Si tratta di una struttura a tempietto in stucco policromo in cui la nicchia è delimitata da lesene con motivi floreali e da una impattante trabeazione sporgente ad arco tondo. Il grande cartiglio vuoto è decorato con riccioli, frutti e fiori.
La statua originale della Vergine è stata sostituita con un fedele calco della stessa.
Peccato per l'irrispettoso sovrastante groviglio di cavi che denota scarsa attenzione al patrimonio artistico cittadino.
In Via Mascherona in fronte a vico alabardieri è presente una nicchia vuota della quale non si hanno notizie e non è dato sapere nemmeno quale statua, se di santi o Madonne, contenesse. Alla base è murata una palla di cannone anch'essa incerta provenienza. Secondo alcuni sarebbe un regalo del bombardamento del generale La Marmora nel 1849. Altri invece ritengono si tratti di un ordigno inglese sparato durante l'assedio del 1800.
Sicuramente scenografica la sua collocazione in cima alla salita della creuza.
Al civ. 37r. di Sottoripa si può ammirare la settecentesca madonna del rosario, un'edicola in marmo con medaglione ovale dipinto su lastra di ardesia. I colori della Vergine che regge in braccio il bambino sono ancora discretamente conservati. Tre delle quattro teste di cherubini alati che ornavano la cornice sono state rubate un paio di decenni fa. Ne rimane solo una a triste presidio.
Al civ. n.17 r. di vico cartai si ammira la secentesca edicola di madonna col bambino. La statua esposta è una copia poiché l'originale è stata rubata, come del resto anche i due cherubini alati che erano posti ai lati, insieme alla testa d'angelo sul monogramma di Maria. Alla base del tempio è incisa l'epigrafe che recita:
“Elucidant Me Vitam Eternam Habebunt Sap.za”.” Traduz: Riverserò ancora l'insegnamento come una profezia, lo lascerò per le generazioni future”.
Curiosa, a fianco dell'edicola, è la palla di cannone murata nell'edificio con un'efficace sbarra di ferro. Si tratta di una triste e concreta testimonianza del bombardamento avvenuto nell'aprile 1849 per volere del re sabaudo vittorio emanuele ii e diligentemente eseguito dal generale la marmora in occasione della nefasta aggressione passata alla storia come il “Sacco di Genova”.
In Via Bensa al civ. n. 2 sul prospetto del palazzo di Giacomo Lomellino si può ammirare a settecentesca Madonna dell'Assunta. La pregevole edicola è attribuita al celebre scultore bernardo schiaffino. Fino al 1820 a sua collocazione originaria, prima di essere qui trasferita, era in via lomellini. All'interno del tabernacolo, protetta da un vetro, è custodita la statua della Vergine. Di particolare rilievo sono i due angeli alati a colonna.
Alla base campeggia l'epigrafe “Mariae Patronae Coelesti MDCCCXX. La nome della via è legata al nome di un noto giurista genovese ottocentesco e non si conosce quale fosse il nome della strada in precedenza.
Sovrapporta scolpito in pietra nera ad arco tondo con medaglioni imperiali fra nastri svolazzanti. La trabeazione è decorata con due angeli alati che recano uno stemma abraso con testa di cavallo. I sovracapitelli sono intarsiati con pissidi con uccelli esotici, forse cicogne.
Proprio sotto il n. 9 si nota, particolare curioso, il n.400 retaggio ormai sbiadito dell'antica numerazione della ripartizione in sestieri.
All'interno del palazzo, lungo le rampe di scale, si trovano brani di azulejos tra i meglio conservati della città.