre libro scritto dal vescovo di Genova.

Al tempo delle persecuzioni cristiane del III sec d. C ordinate dall’imperatore Diocleziano, quando venne martirizzato, Pancrazio era poco più di un bambino di quattordici anni.

Al centro della pala il santo è raffigurato, a sottolineare le sue nobili origini, con un falcone.

Diocleziano è prostrato ai suoi piedi, in mezzo Cristo sovrastato dallo Spirito Santo e dal Padre Eterno, con a destra San Giovanni Evangelista con una coppa in mano da cui spunta un mostriciattolo che fugge.

Sullo sfondo la città di Roma dove avvenne il martirio della quale si riconoscono alcuni monumenti. Nell’anta destra San Paolo con la spada – tratto caratteristico -della sua iconografia a conclusione di un’opera veramente straordinaria.

“Dettaglio, splendido e inconsueto, dal “Trittico di San Pancrazio” di Adriaen Isenbrant (Bruges, Belgio l 1510 – 1551).


Particolare è la rappresentazione di San Giovanni con in mano il calice e il draghetto.

Narra infatti il vescovo di Genova nel suo scritto che il sacerdote del tempio di Diana ad Efeso avesse dato da bere una coppa avvelenata al santo per metterlo alla prova visto che due condannati, avendone precedentemente bevuto, erano già morti.

Non solo Giovanni non morì ma resuscitò i due uomini.

Il simpatico draghetto dentro al calice simboleggia dunque, oltre al veleno, Satana e il male.

In copertina: Adriaen Isenbrant (Bruges, Belgio attivo 1510 – 1551). Olio su tavola di rovere, parte centrale 252 x 160 cm, 1520 circa. Chiesa di San Pancrazio, Genova.