Protagonista della scena è la Madonna con in braccio il Bambinello che regge il globo terracqueo. Ai piedi della Vergine San Giovannino aggrappato alle sue vesti guarda verso l’alto.
In Vico Cinque Lampadi angolo Vico del Filo si può ammirare la splendida rappresentazione della Madonna col Bambino, San Giovanni Battista e Santa Caterina da Genova.
La settecentesca edicola presenta un mirabile tabernacolo in marmi policromi caratterizzato da lesene di ordine ionico con fregi e panneggi che fanno da cornice ad una poco profonda nicchia impreziosita da un cherubino alato.
Sull’imponente trabeazione si regge la raggiera dello Spirito Santo in un fastigio di riccioli e volute. In cima due teste di cherubini alati.
Ai lati si scorgono due grandi teste alate fra i fogliami che reggono due grosse lampade in ferro.
Protagonista della scena è la Madonna con in braccio il Bambinello che regge il globo terracqueo. Ai piedi della Vergine San Giovannino aggrappato alle sue vesti guarda verso l’alto.
Santa Caterina invece è in ginocchio offre con la mano destra il proprio cuore alla sacra coppia.
Sulla mensa recita il cartiglio:
“Regina Coelorum Restaurat. Anno 1790. 24. 7bris.
Alla base del tabernacolo sono posti due dipinti in ardesia rivolti verso i rispettivi caruggi…
ma questa è un’altra storia…
Protetta da una grata a larghe maglie all’angolo fra piazza e vico dei Garibaldi si staglia l’edicola della Madonna della Misericordia.
Realizzata in stucco a cavallo tra XVII e XVIII sec. presenta ai lati grandi volute che incorniciano la nicchia ovale in cui è custodita la statua della Vergine.
Un cherubino alato sorregge la mensola da cui si affaccia – sospeso nel vuoto con originale artifizio – il Beato Botta inginocchiato davanti alla Madonna.
In Vico del Fieno al civ n. 5 si può ammirare un secentesco portale marmoreo arricchito da edicola.
Il sovrapporta con eleganti semi colonne ioniche scanalate presenta trabeazione con fregi e girali, coppe e conchiglie.
Sul cartiglio reca inciso il motto: “Vix Bene et Citto”.
Il portone è sovrastato da un grande cuore in stucco manomesso che recava in origine o qualche incisione o immagine sacra.
Sopra si trova la settecentesca edicola di Madonna col Bambino la cui statua è, purtroppo, mancante.
Alla base del tabernacolo in stile barocco è scolpito il motto:
“Svb Tvvm Praesidivm”.
Al civ. n. 1 di Piazza Matteotti è possibile ammirare la settecentesca Madonna del Buon Consiglio.
L’edicola sotto forma di dipinto su ardesia con cornice marmorea funge da elegante sovrapporta.
Dal basso si dipanano, distaccandosi dalla cornice, dei raffinati motivi floreali.
Sulle teste della Vergine e del Bambino sono state poste due corone di metallo che, secondo alcuni esperti, potrebbero essere addirittura d’argento.
Il quadro è stato opportunamente protetto da un vetro sotto il quale s’intravvedono alcuni ex – voto di ringraziamento.
In Via Garibaldi al civ 8 e 10 l’edificio Spinola è diviso in due corpi speculari.
Identici risultano anche i due maestosi cinquecenteschi portali in pietra di Finale con fornice arcuato, timpano spezzato e spettacolari stemmi araldici del casato.
“Portale Palazzo Spinola civ. n. 8”.
In Vico delle Compere praticamente all’angolo con Sottoripa si trovava un dipinto in ardesia di fine ‘800 della Madonna dell’Immacolata Concezione.
Si trovava perchè dell’originale non si hanno notizie ed è stato sostituito con una riproduzione monocromatica della Madonna della Seggiola di Raffaello.
La cornice lignea è assai semplice abbellita con riccioli in ferro battuto. Delle decorazioni in stucco rimane qualche sbiadita traccia.
Particolare di quest’edicola è il fatto che la statua della Vergine con il Bambinello è ricoverata all’interno di una nicchia semicircolare che sovrasta il portale.
Alla base l’epigrafe recita: “Venite. Ascendamvs. Ad Domus.Dei – PS. 1 C.2. V.3.
Gli storici dell’arte non sono concordi sulla datazione.
A questo palazzo è legata un’altra curiosità che rimanda ai resti della chiesa di San Vittore di cui resta traccia nell’edificio.
La chiesa di San Vittore fu fondata nel 1156 per ospitare i pellegrini e demolita nel 1836 dai reali piemontesi per espandere gli spazi del loro attiguo palazzo.
Nel cavedio della vicina chiesa di San Sisto in Via Prè sono infatti ancora visibili brani della navata sinistra e un mozzicone del millenario campanile.
All’altezza del civ. n. 35 di Via del Campo si può apprezzare una sobria ed elegante Annunciazione del XV sec. in pietra nera di Promontorio.
Sulla sinistra l’arcangelo inginocchiato annuncia la lieta novella. Al centro un vaso con foglie (forse di papiro) e a destra la Vergine con accanto un rudimentale focolare.
Oggi è un ristorante self service ricavato dal piano sotterraneo rispetto al sagrato della chiesa di San Matteo. Un tempo invece questo locale era adibito a cisterna e cantina dell’attiguo palazzo Branca Doria.
Qui, durante alcuni lavori di ristrutturazione, sono state rinvenute antiche colonne di pietra e alcune tavelle scolpite.
Fra queste certo il più prezioso, datato dagli esperti attorno al 1460, è il frammento di sovrapporta che raffigura l’Annunciazione con due angeli inginocchiati in adorazione.
“L’Annunciazione di Palazzo Branca Doria”.
In Canneto il Lungo si trova una delle più antiche rappresentazioni di San Giorgio attribuita a G. Gagini.
Il sovrapporta marmoreo infatti risale al XV sec. e raffigura il Santo che trafigge il drago fra due angeli con stemmi abrasi. Sopra il trigramma gotico di Cristo.
“Sovrapporta con San Giorgio che uccide il drago in Canneto il Lungo 29r”.