Palazzo Castellino Pinelli

Il cinquecentesco Palazzo Castellino Pinelli in Via San Siro n. 2 si infila fra Via San Siro e Piazza Fossatello mentre la parte più visibile si affaccia su Via san Luca. L’antica loggia originale in pietra presentava quattro arcate, oggi murate, sul lato di Via Fossatello e due sullo slargo verso San Luca che oggi ospitano un negozio. Sopra la loggia partono due piani a fasce bicrome bianconere ed altri due in laterizio.

La Grande Bellezza…

Edicola di casa Massuccone

In Via della Porta Soprana al civ. n. 1 la scenografica edicola della Madonna Assunta. Il tempio di forma neoclassica è del XVIII-XIX sec. La statua invece è anteriore del XVII-XVIII sec. Un chiaro omaggio all’Assunta del Puget della ex chiesa dell’Albergo dei Poveri. Due cariatidi femminili sorreggono il timpano triangolare. La statua che rappresenta la Vergine posta su una nuvola con angeli e cherubini è protetta da un vetro. Una raggiera le incornicia la testa. Alla base portava in origine l’epigrafe: “HORNATUS HIC / Et PIETATE  Et PLACIDO / Et Ad BENEPLACITUM ILL. DD. COMIS. 1852”.

L’edificio, detto casa Massuccone, venne progettato dopo il 1776 da un giovanissimo emergente architetto, Carlo Barabino. Sul trave del portale marmoreo con semicolonne doriche l’epigrafe: “Animus Aequus Satis”.

Portale delle Grazie 48r

In Via delle Grazie il portone del civ. 48r un tempo costituiva l’ingresso del Palazzo Adorno al  civ. 13.

Oggi è sede di una frequentata trattoria chiamata con il nome della via.

Il prezioso portale del 1515 scolpito in pietra nera di Promontorio presenta nella lunetta centinaia di teste imperiali. Fra queste, secondo gli storici dell’arte, molte cinte con corona d’alloro, raffigurano il committente dell’opera.

Gli Adorno erano una potentissima famiglia originaria della Germania passata alla storia per la sua secolare contesa con il casato rivale dei Fregoso. Fornirono alla Repubblica ben sette Dogi e numerosi Senatori. Nemici di Andrea D’Oria Nel 1528 l’ammiraglio impedì loro di costituirsi in autonomo albergo e confluirono così in quello dei Pinelli. La schiatta degli Adorno si estinsero al principio del ‘800 quando, imparentati con i Cattaneo, formarono il ramo dei Cattaneo Adorno.

Tornando al portale sull’architrave sono incise scene di lotta, un cavaliere con vessillo, due coppe con mascheroni e motivi floreali. Al centro due angeli che sorreggono uno stemma abraso.

Il sovrastante fastigio in pietra e marmo è un bassorilievo secentesco con la scena della Pietà.

L’interno del locale presenta il soffitto con volte in peducci in pietra nera e rosone al centro.

Nel sopraluce, infine, sempre in pietra nera una tavella con Madonna col Bambino, due teste imperiali e il trigramma di Cristo.

 

La Loggia degli Eroi

A Villa del Principe il loggiato che si affaccia sul giardino è superbamente decorato da Perin del Vaga. Si tratta della celeberrima “loggia degli Eroi”, un cinquecentesco tributo di affreschi ad Ansaldo, Martino, Oberto, Lamba, Pagano… gli illustri avi della Casata.

La loggia degli Eroi era posta originariamente in posizione assai scenografica perché le cinque arcate erano rivolte sul giardino sottostante e direttamente sul mare. La sala costituiva lo snodo logistico che consentiva l’accesso all’appartamento del Principe a ponente e a quello della moglie Peretta Usodimare a Levante.

La scena concepita sulle pareti in tripudio di stucchi e colori raffigura  dodici guerrieri, in vesti di antichi Romani (tranne uno, in armatura contemporanea), ben riconoscibili come membri della famiglia D’Oria grazie agli scudi recanti lo stemma del casato, un’aquila nera su campo oro e argento, e sono specificamente identificati come eroi del casato dall’iscrizione che li sovrasta:

“PRAECLARAE FAMILIAE MAGNI VIRI MAXIMI DUCES OPTIMA FECERE PRO PATRIA” (“I grandi uomini dell’illustre famiglia, capi supremi, fecero cose ottime per la patria”).

