Litania… il paesaggio dell’anima…

Genova mia città intera. Geranio. Polveriera. Genova di ferro e aria, mia lavagna, arenaria.

Genova città pulita. Brezza e luce in salita. Genova verticale, vertigine, aria scale.

Genova nera e bianca. Cacumine. Distanza. Genova dove non vivo, mio nome, sostantivo.

Genova mio rimario. Puerizia. Sillabario. Genova mia tradita, rimorso di tutta la vita.

Genova in comitiva. Giubilo. Anima viva. Genova in solitudine, straducole, ebrietudine.

Genova di limone. Di specchio. Di cannone. Genova da intravedere, mattoni, ghiaia, scogliere.

Genova grigia e celeste. Ragazze. Bottiglie. Ceste. Genova di tufo e sole, rincorse, sassaiole.

Genova tutta tetto. Macerie. Castelletto. Genova d’aerei fatti, Albaro, Borgoratti.

Genova che mi struggi. Intestini. Caruggi. Genova e così sia, mare in un’osteria.

Genova illividita. Inverno nelle dita. Genova mercantile, industriale, civile.

Genova d’uomini destri. Ansaldo. San Giorgio. Sestri. Genova in banchina, transatlantico, trina.

Genova tutta cantiere. Bisagno. Belvedere. Genova di canarino, persiana verde, zecchino.

Genova di torri bianche. Di lucri. Di palanche. Genova in salamoia, acqua morta di noia.

Genova di mala voce. Mia delizia. Mia croce. Genova d’Oregina, lamiera, vento, brina.

Genova nome barbaro. Campana. Montale, Sbarbaro. Genova dei casamenti lunghi, miei tormenti.

Genova di sentina. Di lavatoio. Latrina. Genova di petroliera, struggimento, scogliera.

Genova di tramontana. Di tanfo. Sottana. Genova d’acquamarina, area, turchina.

Genova di luci ladre. Figlioli. Padre. Madre. Genova vecchia e ragazza, pazzia, vaso, terrazza.

Genova di Soziglia. Cunicolo. Pollame. Trilia. Genova d’aglio e di rose, di Pré, di Fontane Marose.

Genova di Caricamento. Di Voltri. Di sgomento. Genova dell’Acquasola, dolcissima, usignuola.

Genova tutta colore. Bandiera. Rimorchiatore. Genova viva e diletta, salino, orto, spalletta.

Genova di Barile. Cattolica. Acqua d’Aprile. Genova comunista, bocciofila, tempista.

Genova di Corso Oddone. Mareggiata. Spintone. Genova di piovasco, follia, Paganini, Magnasco.

Genova che non mi lascia. Mia fidanzata. Bagascia. Genova ch’è tutto dire, sospiro da non finire.

Genova quarta corda. Sirena che non si scorda. Genova d’ascensore, paterna, stretta al cuore.

Genova mio pettorale. Mio falsetto. Crinale. Genova illuminata, notturna, umida, alzata.

Genova di mio fratello. Cattedrale. Bordello. Genova di violino, di topo, di casino.

Genova di mia sorella. Sospiro. Maris Stella. Genova portuale, cinese, gutturale.

Genova di Sottoripa. Emporio. Sesso. Stipa. Genova di Porta Soprana, d’angelo e di puttana.

Genova di coltello. Di pesce. Di mantello. Genova di lampione a gas, costernazione.

Genova di Raibetta. Di Gatta Mora. Infetta. Genova della Strega, strapiombo che i denti allega.

Genova che non si dice. Di barche. Di vernice. Genova balneare, d’urti da non scordare.

Genova di “Paolo & Lele”. Di scogli. Furibondo. Vele. Genova di Villa Quartara, dove l’amore s’impara.

Genova di caserma. Di latteria. Di sperma. Genova mia di Sturla, che ancora nel sangue mi urla.

Genova d’argento e stagno. Di zanzara. Di scagno. Genova di magro fieno, canile, Marassi, Staglieno.

Genova di grige mura. Distretto. La paura. Genova dell’entroterra, sassi rossi, la guerra.

Genova di cose trite. La morte. La nefrite. Genova bianca e a vela, speranza, tenda, tela.

Genova che si riscatta. Tettoia. Azzurro. Latta. Genova sempre umana, presente, partigiana.

Genova della mia Rina. Valtrebbia. Aria fina. Genova paese di foglie fresche, dove ho preso moglie.

Genova sempre nuova. Vita che si ritrova. Genova lunga e lontana, patria della mia Silvana.

Genova palpitante. Mio cuore. Mio brillante. Genova mio domicilio, dove m’è nato Attilio.

Genova dell’Acquaverde. Mio padre che vi si perde. Genova di singhiozzi, mia madre, Via Bernardo Strozzi.

Genova di lamenti. Enea. Bombardamenti. Genova disperata, invano da me implorata.

Genova della Spezia. Infanzia che si screzia. Genova di Livorno, Partenza senza ritorno.

Genova di tutta la vita. Mia litania infinita. Genova di stocafisso e di garofano, fisso bersaglio dove inclina la rondine: la rima.

I miei versi sono nati in simbiosi con il vento” diceva il poeta Giorgio Caproni a proposito del suo componimento “Litania”, “sono cresciuti cadenzati e cullati dall’onda del mare”, aggiungo io.

Lo scrittore livornese di nascita, ma genovese d’adozione, nutriva infatti un amore sconfinato ed incondizionato per Genova, per i suoi caruggi, il suo cielo in salita, il suo mare, i suoi colori e profumi.

“Il poeta Giorgio Caproni”.
“Fronte mare e pescherecci riflessi nell’acqua”. Foto di Leti Gagge.

Non a caso Litania di Giorgio Caproni è una nenia per una città che di mare odora e che di mare assapora, un mantra ossessivo, una formula magica e sacra che si ripete all’infinito.

Litania pulsa d’amore; è una melodia jazz senza musica, quasi una cantilena blues per Genova madre, sorella, fidanzata, moglie, figlia, bagascia… Genova ch’è tutto dire, sempre e comunque, imprescindibile paesaggio interiore dell’anima.

In copertina panorama di Genova. Foto di Stefano Eloggi.