“O Capitano! Mio Capitano!”… prima parte…

Il Castello venne edificato a partire dal 1886 sulla collina di Montegalletto, sui resti dei bastioni del XII sec. e dei fortilizi cinquecenteschi.

I lavori furono affidati agli ingegneri Matteo Graziani e Filippo Maria Parodi (reduce garibaldino), e all'architetto portoghese Alfredo D'Andrade.

“Il Castello visto dal giardino”. Foto di Leti Gagge.

Fautore di questo ambizioso progetto fu il capitano Enrico Alberto D'Albertis, personaggio eclettico e geniale, promotore e protagonista di mille imprese, marinaio ineguagliabile, signore di tutti i mari.

“La spettacolare vista della terrazza disegnata dalle bifore”. Foto di Leti Gagge.

Il vecchio lupo di mare volle costruire una dimora, giocoso miscuglio di stili neogotici e moreschi, come una sorta di casa museo dove raccogliervi le immense e variegate collezioni che aveva accumulato nei suoi viaggi in per il mondo. Il capitano infatti aveva fatto parte di quel coraggioso manipolo di esploratori che avevano fornito materiale e lustro alle spedizioni scientifiche italiane di fine ‘800.

Alla sua morte nel 1932 D'Albertis stabilì che il castello e le sue preziose collezioni fossero donate alla città di Genova.

All'interno dei locali sono esposte collezioni etnografiche, archeologiche e marinaresche sia del capitano stesso che del cugino, anch'egli esploratore e studioso, Luigi Maria. Sono inoltre presenti delle collezioni delle Missioni Cattoliche Americane e una raccolta di strumenti musicali etnici allestita dall'associazione Echo Art.

“Foto di un giovane Capitano D'Albertis al comando del primo celebre veliero il Violante (l'altro fu il Corsaro)”.
“La statua di San Michele Arcangelo”.

Ma il castello, per quanto grande, non sarebbe bastato a conservare tutto il materiale del capitano che si trova in parte anche presso il Museo Archeologico di Pegli, Il Museo di Storia Naturale Giacomo Doria, Il Galata Museo del Mare e nell'Archivio Fotografico del nella succursale di .

Sui bastioni si staglia la statua di un angelo armato di una spada d'oro con in mano una bilancia e inciso il motto “Cvstos et Vltor”. Si tratta di una scultura cinquecentesca di San Michele che in origine era collocata sulle mura in prossimità della Porta di San Tommaso, il varco destinato all'Arsenale.

“Le palle di cannone”. Foto di Leti Gagge.
“Lo stemma araldico del Capitano D'Albertis”.

Dal parco si accede al castello attraverso una galleria in curva con un bel portale in conci bicromi a sesto acuto. Ai lati sono posti due in pietra istriana con sopra l'arco lo stemma della famiglia: due catene incrociate, un elmo e un leone rampante con il motto “Tenacior Catenis”.

A fianco una lapide, concepita sul modello di quelle scolpite per i grandi ammiragli della marinara, testimonia la costruzione del castello:

“Ad Memoriam Gloriae Servandam  / Haec Libertatis Propvgnacvla Prima Patriae Decora / Temporis Hominvmque Injvria Pene Dirvta / Henricvs Albertvs ex Albertiis Navarchvs / Fvnditvs Instavravit / Aptamqve in Loco Sibi (testo abraso) Condidit Sedem / Anno D. MDCCCLXXXVI-XCCII. (Per conservare la memoria della gloria degli avi, questi monumenti della libertà, ornamenti della patria distrutti dal tempo e dagli uomini, E. A. D'Albertis, comandante di navi ricostruì e adattò a sua dimora. 1886).

“La Meridiana dedicata a Cristoforo con sotto la lapide del pellegrinaggio del Capitano”. Foto di Leti Gagge.

Lì accanto un'altra piccola lapide riprende l'incipit di quella più celebre affissa su Porta Soprana: “Si Pacem Portas Licet Has Tibi Tangere Portas / Si Bellvm Queres Tristis Victvsque Recedes” (Se porti pace, ti è permesso toccare queste porte, se porti guerra ti ritirerai triste e vinto”).

“La Meridiana delle danzatrici”.

Nella galleria si trova un murales permanente a mosaico realizzato da “Terre des Hommes” e “Fondazione Rigoberta Menchù”. Subito dopo la galleria, sul muraglione, i resti di una meridiana andata perduta. Più avanti quelli di una seconda meridiana detta delle “Danzatrici” sotto la quale campeggia un motto firmato da Gabriele D'Annunzio. Sul piazzale d'onore sono accatastate varie palle di cannone in pietra con le scritte:”Assedio di Rodi / Sultano Solimano / 1522/ Dono del Sultano / Abdul Amid / 1907. Su un'altra palla si legge la dicitura: “Castello di Voltaggio”.

All'esterno, sparse in vari punti, si trovano dieci meridiane. Il Capitano ne era un vero e proprio cultore e ne costruì 107 in tutto. Quella posta sul bastione è dedicata all'impresa di . Alla base di questa una pietra con l'epigrafe: “Questo masso / Divelto / dalle Scogliere di San Salvador / Addi XX Luglio MDCCCXCIII / Ricorda / Il Votivo Pellegrinaggio del “Corsaro” / Nella prima Terra Scoperta / Da / Cristoforo Colombo / Cap. E. A. D'Albertis”.

“La Venere di Milo”. Foto di Leti Gagge.
“La fontanella fra le due costole di balena”.

Fra le aiuole s'incontrano manufatti marmorei, una fontanella con una testina di leone e due gigantesche costole di balena. Vari capitelli, una panchina in marmo con su scolpita una caravella. Alcune statue e, fra queste, una Venere con alla base il goliardico motto “Quid Facies Facies Veneris Si Veneris Ante?”.

“La statua dell'Araldo, sull'angolo del bastione rivolto a sud”.

Sull'angolo a sud del bastione la statua dell'Araldo annuncia le prossime meraviglie.

fine prima parte…