All’interno delle cinque volticelle che coprono la loggia sono rappresentati, in ottagoni circondati da stucchi finissimi (ispirati alla Domus Aurea di Nerone),  esempi classici di patriottismo romano, celebri episodi di sacrificio di sè per amor di patria, di cui sono protagonisti Orazio Coclite, Tito Manlio Torquato, Marco Curzio, Furio Camillo e Muzio Scevola. Le figure dei D’Oria realizzate da Perin del Vaga, al secolo Giovanni Bonaccorsi, risentono in maniera evidente delle influenze medicee michelangiolesche.

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Il batacchio del Tritone

Sul portone principale di accesso di Palazzo Ducale si trovano i batacchi più fotografati della città. Si tratta di due battiporta i cui originali furono trafugati nel 1980 e sostituiti con fedeli copie. Il Palazzo della Signora del mare non poteva  avere rappresentati che due tritoni.

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Portale di Palazzo Cattaneo

La paternità del cinquecentesco portale di Palazzo Cattaneo in Piazza Grillo 1 è incerta. Per alcuni sarebbe opera di Antonio della Porta, per altri di Gian Pietro Gagini. Di sicuro si tratta di un capolavoro dalla struttura piuttosto complessa: le paraste sono prive di basamento e partono direttamente da terra interrotte a tre quarti da dei semi capitelli quasi a voler rappresentare la partenza di un secondo portale sovrapposto.

Nella parte di sinistra il motivo a candelabra  impreziosito da uccelli esotici è sovrastato da un cesto di frutta e fiori metafora dell’Amor Dei. In cima al semi capitello campeggiano antiche armi (romane). Nella parte di destra predominano invece i decori floreali completati da uno splendido pellicano ad ali spiegate, simbolo dell’Amor proximi. Sopra ancora armi, stavolta moderne (lombarde).

Sull’architrave a sinistra un uomo cavalca un liocorno mentre a destra una donna è in groppa ad un leone. Al centro lo stemma abraso del casato . Sempre a sinistra i decori floreali  hanno alla base due delfini (che simboleggiano la salvezza, la pace, la fortuna) cavalcati da aquilotti. A destra invece campeggiano due mostri marini con la testa a forma di fiore che vengono imboccati da pennuti ad ali spiegate.

L’imponente fastigio sovrastante con i due angioletti che reggono il trigramma di Cristo e il coronato monogramma di maria è stato aggiunto nel ‘600.

Sullo sfondo s’intravvede lo spazio, oggi murato e adattato a ripostiglio, dove nel 1622 Bartolomeo Bianco, così riportano gli inventari, aveva inserito un ninfeo con volta a conchiglia e mascherone sul fastigio.

 

In Vico del Papa

Il toponimo di Vico del Papa non è riferito al Pontefice ma trae origine dal nome di un’antica taverna presente in loco nei secoli passati.

Nel caruggio, all’angolo con Vico dietro il Coro delle Vigne, si trova la settecentesca edicola della Madonna con Bambino e San Giovannino.

All’interno del tempietto con semi colonne classiche si dipana la scena con i protagonisti scolpiti in posizione sporgente: la Vergine in piedi mostra il Bambinello che impartisce la benedizione ai presenti e regge con la mano sinistra un piccolo globo. San Giovannino è raffigurato, come da copione, inginocchiato in preghiera. Il tabernacolo è costruito su tre spettacolari teste di cherubini. Sopra, al centro del timpano, il Padre Eterno regge anch’egli in mano la terra. La composizione è arricchita da teste di angeli che reggono il cartiglio centrale sul quale poggia la trabeazione rifinita da un’ultima testa di angelo che raccorda il timpano spezzato.

Tra Vico Vegetti e Salita Mascherona

All’angolo fra Vico Vegetti e Salita Mascherona gli evidenti resti, inglobati nel palazzo, di una possente torre, un tempo postazione degli alabardieri, sulla quale campeggia la Madonna Immacolata. Si tratta di un’ottocentesca edicola piuttosto trascurata con un’anonima statuetta della Vergine ricoverata in un malconcio tabernacolo di stucco. Il palazzo ospitava il Convento di Santa Maria la Nuova con relativo ricovero per nobili fanciulle e nel ‘800 venne trasformato in caserma.

Il toponimo della Mascherona trae origine da un’arcaica forma dialettale che indicava la zona sottostante il Castello degradante verso la chiavica, il rivo che scorreva a valle in corrispondenza dell’attuale Via dei Giustiniani.

Vico Vegetti deve invece il nome dell’omonima famiglia che diede i natali al Vescovo Andrea.

A pochi passi Piazza e Via San Bernardo fulcro della movida notturna genovese questo luogo costituisce uno degli snodi più caratteristici dei caruggi genovesi.

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