Atrio Palazzo Gio Carlo Brignole (Durazzo)

Al civ. n. 2 di Piazza della Meridiana si trova, progettato da Bartolomeo Bianco, il secentesco Palazzo Gio Carlo . La versione in cui ancora oggi lo possiamo ammirare è quella della ricostruzione ndel 1671 su pertinenze antecedenti. Ai Durazzo che a metà dell'Ottocento acquisirono dalla famiglia Brignole la proprietà dell'edificio si deve la stupefacente decorazione dell'atrio.

Nella parte superiore decorata da Federico Leonardi campeggia lo stemma del casato, in quella inferiore risaltano invece le gesta di illustri genovesi che fecero grande Genova: Guglielmo Embriaco, Simone Boccanegra e Andrea D'Oria le cui storie circondano l'ottocentesco affresco principale, opera di che celebra il distruttore della fortezza della Briglia occupata dalle truppe francesi di .

Il linguaggio prescelto che si sviluppa attraverso la postura del protagonista che regge fiero lo stendardo è quello risorgimentale con cui questi “viri” illustri assurgono a simbolo della lotta contro l'oppressione straniera.

Foto di Stefano Eloggi.

Quando la Commenda venne dimenticata

Quando la Commenda era stata privata della sua quasi millenaria vocazione storica, religiosa e militare della città.

Quando venne inopinatamente destinata ad abitazioni private, botteghe, cantine e magazzini.

Persino bar e farmacia e le sue preziose arcate di pietra di Promontorio murate senza ritegno.

Quando addirittura dove l'Embriaco era tornato da eroe con le spoglie del Precursore e i tesori della Crociata c'erano le auto.

Il secolare Campanile a cinque guglie assiste incredulo. Chissà che dispiacere per Guglielmo di Voltaggio suo fondatore e per Ugo Canefri (S. Ugo) suo leggendario Priore.

“La negli anni '50 del secolo scorso”.

Specchio, specchio delle mie brame…

qual è la torre più alta del reame?

all'inizio del 1100 Genova si presentava come una roccaforte turrita munita di sessantasei poderosi torrioni.

Sul finire del secolo nel 1196 però, a causa delle continue lotte intestine, il console decretò che fossero tutte mozzate e avessero altezza massima di ottanta palmi (venti metri).

Quella dell'Embriaco, dominatore di Cesarea e conquistatore di Gerusalemme, alta ben centosessantacinque palmi (circa quarantuno metri) venne invece, probabilmente per rispetto al prestigio della famiglia, risparmiata.

Dal ‘500 risulta accorpata all'attiguo Palazzo Sale ma in realtà, secondo molti storici sarebbe solo una delle diverse , e nemmeno quella più antica, presenti nel nucleo originario di Sarzano, di proprietà non dell' bensì dei De Castro, un'altra nobile schiatta di quel tempo.

La torre, di pietra bugnata proveniente da materiale di recupero della precedente cinta muraria anteriore al nono secolo d.C., alla sua sommità è costituita da tre fregi di archetti dentellati in laterizio con peducci in pietra. La posticcia merlatura di tipo guelfa è stata aggiunta successivamente dall'architetto Grosso nel 1927 in occasione dei lavori di ristrutturazione. Nel 1996, causa un fulmine, è rimasta mutilata da un lato conferendole l'attuale fisionomia.

Sul basamento  è stato affisso, per volere degli allora proprietari della costruzione, i Brignole Sale, il decreto del Podestà che recita:

“Opera degli Embriaci, Coetanea al Patrio Comune/ dalle Leggi dell'Eccedente Sua Altezza Rispettata/ Benché Trapassata in , in Sale, in Brignole Sale/ Recando ai Posteri/ in un Colla Piazza Palagio e Via il Nome dei Fondatori/ Sta/ di Pietoso Eroismo e di Civile Grandezza/ Monumento e Testimonio/ Ludovica Brignole Sale in Melzi d'Eril/ v'Appose Quest'Epigrafe. Nel MDCCCLXIX. (1869).

“Il retro del genovino d'oro del 1250 che raffigura il castello rappresentato come un doppio porticato con tre torri”.

“L'archivolto di Santa Maria in Passione”.

Qui si trovava il primitivo “Castrum” cittadino la cui relativa porta di accesso era localizzata sulla collina di Castello. Nelle antiche descrizioni degli Annali e sul “genovino”, la moneta ufficiale del Comune, tale zona era infatti raffigurata come un doppio porticato puntellato da tre torri, i resti delle quali, nonostante diversi ritrovamenti, non sono mai stati identificati con certezza.

A tal proposito nel dopoguerra, durante i lavori di recupero della zona bombardata, sono stati rinvenuti i ruderi di due torri utilizzate come basamenti per le costruzioni sovrastanti. La prima lungo il lato orientale delle , la seconda all'interno di quello che, un tempo, era il Palazzo del Vescovo, poi convento della chiesa di San Silvestro.

E allora dove e quale sarebbe la vera torre Embriaci?

