Miami Florida?… no grazie… Quarto dei Mille…
La Grande Bellezza…
Tag: Liguria
Funicolari
Quarto bagni
Giardini Luzzati
S. Anna
Lontane e misteriose contrade anglosassoni? No un tappeto verde che conduce alla secentesca farmacia di S. Anna, il regno delle erbe.
All’interno vasellami, ricettari, mobilio e arredi d’epoca.
Fra le tante specialità si possono trovare i decotti di china, lo zucchero bianco grezzo, le tavolette contro i vermi, la manna, i sali inglesi, il cinnamonio, il rosolio, unguento di fior di papavero e persino un rimedio per la rogna.
E ancora: sciroppo di altea, di rose e di salsapariglia, olio di mandorle dolci, miele rosato, pozione di rabarbaro, pillole lassative di aloe, bardana, intrugli vari a base di valeriana ed ogni tipo di erbe immaginabili.
All’ingresso, a ricordare i confini tra medicina e religione, la statua di un putto regge un cartiglio che recita:
“Nos medicinam paramus. Deus dat nobis salutem”La Grande Bellezza…
Carmine incantato
Romantici borghi medievali dell’entroterra del ponente ligure? No… scorci incantati in pieno centro nei pressi di Piazza della Giuggiola al Carmine… Il gatto posa sornione…
La Grande Bellezza.
Quinto Bagnara
Da Salita Carbonara
Scorcio di Piazza San Bernardo
Anche il tempo si è preso una pausa per ammirare il magico scorcio di Piazza San Bernardo.
A destra palazzo Salvaghi. Fuori inquadratura al n.30 la casa Natale di Goffredo Mameli.
La Grande Bellezza…
L’Edicola dei Beccai…
Spesso ho parlato delle edicole votive perché costituiscono, per lo meno nella loro spontanea e sincera testimonianza devozionale, una caratteristica peculiare dei nostri caruggi.
Senza considerare quelle fuori le mura, lungo ponti o creuze, dentro chiostri, oratori o palazzi privati, se ne contano ben 849.
Ve ne sono d’ogni forma e foggia: a tempio, bassorilievo, medaglione e dipinto.
Ad esempio molto grande e conosciuta è quella settecentesca, commissionata dalla Corporazione dei Beccai, sita all’incrocio fra la via e piazzetta dei Macelli di Soziglia.
L’edicola, fatto inusuale è posta non in alto come al solito, ma quasi all’altezza dei passanti.
Presenta un grande tabernacolo in stucco che custodisce al suo interno la settecentesca statua marmorea di “Madonna di Città” la quale, seduta, porta il Bambinello in braccio con due curiose teste di cherubini che spuntano dai drappeggi.
Alla base un cherubino alato sorregge la mensola , ai lati due grandi angeli in soffici vesti, reggono il timpano curvo con la raggiera e lo Spirito Santo.
Ai piedi l’epigrafe recita:
“Laniorum Ars Huius / Modi Deipare Simula / Crum Posvit Anno / Dni MDCCXXIV (1724)”.
In latino “Laniorum” è il genitivo plurale da “Lanis” (macellaio) e significa “dei macellai” da non confondersi con “Lanariorum” che deriva da “Lanarius” e significa “dei lanaiuoli”.