Edicola di San Rocco

All’angolo tra Vico e Piazza di Santa Maria degli Angeli colpisce l’azzuro cobalto stellato che fa da rivestimento alla nicchia dell’edicola dedicata a San Rocco.

La struttura assai lineare ed elegante del piccolo tempio è datata a cavallo fra XVII – XVIII sec. mentre la piccola statua del santo risulta, poiché l’originale è scomparso, posteriore.

Edicola Via del Campo angolo Vico chiuso Raggi.

In Via del Campo all’angolo con Vico chiuso Raggi si trova la secentesca edicola di Madonna col Bambino. Il tabernacolo, assai sfarzoso, presenta alla sua sommità un imponente motivo floreale con riccioli e boccioli di fiori. La grande raggiera risulta monca forse per non interferire il sovrastante arco dell’antico loggiato.

Alla base del grande cartiglio il monogramma di Maria mentre la profonda e vuota nicchia, conteneva un tempo la statua, oggi scomparsa della Vergine.

Quando tramonta il sol

Sembra il classico paesaggio esotico di una cartolina caraibica o di una baia brasiliana ed invece è un tramonto invernale sulla spiaggia di Priaruggia.

“E quando tramonta il sol 
Una canzone d’amor 
Da Baja a Salvador 
Oh Maria, per te canterò…”

Cit. da “Ahi Maria” di Rino Gaetano.

La Grande Bellezza…

“… Anche la neve morirà domani…”

“… Ma tu che vai, ma tu rimani 
Anche la neve morirà domani 
L’amore ancora ci passerà vicino.
Nella stagione del biancospino

La terra stanca sotto la neve 
Dorme il silenzio di un sonno greve.
L’inverno raccoglie la sua fatica.
Di mille secoli, da un’alba antica.

Ma tu che stai, perché rimani? 
Un altro inverno tornerà domani…”

Cit. da Inverno di Fabrizio De Andre’.

La Grande Bellezza…

Chiese come gusci marini

“Intanto, più che chiese le direi bui gusci marini (conchiglie che sembrano a volte fossilizzate) ed entrare in una di tali chiese di dure pietre grige annerite dai fumi portuali e industriali (in San Donato, in San Giovanni in Prè, per tacer di tutte le altre, arci famose), sempre mi è parso un poco entrare in una sorta di murice, ingrandimento di quelli, ruvidi d’incrostazioni calcaree e saline, che i ragazzi raccattano sul litorale, e accostano all’orecchi per sentire il rumore del mare.

L’intera Genova, nel suo insieme, è città doppia: bifronte come il Giano che ne sormonta lo stemma o ne vigila le aiuole e i giardini.

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“Interni di San Donato”.
“Interni di San Giovanni di Prè”.

… e ancora…

“È un diffuso e impalpabile rumor di mare, quello che senti o ti par di sentire tra le navate nere di secoli e di semi tenebra, ch’è anche, per chi abbia orecchio esercitato ad intenderlo, sommesso brusio di traffici e di lucri: di cantieri in opera lungo i due corni della città, nonché di gravi sirene mercantili, le quali da navi che vengono e vanno, e sempre profonde come bassi d’organo, specie di notte fanno vibrare le invetriate, quando placatosi il concerto delle gru, dei magli e delle perforatrici, odi più chiaro l’ansito della risacca, la cui rotolante ghiaia dà anch’essa il suono e l’idea, nella doppia caligine di quelle chiese, d’un fosforico rotolio di zecchini.

Cit. Giorgio Caproni.

La Grande Bellezza…

Panni stesi

“C’è qualcosa di diverso qui da altri luoghi, cosa sarà mai? Forse “lo spiro salino che straripa dai moli”? Ti viene in mente questo verso perché lo “spiro salino” è sicuramente il maestrale o un vento simile: libeccio, mistral, scirocco, comunque un vento del Mediterraneo, e dunque siamo in un paese del Sud, e nei paesi del Sud, con questi venti, ci sono anche i panni alla finestra, lenzuola che schioccano al vento come bandiere. Venti nostri, panni nostri. […]

Sono partito da Sottoripa, punto cardinale di una città che serba intatto il suo mistero. Che forse la farebbe pensare avara, perché è guardinga, non si concede, non si fida. Ma chi la pensa avara non ha capito la sua generosità: è città medaglia d’oro della Resistenza.

Genova si concede quando è necessario”.

Cit. Antonio Tabucchi.

La Grande Bellezza…