Secondo un'ipotesi ormai condivisa dalla maggior parte degli studiosi, il vanto di “Testa di maglio” sarebbe invece riconducibile al basamento che funge oggi da varco nell'attigua Piazza Santa Maria in Passione. Tale teoria, suffragata da recenti  ritrovamenti e scoperte, ha sostituito e soppiantato la precedente vulgata tramandata per secoli.

Entrando infatti nella sala delle conferenze della vicina Casa (ex chiesa del convento di S. Maria delle Grazie la Nuova) attraverso una botola si può accedere allo scavo che ha portato alla luce la sottostante originaria  base della primitiva torre.

“Il basamento della torre originale dell'Embriaco”.

 

 

 

La storia di tutte le storie…

… di un guerriero impavido le cui gesta riecheggiano nell'eternità… di un Sepolcro, di ingegno e di coraggio… di Crociati… tesori e onori.
Nel 1099 Guglelmo Embriaco, detto  (“Caput mallei”) per la sua prestanza fisica e per il suo indomabile carattere (era alto un metro e novanta centimetri, per l'epoca un gigante e piuttosto irascibile) insieme a suo fratello Primo arma due galee, l'Embriaga, la Grifona e, con circa duecento uomini fra marinai, soldati e balestrieri, salpa alla volta di Giaffa.
Accortosi dell'arrivo di una numerosa flotta musulmana, sbarca nel porto della città, fa smontare letteralmente le navi, si traveste da mercante e in carovana percorre i sessanta chilometri che lo separano da Gerusalemme.
Giunto al campo crociato si fa ricevere da , comandante delle forze cristiane e, in cambio di un cospicuo bottino, promette di conquistare la città con i suoi duecento uomini laddove non erano riusciti gli alleati in diecimila.
Fra l'ilarità generale con il legname delle navi fa alzare delle torri alte quaranta metri., le ricopre di pece e pellame per renderle impermeabili e ignifughe e le posiziona sul lato sud della cerchia, da lui ritenuto il più debole.
Sopra le torri, mentre le catapulte devastavano le , i Balestrieri scagliavano i loro terribili dardi.
Embriaco guida l'assalto decisivo scalando per primo le mura e terrorizzando i nemici.
Gerusalemme è conquistata il Genovese consegna le chiavi della città a Baldovino di Fiandra futuro primo re cristiano del Regno latino.
Goffredo di Buglione mantiene le promesse e i hanno un fondaco, un pozzo, una piazza, una chiesa, trenta case e un terzo del bottino.
Sull'architrave del Santo Sepolcro viene inciso a lettere d'oro “Praepotens Genuensium Praesidium” (“Grazie allo strapotere dei genovesi”).
Tra i numerosi tesori che Guglielmo porterà in patria il Sacro Catino, per secoli ritenuto erroneamente il Graal e le ceneri del Battista, entrambi conservati in S. Lorenzo.
A riconoscimento del prestigio acquisito, per decreto consolare, tutte le torri cittadine verranno mozzate, in modo che nessuna superi in altezza quella del condottiero.
Così sono nati i Crociati e da allora la Croce di S. Giorgio è ufficialmente divenuta simbolo di Genova.
“Affresco secentesco, parte del ciclo dedicato al condottiero all'interno della Cappella di , opera di Giovanni  Battista Carlone”.

Storia di una leggenda… di un affronto…

 di una vendetta lavata con il sangue… e di valorosi .
Prima ancora della Prima Crociata, decisa nel 1095 e attuata l'anno successivo, prezioso politico e cronista del tempo, ci racconta di un curioso antefatto:
I nobili Roberto di Fiandra e Goffredo di Buglione si imbarcarono sulla nave genovese “Pomella” diretti in pellegrinaggio a Gerusalemme.

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espugna ” affresco di presso il di Via Garibaldi 10.

Questi, giunti sulla soglia del Santo Sepolcro, vennero provocati da un guardiano infedele.
Da qui, secondo la leggenda, la decisione di riportare la Città Santa sotto l'influenza occidentale.
In realtà fu la Chiesa orientale a sollevare il problema musulmano e a sollecitare l'intervento del mondo occidentale.
Roma, al fine di riaffermare la propria supremazia, riunì sotto la sua ala tutti i principali nobili cristiani che, sia per spirito religioso, che per interessi commerciali, aderirono con entusiasmo.
I due condottieri giurarono vendetta e, sotto il loro comando, si costituì l'esercito che, per due anni, senza successo, avrebbe tentato l'impresa.
Ci vollero però Guglielmo Embriaco e suo fratello Primo, alla testa di due galee genovesi, per compiere in meno di due mesi e con duecento uomini, quello che gli altri non erano riusciti a portare a termine in due anni con diecimila soldati.
Conquistata Gerusalemme dall'Embriaco, suo fratello Primo fu nominato Governatore, Balduino di Fiandra, fratello di Buglione, eletto re.
Per sua disposizione, a perenne ricordo del determinante apporto genovese, venne inciso a lettere d'oro sulla trave superiore del Santo Sepolcro il monito “Praepotens Januensium presidium” (Presidio della potenza genovese).
In copertina:

Statua di Goffredo di Buglione sul posto Royale o Koningsplein (quadrato reale) a Bruxelles, Belgio.