“Palcoscenico Celeste”

A volte, come a teatro, aprono il sipario e inscenano il loro magico spettacolo,

rivelandoci un mondo incantato popolato dalle più strambe immagini.

La sera poi,

colorate dal sole, ci commuovono disegnando il cielo con un affresco chiamato tramonto.

E ogni tanto, proprio come noi, in silenzio versano le loro lacrime.

“Gabbiani”

Non so dove i gabbiani abbiano il nido,

ove trovino pace.

Io sono come loro,

in perpetuo volo.

La vita la sfioro

com’essi l’acqua ad acciuffare il cibo.

E come forse anch’essi amo la quiete,

la gran quiete marina,

ma il mio destino è vivere

balenando in burrasca

Vincenzo Cardarelli (1887 – 1950).

Spiaggia di Deiva Marina. Foto di Anna Daneri.

“Ancora una volta”…

Scritta di getto due giorni dopo la tragedia del 14/8/2018 del crollo del Ponte Morandi. Un umile ma sincero pensiero volto a trasmettere un po’ di orgoglio e senso di appartenenza per la nostra Comunità.

ANCORA UNA VOLTA!

Non ti ha scoraggiato la guerra 
ma ancora una volta,
Ti frana sotto i piedi la terra.
Roma oggi contrita ti porge il Tricolore
ma ancora una volta,
domani sarai sola con il tuo dolore.
Costretta a piangere in silenzio i tuoi figli
ancora una volta,
vite spezzate come petali di fiori vermigli.
In silenzio e con ritegno,
quando ancora una volta,
è grande lo sdegno.
Persino il tempo ha disatteso il suo mandato stavolta,
si è fermato,
ad ascoltare un momento
ancora una volta,
delle sirene del Porto il disperato lamento.
GENOVA ferita,
ancora una volta,
Genova tradita.
Genova di nuovo in ginocchio,
si ancora una volta,
ma con lo sguardo fiero
Rialzati!
Ancora una volta,
Rialzati per davvero.

Campanile di S. Maria di Castello e Torre De Castro spuntano fra le gomene del Neptune.
Foro di Leti Gagge.

Più che mai:
“Padroni di una corda marcia d’acqua e di sale che ci lega e ci porta in un caruggio di mare”.
Cit. “Creuza de ma” 1984 Faber.

Il ponte Morandi in quel maledetto agosto 2018

Versione in lingua genovese:

ANCON INA VÒTTA!

A no t’à descoragiòu a goæra

ma ancon ina vòtta,

a tæra a te derua de sotta a-i pê.

Romma ancheu pentîa a te porze o tricolore

ma ancon ina vòtta,

doman ti saiæ sola co-o teu dô.

Costreita a cianze in scilensio i teu figgi

ancon ina vòtta,

vitte stocæ comme feugge de sciôe cô rosso          incarnatto.

In scilensio e con ritegno,

quande ancon ina vòtta,

o l’è grande o sdegno.

Finn-a o tempo o l’à tradio o seu mandato

stavòtta,

o s’è afermòu,

a stâ a sentî ’n momento

ancon ina vòtta,

o lamento despiòu di corni do pòrto.

Zena feria,

ancon ina vòtta,

Zena tradia.

Zena torna in scê zenogge,

scì ancon ina vòtta,

ma con sgoardo fêo

îsite torna!

Ancon ina vòtta

îsite pe dindavéi.

Traduzione di Pietro Costantini.