… Quando rombavano i motori…

Quando, costruita fra il 1909 e il 1915 su progetto dell’ingegnere Dario Carbone, Corso Italia non era ancora meta delle passeggiate domenicali … quando i padri di famiglia non avevano ancora sottobraccio la moglie e dovevano, con la mano libera, ninnare le carrozzelle dei pargoli… quando, nei primi decenni del Novecento davanti al Lido, sfrecciavano bolidi degni delle formula uno e si correvano gran premi da far invidia a Montecarlo… quando il rombo dei motori sovrastava quello delle cronache della radio.

… Quando Corso Buenos Aires…

Quando, per allinearla con la nascente Via XX settembre, sul finire dell’800 Corso Buenos Aires venne letteralmente abbassata di circa tre metri. In realtà, ad inizio dello stesso secolo si chiamava “Strada Reale”, poi “Via Minerva” ed era stata rialzata di circa cinque metri, per non coinvolgerla nelle piene del Bisagno.

… Quando a Boccadasse…

c’era davvero un borgo marinaro con barche, reti e vele fin dentro casa… quando i confini tra terra e mare non erano così ben delineati… quando i gozzi si arrampicavano lungo la creuza… quando Gino Paoli non aveva ancora composto “La Gatta”.

Non come oggi, per quanto affascinante, una cartolina per turisti, un ristoro per studenti che hanno bigiato le lezioni, o un luogo di passeggiate per innamorati.

… quando la curiosa immagine della cartolina ritraeva le case e la spiaggetta attigue a ponente del borgo, tra l’attuale chiesa di S. Antonio e il locale La Baia degli Angeli prima che  la zona fosse rivoluzionata con la costruzione di Corso Italia a cavallo del primo decennio del secolo scorso.

… Quando… sotto S. Pietro…

… Corso Marconi e Corso Italia non erano ancora nate… quando alla Foce, dalla chiesa di S. Pietro, la creuza degradava direttamente sulla spiaggia… quando c’erano pescatori e trattorie odoranti di pesce fritto sui terrazzi… quando al posto dei Baracconi i marinai ricoveravano i loro gozzi sulla rena e riparavano le reti… quando le loro mogli, in attesa di caricare i carretti di guizzante pesce azzurro, stendevano le lenzuola come vele delle feluche.

… Quando c’era l’uovo di Colombo…

Quando nel 1892 per omaggiare il grande navigatore genovese fu allestito, in occasione dell’Expo a questi intitolato, un singolare ristorante dalla forma ovale: “Uovo di Colombo” così si chiamava la struttura, suddivisa su tre piani, alta 26 metri, che ospitava altrettanti lussuosi saloni sovrapposti dove pranzare in un contesto signorile. Specialità? Ovvio uova cucinate in tutte le maniere!